«Macchinosi e, in un caso, impercettibili artifici». Il protagonista, secondo i magistrati, è Giuseppe Capizzi, imprenditore, attuale sindaco di Maletto (in provincia di Catania) reo-confesso della presunta corruzione che si sarebbe annidata dietro la figura di Maurizio Croce, ex commissario straordinario per il dissesto idrogeologico in Sicilia. L’esponente di Forza Italia, con un passato da […]
Consegna dei lavori torrente - Frame video
Dalla tentata truffa dei pali lungo il torrente al materiale in discarica. Capizzi: «La mia idea? Era farci pagare due volte»
«Macchinosi e, in un caso, impercettibili artifici». Il protagonista, secondo i magistrati, è Giuseppe Capizzi, imprenditore, attuale sindaco di Maletto (in provincia di Catania) reo-confesso della presunta corruzione che si sarebbe annidata dietro la figura di Maurizio Croce, ex commissario straordinario per il dissesto idrogeologico in Sicilia. L’esponente di Forza Italia, con un passato da assessore regionale con e candidato a sindaco di Messina, la scorsa settimana è finito agli arresti domiciliari. Nella stessa operazione per Capizzi è stato disposto il divieto di contrarre con la pubblica amministrazione per dodici mesi. Un legame, quello che ci sarebbe stato tra i due, emerso nell’ambito di un appalto per il risanamento del torrente Bisconti-Catarratti, che avrebbe avuto le fondamenta su regali e cortesie. Nell’elenco dei magistrati è finita anche la cosiddetta truffa dei pali. Un’operazione che Capizzi avrebbe congegnato «per garantire il costante asservimento della pubblica funzione ai suoi interessi privati e imprenditoriali». La truffa in questione sarebbe servita a compensare un intervento, a titolo di favore, di messa in sicurezza per una frana che aveva interessato il Verdura Resort di Sciacca.
Stando ai numeri analizzati dalla consulente nominata dalla procura di Messina, i pali installati per comporre la paratia degli argini del torrente sarebbero stati 4871 mentre il progetto iniziale prevedeva il montaggio di 5522 pali. Le difformità però non riguarderebbero solo il numero ma anche la lunghezza. In totale vi sarebbero stati 291 pali in meno – considerando le varianti successive – per una lunghezza di 4129 metri. «L’impresa facente capo a Capizzi – si legge nell’ordinanza – ha tentato di conseguire un illecito profitto per oltre un milione di euro». Una truffa che sarebbe stata tentata e non consumata. Dietro il fallimento di questo piano, ci sarebbe stata una perquisizione effettuata dagli inquirenti prima che l’azienda potesse formalizzare le richieste di pagamento alla stazione appaltante.
Nell’ordinanza, l’imprenditore e sindaco di Maletto viene bollato come un personaggio con «un’attitudine ingannatoria». Il riferimento è a un’altra tentata truffa legata al riutilizzato di materiale – terra e rocce di scavo – che, sulla carta, sarebbe stato destinato alla discarica ma che poi sarebbe finito in dei lavori commissionati da un privato residente a Ganzirri, sempre in provincia di Messina. Un piano che però non si è concretizzato «non per un moto di volontà dell’imprenditore – si legge nell’ordinanza in riferimento a Capizzi – ma con la formalizzazione delle contestazioni veicolate dalla notifica di un decreto di perquisizione». Quando gli inquirenti chiedono a Capizzi i dettagli su quale fosse la sua idea, l’imprenditore non usa mezzi termini: «Fare pagare due volte – spiega durante un interrogatorio riportato nell’ordinanza – Una volta da Sofia (il privato, che non è coinvolto nell’indagine, ndr) e una dalla struttura commissariale». L’imprenditore però aggiunge anche un ulteriore dettaglio: «Siccome questi costi di conferimento si pagano a consuntivo – spiega – la stazione appaltante vuole vedere la fattura, il bonifico e la quietanza da parte dell’operatore. Questa richiesta, essendo una cosa recente, non è stata ancora avanzata alla stazione appaltante».