“Possibile che i cittadini non possano dire che forse fare un inceneritore in Piazza Duomo non è una bella idea?”. Niente paura, si tratta di una semplice ipotesi. Ma se, per assurdo, questa decisione venisse presa, i cittadini di Catania non potrebbero concretamente opporsi.
Di questo – e cioè degli strumenti per far pesare l’opinione dei cittadini sulle scelte fondamentali dell’amministrazione – ha parlato ieri, presso il salone della parrocchia SS. Pietro e Paolo, il comitato “Noi decidiamo!”, in una conferenza stampa.
Il Comitato, costituitosi nell’estate 2007, è formato da un gruppo di cittadini e movimenti catanesi (fra cui CittàInsieme, CittàInsiemeGiovani, Grilli dell’Etna, Lions Club) e lavora da circa tre mesi affinché sia effettivamente realizzabile “la piena partecipazione popolare dei cittadini, senza filtri, in modo diretto”, spiega Mirko Viola, membro del Comitato.
La situazione è la seguente: nel 1995 è stato approvato lo ‘Statuto della città di Catania’, comprendente al titolo IV gli ‘Istituti di partecipazione popolare’. “Si tratta di uno statuto molto avanzato, dato che oltre a permettere ai cittadini di abrogare le disposizioni comunali, permette anche di proporre. E a livello nazionale questo non è concesso”, spiega Marco Consoli.
Dov’è allora il problema? Sembrerebbe che per una volta Catania abbia fatto del suo meglio.
Il problema è che questo Statuto si ritrova sprovvisto di libretto d’istruzioni: “Non esiste il Regolamento per attuare le forme di partecipazione popolare, ossia un atto che disciplini l’esercizio di diritti che sulla carta già abbiamo” chiarisce l’avvocato Mario Giarrusso.
Insomma, abbiamo il diritto di ficcare il naso nelle scelte dell’amministrazione comunale (chiaramente non per quanto riguarda elezioni, bilanci, ecc.) e finalmente ‘farci i fatti nostri’. Ma non sappiamo come.
I mezzi a nostra disposizione sarebbero per l’esattezza il diritto d’udienza, le istanze, le petizioni e i referendum (nelle varie declinazioni di referendum abrogativi, consultivi o propositivi). Gli ultimi due riguardano la collettività, e i meccanismi ed effetti sono abbastanza conosciuti: “Un esempio di referendum consultivo”, ricorda Consoli, “è quello che si è tenuto a Priolo per conoscere la posizione dei cittadini riguardo il rigassificatore, e certo non ha lasciato dubbi su come la pensassero”.
I primi due diritti, invece, sono meno conosciuti e ne sottolinea l’importanza Livio Lombardo: “Anche se nell’art. 42 non è espressamente scritto, il diritto di udienza è esercitatile senza obbligo di prenotazione. Gli amministratori, fissati giorni e orari, devono stare lì a disposizione dei cittadini!”. Stessa importanza hanno le istanze, presentabili da cittadini o associazioni, che il sindaco ha l’obbligo di ricevere, esaminare e valutare. “Queste sono azioni di vita quotidiana a livello di singoli”, conclude Lombardo.
In concreto, l’azione del Comitato prevede un’Assemblea cittadina, prevista per venerdì 16 novembre alle ore 20:00, sempre presso il salone della parrocchia SS. Pietro e Paolo in via Siena 1, dove verrà nuovamente presentata l’iniziativa e si discuterà la bozza del Regolamento, elaborata dal Comitato e da presentare all’amministrazione comunale. Lo stesso giorno inizierà a circolare la petizione per l’attuazione del Regolamento, la cui validità necessita di almeno 500 firme. Ricordano gli organizzatori che il modulo di raccolta firme, per chi volesse partecipare e diffondere l’iniziativa, è scaricabile dal sito web del Comitato.
“L’iniziativa – ha detto Giulia Grillo – è un importante momento di coscienza civile, per sensibilizzare i cittadini alla conoscenza e all’utilizzo di strumenti già in suo possesso”.
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