Un fermo, eseguito la notte scorsa, e una persona che si è consegnata questo pomeriggio negli uffici della Squadra mobile, in via Ventimiglia a Catania. Sono gli ultimi colpi di scena sulla sparatoria avvenuta venerdì scorso in via Santo Cantone, nel rione popolare di Nesima del capoluogo etneo. Dentro un appartamento, al secondo piano, due […]
Sparatoria Nesima, fermate altre due persone. Tra le piste quella dell’esecuzione per un debito
Un fermo, eseguito la notte scorsa, e una persona che si è consegnata questo pomeriggio negli uffici della Squadra mobile, in via Ventimiglia a Catania. Sono gli ultimi colpi di scena sulla sparatoria avvenuta venerdì scorso in via Santo Cantone, nel rione popolare di Nesima del capoluogo etneo. Dentro un appartamento, al secondo piano, due persone sono state ferite a colpi di pistola in maniera grave e una di loro, il 27enne albanese Kastriot Ismailaj, due giorni fa è morta. Quest’ultimo era in compagnia del pregiudicato Carmelo Leonardi. Il 43enne è stato ferito al collo e poi ha cercato la fuga lanciandosi dal balcone, con la ringhiera che ha ceduto.
I pezzi di questa storia, complicata dall’inizio, sembrano mettersi al loro posto giorno dopo giorno. Di certo c’è che i feriti si trovavano dentro un appartamento popolare, a quanto pare occupato. Sul portone, la targa con il cognome Di Benedetto. Riferimento, secondo quanto appreso, a Giovanni Pasqualino Di Benedetto. Ossia, l’uomo che lunedì si è presentato in questura e che adesso si trova rinchiuso nella casa circondariale di piazza Lanza. Di Benedetto è accusato di omicidio e tentato omicidio e, durante l’interrogatorio di garanzia, si è avvalso della facoltà di non rispondere. Sulla scena del crimine, però, stando a ciò che è stato ricostruito finora dall’inchiesta, c’erano anche altre due persone. Secondo quanto appreso in esclusiva da MeridioNews si tratta di Pasqualino Ranno e Antonino Castelli. Il primo, classe 1994 e orbitante nel rione San Giorgio, è una vecchia conoscenza delle forze dell’ordine. Nel 2018 venne arrestato dopo una rapina a mano armata ai danni di un bar. Ranno entrò nell’attività commerciale e puntò l’arma contro il titolare ma, ad attenderlo, c’erano gli agenti della polizia.
Già noto alle forze dell’ordine anche Castelli. Nel 2017 venne arrestato perché ritenuto appartenente a una banda specializzata nei furti con l’utilizzo di auto per sfondare le vetrine dei negozi, le cosiddette spaccate. Castelli, Ranno e Di Benedetto, secondo quanto emerso, dopo la sparatoria di venerdì scorso sarebbero scappati a bordo di un solo scooter. Una fuga che, almeno in parte, sarebbe stata ripresa da alcune telecamere di sorveglianza. Da chiarire c’è però il movente. In un primo momento, era emersa la pista di una lite finita male per la gestione della casa popolare con l’albanese presente sul posto perché chiamato per effettuare alcuni lavori. Una ricostruzione tutta da verificare anche perché a prendere campo, ma sarà l’indagine a chiarire il tutto, è l’ipotesi che i due feriti possano essere stati convocati all’interno dell’appartamento con l’obiettivo di effettuare una sorta di esecuzione per una questione legata a un debito non saldato.