Sulla mafia i vertici Irsap fanno finta di non vedere…

In queste ore, alla luce del parere espresso dal Consiglio di giustizia amministrativa, che ha definito illegittime tutte le nomine operate dal Governo Lombardo dopo il 4 agosto, la memoria ritorna alle dichiarazioni dell’ex assessore regionale alle Attività produttive, Marco Venturi, in occasione delle sue dimissioni. Quando, senza mezzi termini, ha accusato il presidente della Regione, Raffaele Lombardo, di fatti gravissimi. Oggi queste accuse ritornano. Con i vertici dell’Irsap che non si sono costituiti al Tar in un procedimento dove c’è di mezzo la mafia. E con l’ex Asi di Agrigento che chiede la collaborazione di un dirigente con problemi giudiziari. Ma andiamo per ordine.   

L’ex assessore ha sempre contestato alcune delle nomine effettuate dal presidente Lombardo: in particolare, la nomina di Luciana Giammanco all’Irsap, l’Istituto regionale per il rilancio delle attività produttive, organismo che ha sostituito i Consorzi Asi (Aree di sviluppo o sottosviluppo industriale, a seconda dei punti di vista…) e la nomina di Francesco Nicosia a dirigente generale del dipartimento regionale delle Attività produttive.

Ebbene, alla luce del parere espresso dai giudici del Cga, ha ragione l’ex assessore Venturi, mentre hanno torto il presidente Lombardo e i suoi giuristi.

Ma Venturi non ha solo avuto ragione sul fronte amministrativo: ha anche segnalato, nel giorno delle sue dimissioni, anomalie rispetto a delicatissime questioni che riguardano la mafia. Una di queste anomalie si evince spulciando tra le ‘carte’ del Tar Sicilia (Tribunale amministrativo regionale).

Di scena il Consorzio Asi di Agrigento. All’ombra della Valle il commissario al quale Lombardo ha poi revocato l’incarico, Alfonso Cicero, sulla base di un’informativa antimafia atipica, ha revocato un lotto industriale a una società di Favara, l’Italcop. Impresa che, secondo l’informativa, viene definita vicina ad ambienti mafiosi.

La storia, a questo punto, diventa strana e ha come protagonista Luciana Giammanco, la dirigente regionale che Lombardo ha piazzato all’Irsap al posto di Cicero, notoriamente vicino all’ex assessore Venturi.

Cicero, di certo in raccordo con l’ex assessore Venturi (da sempre in prima fila nella lotta al racket), come già ricordato, da commissario dell’Asi di Agrigento, con una buona dose di coraggio, ha revocato il lotto industriale all’Italcop (lo stesso Cicero, per la cronaca, ha revocato, sempre ad Agrigento, altri lotti industriali ad imprese in odore di mafia, più un appalto di 10 miliardi di vecchie lire).

I titolari di questa società, ovviamente tramite i loro legali, si rivolgono al Tar chiedendo la sospensiva del provvedimento di revoca, in attesa che gli stessi giudici amministrativi entrino nel merito della vicenda.

Poi, come già detto, Cicero viene mandato via da Lombardo. Al suo posto arriva la dottoressa Luciana Giammanco. E qui la sorpresa: nel giorno in cui al Tar si discute la richiesta di sospensiva del provvedimento presentato dai legali di Italcop, l’Irsap, retto dalla dottoressa Giammanco, non si presenta. In pratica, non va a difendere la revoca operata dal suo predecessore. Avrebbe dovuto costituirsi in giudizio e non l’ha fatto. E dire che, di mezzo, c’è un fatto di mafia!

Ma le stranezze, all’ex Consorzio Asi di Agrigento non si fermano qui. Sempre durante la gestione Giammanco, all’ex Asi di Agrigento arriva, in qualità di coordinatore (si tratta della figura che, dopo la riforma dei Consorzi Asi, ha preso il posto del dirigente generale), Piero Re, originario di Cianciana, piccolo centro della provincia di Agrigento.

Re, appena messo piede ad Agrigento, chiama accanto a sé, da Gela, Franco Gallo, non senza aver prima avvertito la dottoressa Giammanco. Gallo arriva dall’ex Consorzio Asi di Gela, dove non svolge alcun incarico perché su di lui pende un procedimento penale. Motivo: assunzione illegittima di un dipendente un po’ incasinato – mettiamola così – con la pubblica amministrazione, visto che ha subito una condanna un po’ pesantuccia: nove anni già scontati e l’interdizione dai pubblici uffici.

Insomma:in questo ex Consorzio Asi di Agrigento si stava provando a fare un po’ di pulizia. Poi, però…

 


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