L'ex sindaco di Catania in un'intervista a MeridioNews dice la sua sul presunto finanziamento elettorale. «A pagare è stata solo Alleanza nazionale, ma per la pubblicità». L'avvocato parla dei rapporti con il direttore de La Sicilia ma anche del mega progetto alla Playa e del centro commerciale Porte di Catania
Stancanelli risponde su Ciancio, le elezioni e il Pua «Nel 2008 niente soldi dall’editore, pagava il partito»
Un silenzio durato due anni. Che Raffaele Stancanelli decide di spezzare. L’ex sindaco di Catania, con un passato da senatore e assessore regionale, torna a parlare dopo l‘articolo di MeridioNews sul presunto sostegno finanziario alle elezioni comunali del 2008 da parte di Mario Ciancio Sanfilippo, editore e direttore del quotidiano La Sicilia, sotto indagine per concorso esterno alla mafia. «Ha pagato tutto Alleanza nazionale da Roma» è la replica dell’ex primo cittadino. Finita l’esperienza amministrava a Palazzo degli elefanti, Stancanelli guarda ormai con occhi disincantati la città che fino al 2013 ha guidato. Racconta dei suoi rapporti con l’editore, con cui «tutti hanno parlato negli ultimi cinquant’anni». Lo stesso Ciancio che adesso sembrerebbe non conoscere più nessuno: «Ma prendere le distanze oggi è da vigliacchi». E sulle simpatie che il quotidiano locale avrebbe avuto nei suoi confronti nell’ultima tornata elettorale replica: «Confido nel buon senso dei cittadini. Se c’è stata qualche preferenza non è stata nei miei confronti».
In una relazione della Guardia di finanza contenuta nei faldoni dell’inchiesta su Mario Ciancio si analizzano le Comunali del 2008 e un presunto sostegno economico da parte dell’editore nei suoi confronti. Vuole chiarire questo passaggio?
Non corrisponde assolutamente al vero che Ciancio abbia dato una lira di finanziamento per la mia campagna elettorale nel 2008. Tutto quello che è stato chiesto al quotidiano La Sicilia, così come agli altri giornali, è stata la pubblicità elettorale poi pagata interamente da Alleanza nazionale, il partito in cui militavo e in cui sono sempre stato fino a quando non è confluito nel Popolo delle libertà. La verità è questa e qualunque altra affermazione è lontana e contraria alla realtà dei fatti.
Sono innegabili però i suoi rapporti con l’editore.
Ovviamente non posso negare le telefonate. Ma sfido chiunque a Catania nel trovare una persona appartenente alla classe dirigente, politica, sindacale, economica, imprenditoriale e sociale che negli ultimi cinquant’anni non abbia parlato almeno una volta con Ciancio. Nonostante questo non mi pare che parlare con il direttore del maggiore quotidiano cartaceo cittadino e siciliano possa essere interpretato come un atto d’accusa.
Tuttavia, oggi, in tanti prendono le distanze da Ciancio.
Farlo oggi è facile. Dal suo ufficio sono passati tutti. L’ultimo, in ordine di tempo, ad aver fatto un intervento a favore del giornale è stato il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Non voglio dare giudizi sul procedimento penale che potrebbe avere Ciancio, ma oggi prendere le distanze da lui è soltanto da vigliacchi.
Quando gli investigatori scrivono del presunto sostegno di Ciancio nei suoi confronti ipotizzano «un rapporto di reciproca utilità tra l’imprenditore e la pubblica amministrazione» in chiave post elettorale.
Chi ha seguito la mia vicenda amministrativa, durata cinque anni, conosce bene come sono stato trattato dal quotidiano locale. Ci sono stati due anni di fuoco nei miei confronti. Bastava aprire il giornale per capire come venivo trattato. Tutti i mali di Catania erano addebitati alla mia persona. Tuttavia questo non può portarmi a dire che Ciancio sia il male assoluto. Non rinnego i contatti che ho avuto con lui, perché sono stati sempre rapporti trasparenti. Compresi eventuali finanziamenti, che non ci sono stati, e che in qualunque caso avrei dovuto denunciare successivamente alla mia elezione a sindaco.
Oneri di urbanizzazione relativi al centro commerciale Porte di Catania. Sarebbero anche questi i motivi, almeno secondo gli investigatori, che avrebbero spinto Ciancio a sostenerla nel 2008.
La costruzione di quel centro commerciale è avvenuta in un periodo in cui non ero amministratore della città. Per quanto riguarda invece gli oneri urbanistici, gli uffici hanno proceduto nel rispetto della legge per come doveva essere fatto. Se non ricordo male ci fu anche una richiesta di ulteriori oneri su cui poi si è espresso il tribunale amministrativo regionale, che ha ridotto i lavori a una certa quota.
A proposito di progetti, il Pua (Piano urbanistico attuativo, ndr) in questo periodo è tornato al centro dell’attenzione dopo che il nostro giornale ha realizzato alcuni approfondimenti. Qual è la sua posizione?
Sul progetto posso dire che tutto ciò che rientrava nelle norme vigenti doveva essere rispettato. Quello inizialmente presentato era in contrasto con le norme, io mi sono opposto fin quando poi è tornato nei termini di legge.
A MeridioNews l’attuale sindaco Enzo Bianco ha negato di aver ricevuto l’appoggio di Ciancio alle comunali del 2013. Anzi ha spiegato come La Sicilia non abbia mai nascosto la sintonia con lei. È stato davvero così?
Dire questo non corrisponde al vero. Io penso che per constatarlo i catanesi, con un piccolo sforzo di memoria, debbano tornare a quel periodo per vedere come La Sicilia è stata, quanto meno e ripeto quanto meno, imparziale, mettendo sullo stesso livello i candidati principali. Non voglio dire altro. Se ci rivolgiamo al buon senso, sappiamo chi ha appoggiato il giornale. Direi, diciamo così, che qualche preferenza, non nei miei confronti, l’abbia dimostrata.