È definitiva, dopo un anno, la collocazione del reperto. Dietro il recupero, il lavoro di ricerca di due archeologhe siciliane. Un rientro da cui partire, secondo la portavoce Archeoclub Aidone-Morgantina «per superare il turismo di passaggio, anche grazie al biglietto unico con Morgantina e Villa del Casale»
Testa di Ade da domani esposta al museo di Aidone «La Sicilia centrale può vivere di turismo culturale»
Ha atteso circa 40 anni per potersi riunire con l’amata consorte Persefone e la dea Demetra, ma alla fine Ade ce l’ha fatta. Da domani, al museo archeologico di Aidone, il dio tornerà ad affiancare le dee con cui veniva venerato nell’antica Morgantina all’interno del santuario di contrada San Francesco Bisconti. Per l’occasione l’ingresso al museo di Aidone sarà gratuito. Proprio dal cuore della Sicilia, la testa della divinità venne sottratta furtivamente tra il 1977 e 1978 e acquisita dal Getty Museum di Los Angeles dove divenne uno dei reperti più famosi al mondo per la peculiare policromia di riccioli rossi e barba blu, cesellati singolarmente a mano. Per anni, il segreto della sua provenienza è rimasto nell’ombra, finché due archeologhe siciliane Serena Raffiotta e Lucia Ferruzza non hanno fatto luce sul mistero.
«Tutto è partito – racconta Raffiotta – dalla mia tesi di specialistica dedicata allo studio di alcuni materiali provenienti dal santuario di Morgantina e conservati nei magazzini del museo archeologico di Aidone». Tra tutti i reperti classificati, l’immagine di un ricciolo di terracotta blu attira l’attenzione della studiosa Lucia Ferruzza, intenta a sfogliare, alcuni anni più tardi, le pagine della tesi che la stessa Raffiotta le aveva donato. «Possibile che questo ricciolo azzuro, – si era chiesta la ricercatrice che aveva avuto l’occasione di studiare proprio a Los Angeles il prezioso reperto – appartenga alla testa di Ade esposta al californiano Getty Museum?».
Ad aumentare il sospetto, il successivo rinvenimento di altri tre riccioli, anch’essi recuperati sul sito archeologico aidonese e custoditi nei depositi del museo. Il confronto diretto tra i quattro frammenti ritrovati in Sicilia con quelli della testa esposta in America, dà ragione alle due esperte: si tratta di una terracotta policroma originaria di Morgantina. Dopo la scoperta, il Getty Museum comunica la decisione di restituire il famoso reperto al legittimo luogo di appartenenza e con una rogatoria internazionale intrapresa dalla Procura della repubblica di Enna, Ade fa ritorno, a gennaio di quest’anno, in Italia. Ma, l’allestimento di due mostre – una al Salinas di Palermo e l’altra al Museo della fiducia e del dialogo per il Mediterraneo di Lampedusa – e una lunga procedura per il dissequestro del capolavoro, rallentano il suo definitivo rientro ad Aidone, tra polemiche di cittadini e associazioni.
Una storia con un lieto fine tutto in rosa che rappresenta, per Raffiotta, «una rivincita dell’indagine archeologia in un paese che investe poco nella ricerca e svilisce e svaluta questa professione». L’archeologo è una risorsa, che tanto può fare e dare per lo sviluppo di un territorio ma invece, denuncia la studiosa «siamo costretti a vivere nel precariato e tra enormi difficoltà». È solo la passione che spinge la giovane a non mollare e «a continuare lo studio dei ritrovamenti attorno all’area di Morgantina, concreta testimonianza di una fervente vita religiosa al centro della Sicilia».
Grande la contentezza di tutta la comunità aidonese per il rientro del dio. A farsi portavoce del sentimento comune, Alessandra Mirabella, presidentessa Archeoclub Aidone-Morgantina che sottolinea l’importanza di questi ritorni per un’intera città. «Dopo gli Acroliti di Kore e Demetra, gli Argenti di Eupolemo e la Venere di Morgantina, la testa di Ade rappresenta un nuovo rimpatrio da cui bisogna partire per incentivare lo sviluppo turistico ed economico della Sicilia centrale e dei suoi tesori culturali e archeologici». Per Mirabella «bisogna dare visibilità non solo ai siti archeologici, ma anche ai piccoli centri dell’entroterra perché sono da sempre promotori di una vivace attività storico-artistico e culturale», e ricorda le ricchezze della città di Aidone, tra cui «la facciata bianca a punta di diamante della chiesa di San Domenico, molto rara per gli edifici religiosi». È il turismo culturale che, secondo la responsabile Archeoclub, può rappresentare le bellezze archeologhe e artistiche della Sicilia. «La sola provincia di Enna, – ammette – con Morgantina, Aidone e la Villa Romana del Casale di Piazza Armerina detiene un immenso patrimonio che va ulteriormente valorizzato dalle istituzioni perché continuiamo a patire un turismo di passaggio». E, conclude, riflettendo sull’importanza del biglietto unico (che costa 14 euro ed è spendibile entro tre giorni dall’acquisto) per il museo di Aidone, l’area archeologica di Morgantina e la Villa del Casale di Piazza Armerina che «permette al turista di soggiornare per tre giorni sul territorio e scoprire una terra ricca di bellezze».