La Regione taglia i fondi per l'azienda forestale. Per il 2012 a Catania solo tredici milioni di euro, un terzo rispetto all'anno precedente. A farne le spese sono i lavoratori che si occupano di prevenzione e manutenzione in provincia, anche nel parco dell'Etna. Che stamattina hanno bloccato via Etnea per protestare. A chi li accusa di non fare abbastanza e denuncia i passati sprechi, rispondono: «Dipende dai dirigenti, che ci fanno eseguire interventi inutili»
Sit in dei Forestali, a rischio 1500 posti «C’è tanto da fare, ma l’ente non se ne cura»
I forestali di Catania scendono in strada a reclamare il lavoro. Un sit in questa mattina davanti alla sede provinciale dell’azienda forestale, in via Etnea, contro la riduzione dei fondi regionali. A rischio 1500 posti di lavoro che, «se non si interviene immediatamente saranno tagliati entro la metà di luglio», spiega Gino Mavica, rappresentate Fli Cgil. Di questi, il 50 per cento dall’ispettorato forestale (con sede centrale a San Giuseppe La Rena) che si occupa dello spegnimento degli incendi. E il 70 per cento del personale dell’azienda forestale, addetta alla prevenzione.
«A fronte di circa 44 milioni di fondi spesi l’anno scorso, oggi la somma disponibile ammonta solo a 13 milioni. Il 30 per cento appena», racconta Mavica. «Avevamo un accordo con il governo regionale che garantiva ai lavoratori 100, 151 e 180 giorni di lavoro per categorie. Che per quest’anno sono stati già fatti», spiega. «Speravamo di consolidare questo risultato anche per il prossimo anno ma con solo 30 per cento dei fondi a disposizione non è possibile ed è saltato tutto». «Questo vuol dire che da qui al prossimo 15 luglio nei boschi non ci sarà più nessuno né per il controllo del territorio né per la pulizia che con l’aumento delle erbacce, specie nella stagione estiva, fa da detonatore per gli incendi», continua il sindacalista. «Siamo qui non solo per la salvaguardia del posto di lavoro, ma anche della sicurezza nel territorio. E’ una situazione disastrosa e il rischio che vada tutto in fumo altissimo».
Davanti la sede provinciale circa una cinquantina di forestali, uomini e donne. Tra loro anche il caposquadra del comune di Sant’Alfio, Alfio Priolo. «Lavoro nella forestale da trent’anni – racconta – e da giorno 13 sarò sospeso. Come me altre 28 persone nella stessa zona tra il Parco di Sant’Alfio e Piano Bello di Zafferana». Un taglio che «incide soprattutto sulla pulizia e il controllo del parco dell’Etna e delle campagne circostanti dove sono impiegate il 50 per cento delle forze forestali della provincia», spiega Mavica. Su tremila lavoratori, circa 1500 si occupano della pulizia e del controllo dei boschi del vulcano. Dati che, però, cozzano con la realtà constatata da chi in quel territorio svolge ogni giorno attività di salvaguardia e recupero volontari, come l’associazione Piuma Bianca che sull’Etna ha contato fino a 250 discariche abusive. Ma a chi contesta dei fondi eccessivi per un ente quasi inesistente sul territorio, i forestali rispondono rimandando l’accusa ai dirigenti. «Ci hanno fatto eseguire interventi inutili quando ci sarebbero tante cose da fare ammette Priolo – I boschi stanno morendo perché le piante hanno bisogno di interventi immediati. C’è una morìa della betulla. Il castagno dei cento cavalli è gravemente malato. Però nessuno ne parla e nessuno, nemmeno nell’azienda, se ne sta interessando».
Adesso, però, a preoccupare i forestali sono altre priorità. Il sindacato mantiene viva la speranza che la situazione possa essere risolta. «Alla Regione stanno gestendo una serie di fondi europei – dice Mavica – Su 350 milioni di euro circa, spendibili sulla carta ce ne sarebbero un centinaio. Ma i tempi burocratici sono incompatibili con l’emergenza da affrontare». Per venerdì è previsto un incontro alla Regione con il governatore Raffaele Lombardo e il nuovo assessore all’agricoltura Francesco Aiello. «Non possiamo rimanere senza lavoro. Questo è l’unico che abbiamo – conclude Priolo – Le tasse le dobbiamo pagare, i figli li dobbiamo mantenere. Se la situazione non si risolverà, inizieremo a fare proteste vere e proprie. Chiuderemo tutto».