Dal 17 aprile la sala Verga di via Giuseppe Fava è occupata. A dormirci dentro sono, a turno, i dipendenti del teatro Stabile di Catania. Che attendono cinque mesi di stipendio e il versamento dei contributi. A determinare il loro futuro sarà anche una riunione dei soci dell'ente artistico fissata per domani pomeriggio
Stabile, attività sospese fino a data da destinarsi «Stagione teatrale fatta sulla pelle dei lavoratori»
Secondo i dipendenti, è la prima volta da almeno vent’anni che al Teatro Stabile di Catania si sospendono gli spettacoli. Di comunicati sindacali letti prima e dopo le rappresentazioni teatrali e sit-in davanti all’ingresso delle sale ce ne sono stati tanti, ma stavolta è da 12 giorni che il sipario non si apre né al Verga di via Giuseppe Fava né al Musco di via Umberto. «La coperta è sempre stata corta, ma adesso non è rimasta più neanche quella», dicono i lavoratori. «Tutti i dipendenti sono in assemblea permanente, ogni attività, artistica e amministrativa, è da considerarsi sospesa fino a data da destinarsi», conferma il presidente dell’ente teatrale etneo, Salvo La Rosa. E adesso a ufficializzarlo è anche una nota di poche righe pubblicata sul sito ufficiale.
«Ci sarà modo e tempo di recuperare dal punto di vista economico con gli abbonati e con chi ha acquistato i biglietti – dice La Rosa – Ma adesso le priorità sono altre». Per esempio c’è da farsi trovare preparati all’assemblea dei soci prevista per domani pomeriggio alle 17. L’ultimo incontro sarebbe dovuto avvenire martedì, ma è saltato per l’assenza del referente regionale. Tra 24 ore si replica e stavolta dovrebbero esserci tutti. «Ovviamente abbiamo avviato un lavoro che va al di là del responso della riunione di domani – continua il presidente del Tsc -. Stiamo tentando di risolvere una serie di questioni che potrebbero darci respiro». C’è da ricevere, per esempio, quello che resta dei finanziamenti relativi al 2015: circa 300mila euro da Regione e ministero per i Beni e le attività culturali che potrebbero fare la differenza, se non nelle tasche dei lavoratori almeno nelle casse teatrali.
«Serve correre perché bisogna sbloccare il Durc, la certificazione dei versamenti contributivi», spiega Antonio Giardinieri, il responsabile sindacale della Cgil. Lavora allo Stabile da 26 anni e da che ricordi «non si sono mai fatti scioperi come questi, è la prima volta in assoluto che sospendiamo tutte le attività». Al numero di telefono della sala Verga rispondono i dipendenti che la occupano dal 17 aprile. Si danno i turni e dormono all’interno della struttura acquistata grazie a un mutuo. «I debiti dichiarati sono sette milioni – sostiene Giardinieri – Ma manca una programmazione che guardi al giorno dopo domani. Si devono mettere le basi per ripianare il disavanzo di bilancio e per salvare la grande tradizione teatrale di questa città». In che modo non spetta ai lavoratori dirlo. «In questa storia noi siamo le vittime, le parti lese di una faccenda in cui non si vede chiaro. Ci troviamo con le spalle al muro, senza vie d’uscita».
I cinque mesi di stipendio arretrati sono solo uno dei motivi per i quali il sipario rimane abbassato. «Gli spettatori sono informati di quanto è in atto e finché possiamo rispondiamo, dando tutte le spiegazioni che servono». Di risposte definitive, però, non se ne vedono. E ogni possibile decisione da parte dei dipendenti è rimandata a domani, dopo la riunione pomeridiana. «Al termine di quella, il presidente o il vicepresidente verranno in assemblea a raccontarci quello che è successo e a dirci cosa accadrà – conclude Giardinieri – Siamo in attesa. Uno stringe i denti fino a un certo punto, ma qui c’è gente a cui stanno portando via le case. La stagione 2015/2016 è quasi finita e si è fatta sulla nostra pelle, ora basta».