Stato-mafia/ Goal della Procura di Palermo: Napolitano dovrà testimoniare

Uno ad uno e palla al centro.  Se da un lato il  Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, è riuscito a fare distruggere le intercettazioni telefoniche che lo riguardavano, nei suoi colloqui con l’ex Ministro Nicola Mancino, d’altro non è riuscito a bloccare la richiesta della Procura di Palermo di averlo come teste nell’ambito del processo sulle trattative Stato-mafia.  A deciderlo è stata la  Corte d’Assise del capoluogo siciliano, che ha quindi accolto le tesi dei Pm.

Sappiamo che la partita che si sta giocando muove pedine pesantissime. Sullo sfondo le inchieste delle Procure Siciliane volte a stabilire la verità su uno dei periodi più bui della storia italiana, gli anni delle stragi, dei depistamenti, delle bugie di Stato. Un lavoro non facile. Perché, a quanto pare, depistamenti e bugie continuano.

L’oggetto della testimonianza di Napolitano è legato ad uno scambio di lettere con il suo ex consigliere giuridico Loris D’Ambrosio, deceduto nel luglio scorso. Quei documenti furono svelati per la prima volta nell’ottobre del 2012. Una lettera, in particolare,  in cui l’ex consigliere del Colle raccontava il suo timore per “essere stato considerato solo un ingenuo e utile scriba di cose utili a fungere da scudo per indicibili accordi”.  Missiva di cui lo stesso D’Ambrosio aveva parlato per telefono.

Ovviamente gli uffici legali del Quirinale si sono opposti alla richiesta della Procura di palermo. Ma non hanno convinto i Giudici della Corte d’Assise. Napolitano, al momento,  risponde con il suo solito ‘appeal’ dicendo che valuterà la richiesta:  “Si è in attesa – si legge in una nota della Presidenza della Repubblica- di conoscere il testo integrale dell’ordinanza di ammissione della testimonianza adottata dalla Corte di Assise di Palermo per valutarla nel massimo rispetto istituzionale”.

Intanto i Giudici di Palermo dimostrano che la ricerca della verità non si può fermare, neanche dinnanzi ad un Colle impervio.  Un goal per la democrazia.

La trattativa Stato-mafia e i ‘santuari’ intoccabili


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Uno ad uno e palla al centro. Se da un lato il  presidente della repubblica, giorgio napolitano, è riuscito a fare distruggere le intercettazioni telefoniche che lo riguardavano, nei suoi colloqui con l'ex ministro nicola mancino, d'altro non è riuscito a bloccare la richiesta della procura di palermo di averlo come teste nell'ambito del processo sulle trattative stato-mafia. A deciderlo è stata la  corte d’assise del capoluogo siciliano, che ha quindi accolto le tesi dei pm.

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