Due punti di vista opposti. La Sicilia vista, anzi scattata, con gli occhi di chi ci è nato, vissuto e sa già cosa fotografare, e quella raccontata dagli occhi di chi non l’hai mai visitata e osserva tutto con meraviglia, sorpresa e occhio critico. Terra e Sale, racconti fotografici siciliani è un progetto nato dalla passione condivisa per la fotografia del catanese Vincenzo Bologna e del senese Andrea Boscagli. La mostra verrà inaugurata oggi e sarà visitabile fino al 28 febbraio in via Strozzi a Firenze.
«L’idea mi è venuta quando ho deciso che volevo un soggetto più specifico e concreto da fotografare – racconta Vincenzo, che da anni vive a Firenze -. Volevo creare qualcosa che fosse legato alla Sicilia, al mio modo di vederla». Vivere lontano dall’Isola gli ha dato modo di osservarla da una prospettiva diversa. «Sia con le fotografie che con il lavoro di informatico per i beni culturali cerco di darle quello che le manca – continua -. Non sono tra quelli che la schifano ma neanche tra i più nostalgici. Basterebbe che la gente sapesse quali sono le sue caratteristiche per investirci, soprattutto a livello turistico». Per Andrea, creativo e grafico che si sta cimentando nel mondo della fotografia, la nostra isola è stata una sorpresa. «Il primo tratto dei siciliani che lo ha colpito è stato la generosità – racconta Vincenzo – la nostra capacità di accogliere lo straniero. Qualcosa che è difficile trovare al Nord». Ma non gli sono sfuggiti neanche il degrado, la spazzatura e il mancato rispetto dei beni comuni. Tutti aspetti che sono stati immortalati dai loro obiettivi.
I due trentenni hanno trascorso due settimane in giro per la Sicilia, durante le quali hanno visitato diversi posti, cercando di immortalare lati positivi e negativi di ciò che capitava davanti al loro obbiettivo. «Il titolo della mostra ha una doppia valenza – spiega Vincenzo -. La terra indica la materia e il pianeta, ma la Sicilia per noi è in un certo senso anche un pianeta a sé stante, un mondo che ha proprie regole, pregi e difetti, odori e sapori. Caratteristiche che la rendono unica, diversa dal resto del mondo».
La mostra è divisa in tre sezioni. La prima racconta la storia, il passato della Sicilia, la seconda si concentra sulla realtà, sulla situazione attuale della nostra terra e la terza lascia spazio alla prospettiva, a un’ipotesi di ciò come l’isola potrebbe essere in futuro. «Non è facile immaginarlo concretamente – dice il fotografo catanese – ma la vorremmo migliore, ci piacerebbe che gli aspetti positivi, a cominciare dalla gente che ci vive, venissero risaltati». Per esprimere visivamente questo concetto i due fotografi hanno scelto come luogo simbolo Gibellina Nuova, città distrutta dal terremoto del Belice nel 1968, che ha trovato la forza di rinascere anche grazie all’arte e alle iniziative culturali. Ne è prova di ciò il Cretto di Alberto Burri, monumento costruito al posto delle macerie della vecchia città.
L’esposizione, che sarà itinerante e arriverà presto anche in Sicilia, originariamente prevedeva al centro del progetto l’Etna. Alla fine però, a causa del tempo sfavorevole e della mancanza di eruzioni spettacolari, non è stato possibile. «Il nostro è un lavoro in divenire, ci sono sempre spunti nuovi e non escludo la possibilità di continuare il progetto, dando il giusto spazio al vulcano». Stasera, intanto, l’inaugurazione si aprirà con una coreografia di danza contemporanea eseguita da Silvia Bologna, sorella di Vincenzo, che richiamerà con i suoi movimenti la Sicilia tra tradizione e modernità. Così come sono le immagini che raccontano luoghi del passato, del presente e del futuro.
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