Nell'Isola 2,65 giovani su cento hanno disabilità, mentre nel resto del Paese la percentuale è dell'1,85. Le difficoltà organizzative non sono state risolte con la riforma delle ex Provinche, che anzi ha generato più confusione. Il rischio oggi è che debbano essere i Comuni a garantire il mantenimento dei servizi di assistenza
Studenti disabili, in Sicilia 30% in più della media Regione avvia verifiche: «Ci sono incongruenze»
La disabilità gravissima non è l’unica spina nel fianco che preoccupa il governatore Rosario Crocetta. Anche sul fronte degli studenti disabili, la Sicilia si mostra disallineata rispetto al resto del Paese, con un 30 per cento in più di casi in Sicilia. Se nello Stivale, infatti, gli studenti con disabilità sono l’1,85 per cento, nell’Isola si raggiunge il 2,65. Le percentuali maggiori si registrano a Siracusa (2,92 per cento) e Caltanissetta (2,80), ma la media è elevata in tutte le province. Numeri rispetto ai quali la Regione ha avviato una ricognizione puntuale per conoscere le ragioni di questa «sproporzione rispetto alla media nazionale, con palesi incongruenze riferite ad alcuni territori».
Nel caos della gestione dell’assistenza alla disabilità gravissima in Sicilia, i dati e la programmazione sugli studenti disabili nelle ultime settimane sembrerebbe essere passata in secondo piano. Ma non per questo si tratta di una vicenda meno al limite. Basti considerare che nella sola Città metropolitana di Palermo, per l’anno scolastico 2016-2017, gli studenti con disabilità sono in tutto 711, d’età compresa tra 14 e 23 anni (l’assistenza scolastica è garantita fino all’università). Il servizio è passato di competenza dalle ex Province alla Regione per effetto della riforma annunciata a inizio legislatura. Ma di fatto, tra un’impugnativa e l’altra, il trasferimento di competenze è avvenuto soltanto lo scorso dicembre, a seguito della pubblicazione in Gazzetta ufficiale dell’assestamento di bilancio.
Per assistenza agli studenti disabili si intendono «i servizi di trasporto, di convitto e semi-convitto e ai servizi relativi agli ambiti igienico-personale, comunicazione extra scolastica, attività extra scolastica integrativa e autonomia e comunicazione». La programmazione è affidata all’assessorato regionale alla Famiglia e alle politiche sociali, mentre la realizzazione e la gestione delle attività è delegata ai Liberi consorzi, che provvedono singolarmente a espletare le procedure di affidamento. Naturalmente il passaggio di consegne ad anno scolastico iniziato non ha aiutato la programmazione, per cui di fatto per quest’anno poco o nulla è cambiato per gli studenti, che fanno quotidianamente i conti con un servizio dai costi non standardizzati in tutte le aree. Col risultato che anche l’offerta erogata è differente tra un territorio e un altro. Da settembre a dicembre 2016, la Regione ha investito cinque milioni di euro, mentre per il triennio in corso sono stati destinati 19 milioni e 150mila euro l’anno. «La realtà è che purtroppo in Sicilia – ammettono gli addetti ai lavori – nelle ultime legislature si è affrontato il tema delle politiche sociali mettendo al primo posto la salvaguardia delle posizioni lavorative, piuttosto che il benessere dei disabili».
Il risultato, quindi, è che i fondi sono di fatto insufficienti, per cui l’esecutivo ha già previsto che, in caso di esaurimento delle risorse stanziate dalla Regione, i Comuni e le ex Province dovranno mettere mano al portafogli per garantire la continuità del servizio. Una scelta che di certo non farà gioire i primi cittadini, ma rispetto alla quale in questo momento le alternative sono davvero poche. L’unica via resta quella di avviare la stessa ricognizione che si sta facendo per la disabilità gravissima e provare ad arginare quel numero «sproporzionato» di studenti disabili in Sicilia.