Giovanni Magrì ha da poco compiuto 23 anni. Dario Nizza è nato nell’estate del 1993, qualche mese dopo l’arresto del capomafia catanese Nitto Santapaola. Danilo Marsiglione sulla carta d’identità ha indicato il 1987 come anno di nascita. L’inchiesta Polaris, che ha smantellato il mercato della droga in via Stella Polare a Catania, ha acceso nuovamente i riflettori su Cosa nostra e sui ragazzi che avrebbero preso in mano la gestione degli stupefacenti per la storica famiglia Santapaola. Un esercito di giovanissimi con cognomi importanti, dal profilo che ricorda Gomorra e con un presunto capo poco più che trentenne, Andrea Nizza. Introvabile dal 2014 e successore di una dinastia di trafficanti di droga che ha trasformato il quartiere di San Cristoforo in una roccaforte.
Dario Nizza non veniva mai a contatto con la droga
A ritagliarsi un ruolo di protagonista in quelle strade sarebbe stato Dario Nizza, nipote del latitante. Un certificato penale immacolato ma per gli inquirenti braccio operativo del padre Salvatore mpapocchia, ultimo dei cinque fratelli di Andrea in libertà prima dell’operazione e con il presunto compito di coordinare lo spaccio di cocaina e marijuana in via Stella polare. Secondo i pentiti Davide Seminara e Salvatore Cristaudo, Dario Nizza non sarebbe stato affiliato con il rituale della pungiuta per volontà del padre che «preferisce tenerlo fuori». La sua presunta posizione di vertice deriverebbe, come si legge nell’ordinanza di custodia cautelare, dal fatto che «non veniva mai a contatto con la droga». Per sporcarsi le mani c’erano decine di pusher. Baby manovalanza pronta a essere sostituita «un minuto dopo i controlli da parte delle forze dell’ordine».
Sulle orme del padre si sarebbe ritagliato un ruolo anche il 23enne Giovanni Magrì. All’anagrafe figlio di Orazio, boss del quartiere Civita catturato nel 2013 in Romania mentre era latitante. In fuga da processi e accuse per numerosi omicidi. Nel 2014, durante un controllo dei carabinieri in via Vivaio, il figlio di Magrì prova ad avvertire uno degli indagati che aveva il compito di custodire la droga. Il tentativo però non funziona e, quando i militari sequestrano il telefonino dell’arrestato, gli trovano un sms inviato proprio da Magrì. Il testo per gli inquirenti non lascerebbe spazio a interpretazioni: «Aiutati. Vattini» (Sbrigati. Vai via, ndr).
Andrea Nizza ci diceva di girare in città con i motorini per dimostrare la nostra forza
Il supermercato della droga in quella che è definita la «migliore piazza di spaccio di Catania» avrebbe avuto invece come gestore del turno notturno Danilo Girolamo Marsiglione. Una sorta di «coordinatore delle operazioni di vedette e pusher», si legge nell’ordinanza. A lui sarebbe spettata la gestione di un foglio, nascosto dentro il telaio di una tenda da sole di una macelleria, con le annotazioni sia dei soprannomi dei nove pusher impegnati nel turno, ma anche quelle relative alle spese e agli incassi durante la giornata di lavoro. Una sorta di libro mastro dello spaccio in cui era «obbligatorio rendicontare tutto». Così nella lista finivano pure i soldi spesi per il carburante degli scooter e la voce «bar».
Tra le pagine dell’ordinanza c’è poi il racconto dell’ostentazione del potere da parte del clan diventato egemone in città. Non solo affari con la droga ma anche messaggi per i gruppi rivali su precisa indicazione di Andrea Nizza. Un compito semplice: sfrecciare a decine senza casco per le strade a bordo di scooter come T-Max e Honda Sh. «Ci diceva di organizzare questi atti dimostrativi per fare vedere agli altri gruppi che la famiglia Nizza è ancora forte nonostante gli arresti e la collaborazione con la giustizia del fratello Fabrizio – racconta il pentito Salvatore Cristaudo -. Siamo andati in giro per diversi quartieri tra cui Picanello, ma anche dagli Strano a Monte Po e dai Mazzei». La procura distrettuale antimafia ha assicurato che l’obiettivo è colpire tutti i clan per evitare che qualcuno possa godere dei vuoti che si vengono a creare dopo gli arresti senza però dimenticare il compito principale: arrestare Andrea Nizza. Da due anni latitante e con condanne per 50 anni di carcere ad attenderlo, seppur non definitive.
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