In un sopralluogo al cantiere più controverso di Catania, il direttore dei lavori rassicura i consiglieri della commissione comunale Lavori pubblici. Il progetto prevede: quattro corsie verso Misterbianco, poi la rotonda a doppia goccia e infine altre tre corsie verso il mare. Ammesso che la ditta, che avanza un credito di tre milioni e mezzo, riceva i primi pagamenti. La settimana prossima, intanto, una corsia verso Misterbianco verrà chiusa per i lavori di interramento di alcuni servizi. Guarda le foto
Tondo Gioeni, «finito in un mese e mezzo» Ma il Comune aspetta ancora i finanziamenti
«I lavori finiranno in un mese e mezzo, chiudendo una sola corsia e per una sola settimana». Luciano Mirone, direttore dei lavori al tondo Gioeni, rassicura così i consiglieri comunali della quinta commissione Lavori pubblici. Riuniti oggi – insieme ai tecnici del Comune di Catania e all’assessore competente Luigi Bosco – in un sopralluogo al cantiere della rotonda che sostituirà il ponte abbattuto in estate. Una indicazione positiva, quella fornita da Mirone, ma che i più traducono subito in un’altra data: «Se ne parlerà a gennaio». Perché di mezzo, ancora una volta, ci sarebbero i finanziamenti non arrivati e gli arretrati milionari vantati dalla ditta.
I catanesi, intanto, pensano alla viabilità che, da quando sono iniziati i lavori, sembra avere un grande punto debole: «Chi sale da via Etneae deve andare in via Caronda è costretto a immettersi nella Circonvallazione per pochi metri. Perdendo tempo e creando un ingorgo», fa notare più volte Giuseppe Catalano, consigliere di Patto per Catania. «Ce lo hanno chiesto da più parti della cittadinanza, già in questa fase transitoria», risponde sospirando l’assessore Bosco. La soluzione, però, sembra essere ancora lontana dalla sua concretezza: tra proposte di rampe, rischi di nuovi ingorghi in via Caronda e necessità di espropriare un edificio per aprire una piccola strada parallela alla Circonvallazione.
Più chiare sono invece le idee che riguardano il nuovo assetto dell’arteria cittadina, non appena sarà costruita la rotonda a doppia goccia che sostituirà il ponte. Guardando la strada dalla fine di via Etnea, la Circonvallazione apparirà così: dal muro di fronte partiranno un’aiuola e un marciapiede grandi ciascuno un metro e mezzo; poi quattro corsie – una per andare verso Barriera, due per Misterbianco e una per entrare o uscire dalla rotonda -; la rotatoria e, a seguire, un’altra corsia di inversione e due per andare verso il mare. «Lo spazio iniziale di tre metri, a partire dal muro, è stato richiesto espressamente dal sindaco Enzo Bianco – spiega Bosco – Per dare spazio alla fantasia dei giovani progettisti che parteciperanno al nostro concorso di idee». Non si sa ancora se locale o internazionale. Un’idea che piace ai consiglieri, ma nel quale i più nutrono poche speranze di originalità: «Alla fine ci metteranno una fontana».
I lavori per le corsie cominceranno tra due settimane. Prima, andranno adeguati alcuni servizi. «Il primo problema che abbiamo trovato è stato un tubo di gas che rifornisce la parte ovest della città e che non è interrato – spiega Mirone – Lo scavo è già fatto, manca solo l’allaccio a cui sta provvedendo l’Asec». E considerato che la strada è al momento aperta per metà, approfitteranno del cantiere per uno spostamento di cavi sia Enel che Telecom. Lavori che, secondo Mirone, non occuperanno più di una settimana, la prossima, e che prevederanno la necessità di chiudere una delle corsie verso Misterbianco a partire da lunedì o martedì.
«Sempre che la Protezione civile accrediti al Comune i soldi che ha promesso», dice chiaramente il direttore dei lavori. Una frase che apre alle polemiche tra i consiglieri di maggioranza e opposizione. «Nel 2004 è stato fatto un bando di gara – spiega Mirone – La ditta aggiudicatrice ha cominciato a stilare un progetto per l’abbattimento, ma l’amministrazione Stancanelli ha poi cambiato idea, puntando al consolidamento». Un’inversione di rotta che avrebbe provocato non solo una perdita di tempo, ma soprattutto il blocco dei finanziamenti antisismici da parte della Protezione civile, stanziati per abbattere il ponte del tondo Gioeni. «L’impresa da due anni non prende un soldo e ha fatto lavori per tre milioni e mezzo. Così non è semplice», commenta Mirone. Parole con un sottotesto evidente a tutti i presenti: se il Comune non paga, i lavori si fermeranno.