«Domani ci vediamo, così facciamo il punto e mi dici come siamo combinati. Facciamo un piccolo briefing. Va bene?». Mancano quattro giorni al voto per le elezioni Comunali a Melilli di giugno 2022 ed è il candidato sindaco, ed ex assessore regionale, Pippo Sorbello – adesso finito ai domiciliari per scambio di voto politico-mafioso nell’operazione Asmundo – a chiedere un incontro per discutere dello sprint finale della sua campagna elettorale. L’uomo da convocare è Nunzio Giuseppe Montagno Bozzone, storico componente del clan Nardo (costola siracusana della famiglia mafiosa etnea dei Santapaola-Ercolano) che proprio a Villasmundo era stato catturato nel 2015 dopo una breve latitanza. Secondo quanto ricostruito nel corso delle indagini, tra i due ci sarebbe stato un preciso accordo a suon di promesse: procacciamento di voti in cambio non solo di soldi ma soprattutto dell’impegno per la scarcerazione anticipata del figlio di Montagno Bozzone, Antonino, detenuto nella casa circondariale di Caltagirone (nel Catanese).
Man mano che ci si avvicina al giorno delle urne, i contatti tra i due si intensificano. Quando il conto alla rovescia ha già superato il mese, Sorbello chiama Montagno Bozzone per informarlo degli incontri programmati con altri esponenti politici locali. «A quello già lo abbiamo piegato», risponde l’interlocutore per mostrarsi operativo. Quello stesso giorno, Montagno Bozzone senior va in carcere a trovare il figlio. Ed è lui a invitarlo a intervenire, anche in modo violento, nei confronti di chi critica l’aspirante primo cittadino. Di preciso ha in mente un uomo che ha pubblicato sui social dei commenti contro Sorbello. «Gli mandi a qualcuno oppure gli dici direttamente: “Mi ha detto mio figlio, non parlare e non mettere niente nei telefoni“». Interessato in prima persona alla vittoria elettorale, Antonino Montagno Bozzone già l’indomani chiama il padre (con un cellulare che in carcere non avrebbe nemmeno dovuto avere) per informarlo di avere provveduto da solo a recapitare le minacce: «L’ho chiamato e gli ho detto: “Appena so che pubblichi di quello, ti ammazzo“».
L’indomani è il padre a riferire al figlio della prosecuzione del suo impegno per la campagna elettorale. «Gli avevo detto che i voti glieli devono dare a Pippo Sorbello. Prima mi disse di sì, poi mi dice: “No, Pippo mi tratta male“. Cià avia a rumpiri tutti i corna (Gli avrei dovuto rompere tutte le corna, ovvero avrebbe dovuto aggredire l’uomo che non era intenzionato a mantenere la parola data, ndr)». Qualcosa comincia a scricchiolare e i toni entusiastici di qualche giorno prima – «Stiamo volando!» – si attenuano. Di pari passo, però, negli ultimi giorni prima del volto, cresce l’impegno. Durante una perquisizione degli inquirenti, in casa di Montagno Bozzone viene trovata una grande pila di volantini elettorali tutti dell’ex assessore regionale. Dopo incontri e chiamate con Sorbello che, per gli inquirenti, sarebbero serviti per pianificare gli ultimi step della campagna elettorale e per farsi illustrare le strategie politiche necessarie per vincere le elezioni (poi rivelatisi comunque fallaci, vista la sonora sconfitta contro Giuseppe Carta), i due cominciano a compulsare amici e parenti per chiedere voti.
Così si arriva al giorno delle elezioni, il 12 giugno 2022. Sorbello chiama il suo cercatore di voti: «Ora più tardino avvicina e ci vediamo. Tu fatti un giro e vedi com’è il fatto». Un invito a presidiare le vie di Melilli e Villasmundo per controllare l’andamento del voto di cui, però, Montagno Bozzone non ha certo bisogno: «Io già haiu na matina ca firriu ‘cca (Io sono in giro già da questa mattina, ndr)». Giri durante i quali avrebbe anche contattato diversi elettori per spingerli ad andare al seggio e tracciare il segno sul nome del suo candidato. Tanto impegno per nulla: la vittoria dell’avversario è schiacciante. E mentre Sorbello, impegnato a fare i conti con una pesante sconfitta, non risponde più al telefono, Montagno Bozzone non si dà pace. «Ti posso dire che con i voti scritti, saliva Pippo». L’interlocutore lo rassicura esonerandolo da ogni responsabilità che andrebbe, invece, addebitata all’aspirante primo cittadino. «Tu ti sei comportato bene, se ha perso non è colpa tua». Ma Montagno Bozzone non ci sta: «Lui aveva le carte in regola, te lo dico per davvero non per scherzo».
Con questa convinzione, si lancia in una disamina socio-politica sui massimi sistemi: «Purtroppo qua in Italia lo sai com’è la legge. Io che rubo una gallina, mi danno per mafioso. Quei porci grossi che danno le mazzette nelle raffinerie…». Una frase lasciata a metà ma che non lascia spazio alle interpretazioni: il riferimento è al neoeletto sindaco di Melilli Giuseppe Carta che, nel corso della sindacatura appena conclusa, aveva dovuto fare i conti con l’operazione Muddica e l’accusa di avere fatto parte di un sistema di appalti pilotati. «Nun cià ficimu a fare acchianari (Non siamo riusciti a fare eleggere, ndr) a Pippo Sorbello. Se acchianava iddru, qualche cosa cangiava (Se fosse stato eletto, qualcosa sarebbe cambiata, ndr)». A Montagno Bozzone proprio non va giù la disfatta di Sorbello che, intanto, dal briefing è passato al ghosting: «Io l’ho fatto, chi non sta facendo il proprio dovere è lui», lamentando il silenzio dell’ex partner d’affari.
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