La protesta dei lavoratori che lamentano tre mesi di arretrati, raddoppia. A quelli del cantiere ferroviario si aggiungono gli addetti dell'ospedale San Marco a Librino. Stamattina erano nella sede dell'impresa, dove scioperano anche gli impiegati. «Senza soldi non si lavora», dice Pistorìo della Cgil. Guarda le foto
Tecnis, scioperano operai metro e ospedale «Istituzioni s’impegnino a sbloccare paghe»
La protesta degli operai delle consortili Tecnis raddoppia. «Il tempo di essere responsabili è terminato», dice il sindacalista Cgil Giovanni Pistorìo. I circa 70 occupati nel cantiere della metropolitana Borgo-Nesima, ieri riuniti di fronte ai cancelli della Ferrovia Circumetnea (Fce), continuano a chiedere lo sblocco delle paghe arretrate. Ma stavolta lo fanno davanti alla sede dell’impresa di costruzioni. Dove sono in sciopero anche i dipendenti. A loro si sono uniti pure una cinquantina di lavoratori, impiegati nella costruzione dell’ospedale San Marco nel quartiere di Librino, che lamentano gli stessi problemi.
Tutti gli operai avanzano tre mesi di paga con l’aggiunta dei contributi previsti dalla cassa edile (tredicesima e quattordicesima mensilità, ndr). Sono addetti specializzati e il saldo complessivo dell’arretrato, singolarmente, varia dai cinque ai settemila euro: «Finora si sono messi nei panni di chi, sopra di loro, spiegava le difficoltà nel gestire i pagamenti – spiega Pistorìo – Ma appurata la mancanza di risultati, è inutile concedere altro tempo a chi non dimostra di avere capacità o volontà per risolvere la vicenda». Il riferimento del sindacalista tocca solo marginalmente il commissario straordinario di Tecnis Saverio Ruperto, nominato dalla prefettura dopo lo scandalo dell’inchiesta Dama Nera che ha portato all’arresto dei vertici societari Concetto Bosco Lo Giudice e Mimmo Costanzo e poi la notifica dell’interdittiva antimafia: «Non ha portato miglioramenti concreti. Ma la fiducia nei suoi confronti resta immutata». Diminuisce invece quella di sindacato e lavoratori verso le istituzioni.
Prefettura, Regione, ministero dello Sviluppo economico, avevano promesso di spendersi per tutelare i lavoratori, come pure il Comune di Catania. «Era stato richiesto il loro impegno straordinario, ma finora si è fermato alle promesse», commenta il sindacalista. Così, finché le istituzioni non si attiveranno, non lo faranno neppure gli operai: i cantieri di metropolitana e ospedale sono fermi. Mancano pure i materiali: «Ma anche qualora arrivassero, senza stipendi non si torna al lavoro». Il ritardo nella consegna dei lavori della metropolitana catanese – fissato a giugno – potrebbe fare saltare i finanziamenti europei indispensabili per il completamento degli altri tratti del circuito ferroviario: «Il rischio che la città resti sventrata dai cantieri aperti è reale – sostiene Pistorìo – Ma se tutto fosse a posto l’opera potrebbe anche essere completata in anticipo». «Continuando così la completeremo nel 2019», commentava uno degli operai che, ieri, protestava di fronte alla sede dell’Fce.
Il modo per sbloccare gli stipendi ci sarebbe, almeno secondo i sindacati: «Le stazioni appaltanti possono pagare direttamente i lavoratori, anziché tramite Tecnis». Per questo motivo gli operai della ditta Metro Catania 2013 hanno protestato di fronte alla sede dell’Fce (riguardo alla metropolitana) e quelli della San Marco scarl, stamattina, si sono poi trasferiti sotto le finestre dell’ospedale Policlinico, che ha appaltato la struttura ospedaliera. In virtù del piano di ristrutturazione del debito presentato in tribunale – che sarà discusso dai giudici entro febbraio e vale il destino della ditta -, Tecnis ha congelato gli stipendi di settembre e ottobre. «Che sia la consortile a pagare, o l’ente che ha appaltato i lavori, quel che conta è che i pagamenti arrivino subito», conclude Pistorìo. Ma neanche oggi da Tecnis, Fce e Policlinico sono arrivate risposte sicure e tempi certi.