Da cinque anni ormai i bilanci sono in positivo, ma il lavoratori continuano a essere precari. L'incontro col premier e il ministro Franceschini oggi in occasione dell'inaugurazione di Palermo Capitale della Cultura italiana 2018. «Meritiamo il giusto riconoscimento»
Teatro Massimo, appello dei dipendenti a Gentiloni Sindacati: «Noi rimasti esclusi da ogni programma»
«Il Teatro Massimo per il quinto anno consecutivo ha presentato i bilanci in attivo e i lavoratori meritano il giusto riconoscimento». Così, questa mattina, Fistel Cisl e UilCom Sicilia alla cerimonia d’apertura di Palermo Capitale della Cultura. Rivolgendosi al premier Paolo Gentiloni e al ministro delle Attività culturali Dario Franceschini hanno chiesto «la definizione dei decreti attuativi sulla legge di riordino del settore, con particolare riferimento agli organici e alla stabilizzazione del personale del Teatro Massimo, precario da dieci anni».
E la garanzia anche di «non essere penalizzati nella ripartizione delle risorse pubbliche, dato che i capitali privati sono più difficili da reperire nel Meridione». Un appello lanciato più volte dai sindacati, che in passato ha già chiesto chiarezza e interventi anche in merito alle nuove norme di ripartizione del Fus, il Fondo unico per lo spettacolo, che rischiano di penalizzare le aziende del Meridione già in difficoltà nel reperire contributi privati. «Il ministro si è impegnato a prevedere interventi specifici per quelli più virtuosi», rassicurano però.
«Ci dispiace che l’amministrazione comunale abbia escluso nella preparazione del programma le organizzazioni sindacali: avevamo chiesto con Cisl e Uil un incontro a fine novembre», è il commento amaro invece di Enzo Campo, segretario generale della Cgil Palermo. «Palermo capitale italiana della cultura rappresenta per la nostra città un evento importante ma vorremmo che Palermo e la sua provincia diventassero capitale della cultura del lavoro con un programma che rilanci il territorio non solo dal punto di vista turistico ma anche della crescita dell’occupazione – continua Campo -. Cultura del lavoro nel senso di un lavoro che si svolga nella legalità della legge, con un’inversione di tendenza rispetto alla crescente precarizzazione, causata della mancanza di un’idea di sviluppo. Abbiamo bisogno di stabilizzazione, di contratti sicuri e certezza di diritti».