Tamponi in auto per chi è in quarantena fiduciaria I sindaci: «I 14 giorni previsti stanno per scadere»

Quando si potrà tornare fuori? A chiederselo non è soltanto chi, a ormai un mese da quando sono state date le prime indicazioni via via tramutatesi in prescrizioni di legge, si trova confinato a casa per evitare il contagio dal Covid-19, ma anche quanti finora diligentemente hanno rispettato la quarantena fiduciaria. Ovvero lo stato di isolamento previsto per chi è tornato in Sicilia da altre regioni. Una misura disposta in maniera chiara dal governo Musumeci con un’ordinanza specifica il 20 marzo.

Nel documento si legge che «chiunque sia entrato in Sicilia dalla data del 14 marzo ha l’obbligo di registrarsi sul sito internet www.siciliacoronavirus.it, rendere immediata dichiarazione attestante la presenza al proprio medico, al dipartimento di Prevenzione dell’Asp, nonché al proprio Comune». L’ordinanza prevede però anche che tutti coloro che hanno affrontato il periodo di isolamento saranno sottoposti a tampone rinofaringeo «a ridosso della conclusione del termine di quarantena».

Tutto chiaro se non fosse che le criticità ormai note nella gestione dell’importante flusso di tamponi raccolto nell’Isola hanno determinato ritardi che rischiano di avere effetti, sulla vita delle persone interessate, ancora più forti. Per loro, infatti, dal giorno del ritorno in Sicilia è stato impossibile lasciare l’abitazione, anche solo per fare la spesa o comprare farmaci. 

A sollevare il caso è stato ieri il sindaco di Acireale Stefano Alì, con una inviata al presidente della Regione Nello Musumeci, al capo della Protezione civile regionale Calogero Foti, all’Asp di Catania e al prefetto di Catania Claudio Sammartino. «Il comma 3 (dell’ordinanza regionale, ndr) prevedendo che venga eseguito il tampone “a ridosso della conclusione del termine di quarantena lascia nei soggetti interessati il dubbio che il periodo di quarantena non si concluda semplicemente sulla base del termine temporale, ma sia anche legato all’esito del tampone». 

Il primo cittadino acese, però, sottolinea come in moltissimi casi i tamponi non siano stati ancora effettuati. «Farlo tardivamente, quando i soggetti hanno avviato relazioni esterne, sembrerebbe paradossale». Oltre che, chiaramente, pericoloso per la salute pubblica in quanto si rischierebbe di consentire di uscire di casa a persone proveniente da zone a ridosso dei principali focolai sviluppatisi nel Nord, in un momento in cui non si può escludere siano soggetti infetti asintomatici.

In attesa che dalla Regione arrivino indicazioni chiare e univoche su come interpretare la fine della quarantena fiduciaria, le Asp – compresa quella di Catania – si stanno organizzando per avviare la campagna di test. Al momento nella struttura etnea sono arrivati circa seicento test, una parte relativamente piccola del fabbisogno provinciale. La direzione che si sta seguendo è quella di chiedere a chi è stato in quarantena di recarsi in punti prestabiliti in auto e da soli, dove rimanendo all’interno dell’abitacolo gli verrà fatto il tampone. I primi test sarebbero stati effettuati a Catania a Bronte, altri dovrebbero partire a breve a Giarre.

Anche se manca l’ufficialità sembra probabile che, in attesa di essere convocati dalle autorità sanitarie, a tutti verrà chiesto di prolungare la permanenza a casa, anche oltre le due settimane previste dall’ordinanza del 20 marzo.


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