Spiagge libere, 170mila euro per decementificare Ma i parcheggi comunali in asfalto non si toccano

Playa senza cemento entro il 2020. È il progetto portato avanti dalla Regione Siciliana attraverso il demanio marittimo di Catania, che ha però fissato come traguardo realistico a quella data la decementificazione del 20 per cento. Un obiettivo da raggiungere con i privati e gli enti pubblici e religiosi, tra i quali un ruolo importante spetterà all’amministrazione comunale etnea, titolare della concessione per le spiagge libere numero due e tre. «Cerchiamo di dare l’esempio», dice a MeridioNews Rosario Puglisi, dirigente dell’assessorato all’Ecologia e ambiente di Catania. Ma le intenzioni del Comune non prevedono l’abbattimento della totalità delle strutture in cemento e asfalto sul mare. Come i parcheggi, che parecchi lidi privati hanno invece smantellato. 

È già stato presentato un progetto per la decementificazoine della spiaggia libera numero tre, «ma non prevede lo smantellamento di bagni e docce», precisa Santo Messina, funzionario che si occupa della Playa per il demanio marittimo. La sola struttura a essere buttata giù sarà «l’ingresso che separa l’arenile dal parcheggio». L’impegno economico previsto dal Comune «è di circa 150mila euro spiega Puglisi – Una spesa considerevole che impone tempi più lunghi per la messa in opera». E che avverrà solo il prossimo anno. «Finita la stagione balneare invece – continua il dirigente comunale – sarà demolito il casotto della spiaggia libera numero due». Il Comune ha già stanziato ventiduemila euro per «il trasporto a discarica dei materiali di risulta attraverso l’impiego di una ditta specializzata». Ma al demanio marittimo, che deve autorizzare questo tipo di operazioni, affermano di «non avere ricevuto alcuna comunicazione né alcun progetto». Nessun intervento, neanche alla spiaggia libera numero due, riguarderà le docce e i muretti costruiti in cemento.

Un discorso a parte riguarda i parcheggi in asfalto. Alla spiaggia libera numero due, col tempo, lo spazio destinato alle macchine era stato coperto dalla sabbia. A inizio della stagione balneare è stato spolverato e rimesso all’opera. Più ampia ancora è l’area di sosta che serve la spiaggia libera numero tre. Il Comune ha affidato la gestione di entrambi alla ditta Fraggetta e non ha intenzione di smantellarli come fatto invece «da numerosi lidi privati, che hanno ripristinato il fondo naturale», sostiene il demanio. «Non credo facciano parte della spiaggia in senso stretto – è la spiegazione di Puglisi, dirigente comunale che si occupa della faccenda – Presumo siano aree promiscue». Incertezze alle quali si uniscono quelle sul progetto, che il dirigente comunale afferma di «non conoscere bene, perché sono subentrato». A pesare sulla decisione, infine, sarebbero anche ragioni economiche. Perché «stanziare anche somme basse è un problema per le casse comunali», conclude Puglisi.

«Al di là delle proposte ricevute, potremmo decidere che tutto il cemento e gli altri materiali inquinanti debbano essere tolti e imporre al Comune di eseguire l’ordine», rispondono dal Demanio. Ma alla via della risolutezza, al momento, si preferisce il dialogo. «Basterebbe che l’amministrazione capisse che smantellare le opere in cemento costa meno che comprare e gestire quelle amovibili», in legno e altro materiale. Il motivo è che «le strutture permanenti vengono spesso vandalizzate e devono essere ripristinate, anche a fronte di costose riparazioni, per tornare agibili. Mentre quelle rimovibili – conclude Messina – possono essere conservate nei magazzini quando non servono».


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