Giuseppe Morgia avrebbe fatto pressioni senza però ottenere il pagamento da un'azienda. Come ripercussione, si legge negli atti dell'inchiesta Calepino, si sarebbe attivato con la farmacia del Policlinico per bloccare un ordine di materiali per il robot Da Vinci
Tangenti, l’urologo e il «contributo» per la cena benefica «Chiedo 1200 euro, non è tanto. Sono quattro persone»
«Io non ho mai chiesto niente, mi auguro che mi venite incontro». È il 12 novembre dello scorso anno e l’urologo di fama internazionale Giuseppe Morgia ha in calendario un evento a cui non può assolutamente mancare. Si tratta di una cena di gala a cui si può accedere soltanto pagando 300 euro ciascuno. «Una charity dinner» di beneficenza nella splendida cornice della pinacoteca di Brera, a Milano, sotto l’organizzata dalla onlus Europa Italia uomo. Morgia, però, quei soldi non vuole sborsarli di tasca propria e per questo si sarebbe macchiato di un tentativo di concussione chiedendo, usando le sue parole, «una piccola partecipazione». Questo è solo uno dei particolari emersi nell’operazione Calepino. Condotta ieri dalla guardia di finanza di Catania su delega della procura etnea. E capace di svelare un presunto sistema del malaffare fatto di tangenti e corruzione in cui Morgia, stimato professore e direttore di Urologia all’ospedale Policlinico finito agli arresti domiciliari, avrebbe avuto in mano la cabina di regia.
Alcune intercettazioni, contenuto nell’ordinanza di custodia cautelare, tratteggiano i particolari di questa storia. Emersa dopo una telefonata del medico con la figlia. «Costa 300 euro – le spiegava riferendosi alla cena di beneficenza – i costi li faccio coprire io da un’azienda». Attorno al tavolo, secondo la ricostruzione degli inquirenti, si sarebbero ritrovate dieci persone per un costo di tremila euro, ma per quattro ospiti il banchetto sarebbe stato offerto dall’urologo etneo. Almeno apparentemente. Perché i soldi, in realtà, li avrebbero dovuti sborsare dalla AB medica. Società leader nella robotica chirurgica, estranea all’inchiesta, ma in stretto contatto con il professore per via della fornitura all’ospedale Policlinico del robot Da Vinci. Uno strumento di alta tecnologia per la chirurgia mininvasiva che si basa sulla visione 3D ad alta definizione. Secondo gli accordi, l’azienda lombarda si sarebbe occupata della fornitura del materiale di consumo per consentire l’operatività del robot. «Vi chiedo un contributo di 1200 euro. Che non è tanto, sono quattro persone», spiegava Morgia, al telefono a metà novembre, rivolgendosi a un agente.
La cena, organizzata dalla onlus di cui Morgia era presidente del comitato scientifico, era fissata per il 28 novembre. A conclusione della campagna Novembre azzurro per le persone affette da tumore alla prostata. La strada per ottenere il pagamento dei posti, però, non sembra in discesa e qualche giorno dopo la prima chiamata il professore torna alla carica: «Credimi non ho mai chiesto nulla – diceva a un agente di AB medica che avrebbe fatto da intermediario alla richiesta con un manager – in qualche modo se troviamo una formula». La soluzione non arriva e, a questo punto, secondo la ricostruzione degli inquirenti, si sarebbe passati alle minacce di ritorsioni. «Secondo me è risolvibile, a quel punto diventa un problema personale, nel senso che qualcuno non lo vuole risolvere. Questo ovviamente sarà tenuto in conto», spiegava l’urologo etneo.
Lo stesso giorno, il 14 novembre del 2018, Morgia chiama una seconda persona. Anche questa attiva nell’ambito delle forniture per il robot Da Vinci. «C’era una piccola cosa che io avevo chiesto […] un supporto per un’iniziativa sul cancro alla prostata organizzata da Europa Italia uomo». Dall’altro lato della cornetta il ritornello è lo stesso. In un copione che si ripete con Morgia nuovamente, secondo l’accusa, pronto a minacciare ritorsioni. «Si tratta di una cosa molto stupida economicamente. Poi ognuno tiene conto delle cose», diceva. Subito dopo avere chiuso la chiamata, si sarebbe passati alle vie di fatto. Morgia chiama un suo collaboratore, chiedendo di bloccare alcuni ordini per la farmacia. Davanti alle obiezioni, l’urologo non usa giri di parole: «Non ha importanza. Devi fare quello che ti dico io».
Con la cena alle porte il medico avrebbe, secondo quanto si legge nelle carte dell’inchiesta, tentato anche altre strade. Come quella di chiedere il pagamento di due quote a un agente della Idi integratori dietetici (società estranea all’inchiesta). «Il potere di Morgia di incidere sugli ordini – scrive nell’ordinanza il giudice – era facilmente esercitabile in quanto spettava al chirurgo stabilire la quantità di materiale consumabile necessario per gli interventi da praticare con il robot da Vinci; tanto che subito dopo avere accertato il rifiuto, si attivava per bloccare l’ordine da parte della farmacia del Policlinico». Dopo il clamore dell’operazione di ieri, il consiglio direttivo della onlus Europa Uomo Italia ha deciso di revocare Morgia dal suo incarico di presidente del comitato scientifico.