Al critico d’arte si devono gli studi più completi anche dal punto di vista bibliografico sull'architettura del periodo normanno e la fondazione della sezione palermitana di Italia Nostra. Durante il convegno, il Rettore Fabrizio Micari conferirà alla sua memoria l’onorificenza di benemerito dell’Ateneo di Palermo
Storia e tutela del patrimonio architettonico siciliano Allo Steri giornata di studi in onore di Guido di Stefano
È dedicata a Guido di Stefano la giornata di studi Storia dell’arte e tutela della città. Una questione di cultura che si terrà venerdì 21 ottobre presso la Sala Magna di palazzo Chiaramonte-Steri, a partire dalle ore 9.30. Organizzato dal Forum delle Associazioni di Palermo (Amici dei musei – Anisa – Dimore storiche – Italia nostra – Salvare Palermo), il convegno sarà un’occasione per ricordare la figura dello storico dell’arte palermitano vissuto nella prima metà del Novecento, un intellettuale impegnato nella difesa del patrimonio monumentale della città durante i difficili anni della ricostruzione postbellica.
Il convegno si aprirà con il conferimento, da parte del Magnifico Rettore, prof. Fabrizio Micari, dell’onorificenza di Benemerito dell’Ateneo di Palermo alla memoria di Guido di Stefano, che dal 1948 al 1962 fu docente di “Storia e Stili dell’Architettura” presso la Facoltà di Architettura di Palermo.
L’apporto di Guido di Stefano allo studio della storia dell’architettura medievale siciliana è stato determinante, sia per il metodo adottato per condurre le sue ricerche, sia per le innovative conclusioni a cui perviene. A lui si devono gli studi più completi dal punto di vista critico e bibliografico sull’architettura del periodo normanno, recentemente riconosciuta dall’Unesco Patrimonio mondiale dell’Umanità.
Attraverso un’accurata indagine filologica e storiografica, lo studioso è stato tra i primi a intuire e a dimostrare che durante il Medioevo la Sicilia non è stata soltanto una terra ricettiva, in cui ben si radicavano le culture architettoniche dei popoli dominatori, ma è stata anche attiva protagonista all’interno delle dinamiche dell’arte europea, dando vita a opere innovative e tipicamente siciliane. Come egli stesso scrive nel suo testo più noto, Monumenti della Sicilia normanna del 1955, «ed è in realtà proprio questo miraggio di oriente a caratterizzare sin dal principio l’arte della Sicilia normanna, a staccarla da quella del Continente e a segnarne le sorti future. E’ qui la radice del suo fascino unico; ma anche della sua artificiosità e fragilità, che la fanno simile a un bellissimo, ma non trapiantabile, fiore di serra».
Negli anni Cinquanta, di Stefano si è battuto insieme ad altri intellettuali dell’epoca nella difesa del patrimonio architettonico della città contro la speculazione edilizia del “Sacco”. Insieme a Giuseppe Tomasi di Lampedusa, Giuseppe Bellafiore, Edoardo Caracciolo e Filippo Meli, di Stefano ha fondato nel 1957 la sezione palermitana di Italia Nostra, di cui è stato il primo presidente. Tra le battaglie combattute, la più nota è quella contro la demolizione di villa Deliella, edificio progettato da Ernesto Basile e andato abbattuto nel 1959. Ha partecipato inoltre alla redazione del Piano Regolatore Generale di Palermo, stilando un elenco degli edifici e dei luoghi di interesse storico, monumentale e ambientale, e ha fatto parte delle commissioni di studio per i restauri del palazzo Chiaramonte-Steri, del duomo di Cefalù e della Zisa.