Lo spettacolo verrà allestito oggi e domani, all'interno del Castello Ursino di Catania. A ideare l'opera Tiziana Francesca Vaccaro, che ha approfondito la vita di una delle icone della cultura popolare siciliana. Per farlo è andata a studiare il materiale contenuto nella biblioteca di Licata, paese d'origine dell'artista
Terra di Rosa, in scena la storia di Balistreri Regista: «Esempio della vita che si rigenera»
«Se questo è il teatro io lo voglio fare per sempre». Ha pensato questo l’allora diciottenne Tiziana Francesca Vaccaro nel momento esatto in cui ha deciso che sarebbe diventata un’attrice e ha intrapreso il percorso artistico che – passando dall’Accademia d’Arte Drammatica dello Stabile diretta da Lamberto Puggelli, stage e workshop con artisti internazionali e il laboratorio del Teatro degli Specchi, dove è arrivata quasi ingenuamente poiché le dicevano che era brava a imitare i professori e che aveva talento – oggi e domani la porterà a esibirsi al cortile interno del Castello Ursino di Catania, a partire dalle 21, con «la sua creatura» Terra di Rosa, dedicato alla cantante del Sud Rosa Balistreri.
Lo spettacolo – che si inserisce all’interno della rassegna Oggi vi Vogghiu Cunturi promossa da Gammazita, per il cartellone di Estate in Città 2016 – si avvale delle musiche di Andrea Balsamo e fa parte di un progetto che va avanti da quando l’autrice 32enne ha lasciato l’isola per trasferirsi a Milano, sei anni fa, dove ha iniziato a lavorare nel mondo teatrale e culturale. Senza però perdere di vista la Sicilia. «Questo lavoro è un vero e proprio cammino, un viaggio dentro la mia terra – racconta a MeridioNews -. Quando mi sono trasferita ho iniziato a riflettere sul fatto di lasciare il proprio paese d’origine, come ha fatto Rosa, e queste riflessioni sono diventate a poco a poco scrittura».
Quando era piccola la nonna le cantava le ninne nanne in dialetto per farla addormentare e crescendo si è appassionata sempre di più alla figura «meravigliosa, ma allo stesso tempo scomoda, difficile, arcigna» della Balistreri, fino a identificarsi in lei. «Gli spostamenti non sono solo fisici, ma anche dell’animo, per Rosa come per tutti». La cantante folk per eccellenza della quale i siciliani – ma anche i milanesi, sottolinea Vaccaro – conoscono tanto, ma non tutto. «Molti aneddoti della sua vita non sono conosciuti e sono proprio quelli che ho voluto mettere in scena. Mi interessava indagare sugli aspetti più oscuri e ambigui della sua vita e sulle dicerie sulla sua persona», continua.
Aspetti che Vaccaro ha approfondito a Licata, paese della Balistreri, dove ha trascorso un periodo di ricerca nella biblioteca a cui la cantante siciliana ha donato circa 188 opere tra testi, canzoni, libri, canti e dischi. «Esaminando quel materiale sono rimasta particolarmente colpita dagli episodi legati alla fame e alla miseria, sua, della sua famiglia e di tutti i poveri di quegli anni, a cavallo fra le due guerre mondiali», spiega.
Morta 26 anni fa, la cantante è ancora attuale e parla ai giovani di oggi. «Da giovane sono convinta sia importante rigenerarsi continuamente. Il motore del mio spettacolo è proprio la vita che si rigenera, ecco perché – sottolinea – uso la metafora dei vermi, che quando si spezzano si ricostituiscono e continuano a vivere». E per la giovane regista la vita dell’eroina siciliana si avvicina a questo processo, perché «ha vissuto molti eventi che l’hanno portata quasi alla morte fisica, emotiva, psicologica, ma immediatamente dopo a una rinascita».
Quella forza con cui Vaccaro affronterà il ritorno al Castello Ursino, dove in passato si è esibita in Antonio e Cleopatra di Shakespeare, l’ultimo spettacolo fatto con Lamberto Puggelli e l’attrice Mariella Lo Giudice. «Due persone meravigliose, il ricordo è molto forte e sarà un piacere e un onore tornare nel luogo che mi ha anche consacrata come attrice», conclude.