Che Catania sia al limite del collasso non è più un mistero, neanche per i media nazionali. Trascinate nellabisso centinaia di famiglie di lavoratori, come quelli delle cooperative socio-assistenziali, che ormai da nove mesi non percepiscono lo stipendio. Ecco la storia di Tina, una di loro
Sospesi nel vuoto
Signora Tina, per quale cooperativa lavora?
“Lavoro per il socio-sanitario Villa Regina”.
Di cosa si occupa esattamente? Qual è la sua mansione?
“Assistenza agli anziani ospiti nella nostra struttura”.
Ha coniuge con stipendio o il suo è l’unica fonte di sostentamento per la famiglia?
“Praticamente andavamo avanti quasi esclusivamente con il mio stipendio. Mio marito lavora saltuariamente come ambulante di frutta e verdura, ma i pochi soldi che guadagna non bastano. Soprattutto non è un reddito mensile sicuro”.
Ha figli da mentenere?
“Sì. Tre”.
Quanti anni hanno? Studiano?
“Il più grande studiava, ma è stato costretto ad interrompere perché non ci sono più i soldi. Gli altri due sono piccoli”.
Come è riuscita in questi mesi e come fa oggi ad andare avanti?
“Per i primi mesi abbiamo potuto contare sull’aiuto dei genitori e degli amici ma adesso neanche loro possono più sostenerci economicamente perché non ne hanno la possibilità. Abbiamo chiesto dei prestiti ma, a causa dei ritardi nell’effettuare i pagamenti delle rate mensili, siamo stati protestati. Rischiamo di perdere anche la casa. Siamo pieni di debiti. Purtroppo adesso siamo nelle mani degli usurai.
Ci siamo rivolti anche alle associazioni umanitarie e alla parrocchia. Ogni tanto ci danno degli aiuti, ma non me ne vergogno perché non so più che cosa dare da mangiare ai mie figli”.
Che cosa si aspetta per il futuro?
“Che ci diano i nostri soldi perché da nove mesi ormai non prendiamo lo stipendio. Siamo stanchi! Chiediamo di essere pagati, è un nostro diritto, e protesteremo finché non ci daranno delle risposte”.
Nel frattempo cosa farete?
“Continueremo a lavorare, come sempre. I nostri ospiti hanno bisogno di cure ed assistenza e non devono pagare per delle colpe che non hanno”.