Terrasini, il Comune si schiera contro il centro rifiuti Sindaco: «Impugneremo il decreto». Ma è polemica

«In qualunque altro paese nessuno si sognerebbe di presentare un progetto il cui iter presenti tante lacune, criticità e anomalie». Agguerrita più che mai, la consigliera comunale Eva Deak ha ribadito con forza ieri sera le sue perplessità e la sua contrarietà al progetto, appena autorizzato dalla Regione, che prevede la realizzazione di un impianto di compostaggio e stoccaggio dei rifiuti non pericolosi a Terrasini. Lo ha ribadito durante la seduta straordinaria e urgente del consiglio comunale, che ha visto partecipare anche numerosi cittadini. Nel piccolo Comune marinaro, infatti, la vicenda, che si trascina da anni, coinvolge praticamente tutti. «Nessuno lo vuole, alla fine l’importante è che dal primo cittadino all’ultimo arrivato nascituro di Terrasini, c’è un “no” secco al compostaggio», commenta un abitante. E l’intervento della consigliera Deak, ancora una volta, mette in luce nell’arco di oltre 40 minuti tutte le ambiguità e le incongruenze legate al progetto del centro, snocciolando uno dietro l’altro i motivi che, presi singolarmente o a maggior ragione considerati nel loro insieme, dovrebbero da soli bastare a fermare la macchina di realizzazione. O, almeno, a destare non pochi dubbi.

«La richiesta fatta dal padre, l’assenso dato al figlio, l’autorizzazione a una ditta che non esisteva e per un progetto che nulla ha a che vedere con quella fatta da Cusumano padre in quanto non si contemplava l’impianto di compostaggio – spiega la consigliera, riepilogando dal principio l’intera storia -, per noi un iter viziato in partenza, sembra assurdo e impossibile che gli organi competenti non vogliano tenere conto di questi particolari». Per non parlare della documentazione completa, mai ottenuta dall’amministrazione comunale nel formato originale e che sin da subito risultò incompleta e lacunosa: «Mancavano tutti i documenti relativi all’iter di deposito e quelli relativi ai passaggi burocratici negli uffici preposti, e poi nessun timbro o data di deposito o di ricezione degli uffici competenti – continua Deak -. Ho sostenuto che chi aveva redatto quel progetto non aveva tenuto conto delle caratteristiche del luogo. Per questo già in fase preliminare abbiamo ritenuto che il Suap e conseguentemente l’amministrazione comunale avrebbero dovuto agire in autotutela e rigettare il progetto o quanto meno richiederne puntuali integrazioni».

E poi c’è Mauro Verace, ex dirigente del dipartimento regionale Acqua ed energia e presidente della prima conferenza dei servizi del 2015, coinvolto nell’inchiesta etnea Piramide e finito ai domiciliari con l’accusa di aver favorito per anni la criminalità organizzata nello smaltimento illecito di rifiuti: «È lui che fa mettere a verbale che la ditta coinvolta – cioè la CF Edil Ambiente srl – fosse iscritta in white list, malgrado non fosse vero». Ma le sorprese, in questa vicenda, non si contano. «Scopriamo, con ulteriore accesso agli atti, che gli incartamenti del progetto sono due: in uno era presente una relazione geologica che nel primo (quello copiato a febbraio) non c’era, stranamente non c’era neanche nella prima conferenza dei servizi – dice ancora la consigliera Deak -. È comparso solo dopo che abbiamo espresso la volontà di andare dai carabinieri. Quindi ci siamo chiesti quale progetto avessero in realtà visionato gli enti presenti alla conferenza».

Ripercorre tutta la vicenda con scrupolo e dovizia di particolari, Eva Deak: date, incontri, sparizioni misteriose, documenti mancanti o incompleti. Fino ad arrivare al 9 agosto 2017, data in cui vengono revocati l’assenso e i pareri rilasciati inizialmente dagli uffici del Comune. E al 20 dicembre 2017, giorno dell’ultima conferenza dei servizi, che si è svolta seconda la consigliera «all’insegna di bugie, anomalie, inesattezze, arroganza e cafonaggine: la cronaca di un’avventura da cancellare». Senza contare che nella zona in cui dovrebbe sorgere il centro «ci sono abitazioni nel raggio di mille metri e persino una casa a meno di 200, fattori escludenti citando le linee guida regionali rispetto a un progetto di questo tipo, basterebbe questo per il diniego se lo si volesse davvero». A sentire la dissertazione della consigliera, insomma, da sempre sostenuta dai cittadini, il progetto risulta «incompatibile con Terrasini», tante le anomalie emerse sin da subito, ma anche le reticenze e le criticità. «Contrada Paterna è una zona da valorizzare e non certamente con i rifiuti – insiste -. Chiediamo che il sindaco prenda posizioni nette».

E la conclusione della consigliera è tutta dedicata al primo cittadino, Giosuè Maniaci, additato di aver palesato intenzioni diverse rispetto al progetto e alla sua recente approvazione, ma che dal canto suo continua a ribadire di non aver cambiato posizione e di essere ancora contrario alla realizzazione dell’impianto. «Sindaco non mi fico di lei – dice Deak -, neanche riesco a guardarla negli occhi. Continua a dire di non sapere nulla e io non le credo, non le credo perché si è permesso di insinuare davanti ai cittadini che io ho mentito sull’argomento del sottopasso, quando invece ho dimostrato con documenti alla mano che colui che stava mentendo era lei; non le credo perché in campagna elettorale ha detto che la piazza è di tutti e oggi non stiamo vedendo la dimostrazione; non le credo perché non si capisce più niente di quello che sta succedendo ma per il bene del paese oggi dobbiamo essere compatti, vorrei oggi che il consiglio comunale approvasse all’unanimità un atto di indirizzo che impegni il sindaco a fare un’immediata diffida all’assessorato e chiedere la revoca dell’autorizzazione, che si arrivi immediatamente (e intendo già da ieri) a nominare un legale esperto, uno dei migliori, per presentare ricorso al Tar». Un finale col botto che ha scatenato gli applausi dell’intera platea di cittadini accorso alla seduta.

E il sindaco Maniaci risponde in maniera puntuale. «Ho chiesto un incontro formale alla Regione, dobbiamo chiedere conto e soddisfazione di queste scelte territoriali e politiche, e chiedere perché Terrasini sì e altri Comuni no – dice subito -. Nonostante noi avessimo seguito tutti i passaggi per dire no a questo impianto, il 17 luglio la Regione ha emanato questo decreto che, come si legge, non ci verrà comunicato formalmente, quindi è intestato alla Fc Edil Ambiente, noi lo abbiamo saputo dopo e ci stiamo attivando. Il nostro intento è di difendere il paese di Terrasini. Da un prodotto di qualità si è passati a una possibile discarica». Anche lui pone l’accento sulla funzione che avrebbe, se realizzato, il centro rifiuti: di compostaggio e di stoccaggio insieme. «Se si fosse trattato solo di compostaggio, penso che la discussione oggi sarebbe stata più serena». Ma intanto il cruccio rimane quello: «Perché proprio Terrasini, che è un paese a vocazione turistica e non vuole che il suo nome venga associato a un impianto del genere? Perché se io Comune nel 2017 e nel 2018 ti ho fatto la revoca dei pareri con un atto di giunta formale, tu Regione non ne hai tenuto conto? Vuol dire che la nostra voce politicamente non conta, evidentemente siamo stati poco incisivi. Ora che c’è un decreto dobbiamo impugnarlo e continuare a dire no – conclude -. Dobbiamo far capire che il territorio di Terrasini non si presta a questo intervento».


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