La rete corruttiva che avrebbero messo in piedi gli avvocati Amara e Calafiore, per conto del gruppo Frontino, si sarebbe giovata anche di Giuseppe Mineo, ex giudice amministrativo, oggi docente nell'ateneo di Catania. Al centro della vicenda il centro commerciale Fiera del Sud e di 71 villette vicino alle mura dionigiane
Sistema Siracusa, il tentativo di pilotare anche il Cga La sentenza «già scritta» sulle villette in area tutelata
Non solo il centro commerciale Fiera del Sud, della società Open Land. La presunta corruzione dell’ex giudice del Consiglio di giustizia amministrativa siciliano, Giuseppe Mineo, avrebbe dovuto permettere anche la costruzione di 71 villette vicino alle mura dionigiane di Siracusa, in un’area tutelata per il valore archeologico e culturale. L’ultima scossa di assestamento del sistema Siracusa è arrivata ieri con l’arresto del 66enne ex giudice originario di Gela, docente associato di diritto privato all’università di Catania, nel corso di laurea di Scienze Politiche. Insieme a lui è finito dietro le sbarre anche l’imprenditore Alessandro Ferraro, collaboratore dell’avvocato Piero Amara, quest’ultimo regista dell’articolata rete corruttiva. È proprio grazie alle dichiarazioni rese ai magistrati da Amara e dal suo collega Giuseppe Calafiore che la Procura di Messina è riuscita ad andare avanti nelle indagini, entrando nel cuore dell’organo di giustizia amministrativa, dove Mineo ha ricoperto il ruolo di consigliere su indicazione politica, in particolare di Raffaele Lombardo, all’epoca in cui era governatore. Del Movimento per l’Autonomia il professore Mineo fu infatti uno degli ideologi.
Il giudice sarebbe stato a libro paga dei legali Amara e Calafiore e avrebbe agito nell’interesse del gruppo imprenditoriale Frontino, coinvolto sia nella costruzione di Fiera del Sud che in quella delle villette. In entrambi i casi, però, le opere hanno trovato l’opposizione di enti pubblici – per il centro commerciale si trattava del risarcimento chiesto al Comune di Siracusa per i presunti ritardi nel rilascio delle autorizzazioni, nel secondo era stata la Soprintendenza a imporre l’alt – e da qui la necessità di aspettare il responso del massimo organo di giustizia amministrativa in Sicilia. Ma Amara e Calafiore non avrebbero atteso con le mani in tasca. E avrebbero sfruttato la fraterna amicizia tra Mineo e l’ex presidente della Regione Giuseppe Drago, gravemente malato (e poi successivamente morto) che avrebbe avuto bisogno di soldi per curarsi in Malesia. Il tramite per i pagamenti è l’imprenditore Ferraro, sul cui conto, tra maggio e luglio 2016 finiscono 115mila euro da parte della società Ocean One Consulting. Ferraro già un anno fa è finito nelle carte della Procura di Messina, in particolare per il ruolo svolto nel piano, costruito sempre da Amara, finalizzato a ostacolare le indagini sulla multinazionale Eni.
«Amara, Calafiore e Ferraro – si legge nell’ordinanza di arresto – hanno avuto diversi incontri con Drago a Roma in via Veneto, finalizzati ad essere messi in contatto con Mineo per interloquire sulle due vicende amministrative. Mineo, per consentire all’amico di curarsi in Malesia, ha chiesto espressamente del denaro a Calafiore, per coprire le spese dell’intervento e del viaggio, pari a circa 115mila euro. Drago rappresenta, così, per Amara e Calafiore l’aggancio al’interno del CGA per raggiungere uno dei suoi membri ed ottenere il risarcimento dei danni nelle due vicende amministrative».
Ruolo determinante ricoprono i periti nominati dal Cga. In particolare, nella vicenda delle villette vicino alle mura dionigiane, viene nominato Vincenzo Naso, di professione ingegnere aerospaziale. È il marzo del 2015, al Cga non c’è ancora Mineo, ma Raffaele De Lipsis, altro giudice indagato anche nella vicenda trapanese dei trasporti marittimi dell’armatore Morace e sotto esame pure dal Csm della giustizia amministrativa, il Consiglio di presidenza nazionale. Il perito Naso – arrestato a febbraio nella prima parte dell’inchiesta sul sistema Siracusa, perché coinvolto anche nella vicenda della discarica Cisma di Melilli – quantifica in 240 milioni il danno da risarcire alla società Am Group, (riconducibile ai Frontino) a causa dello stop imposto dalla Soprintendenza ai Beni culturali. Amara ai pm messinesi ammette che la relazione di Naso «è stata pilotata, in quanto scritta da Calafiore». Quest’ultimo avrebbe persino abbozzato un’ipotesi di sentenza che avrebbe consegnato al giudice Mineo nel loro incontro di Roma.
Mineo deve fare però i conti con due fattori che ostacolano il progetto: il primo è l’interesse della Guardia di finanza di Messina che ha iniziato le indagini; la seconda sono i suoi colleghi nel consiglio di giustizia amministrativa. La camera di consiglio che deve decidere su Fiera del Sud e sulle villette a Siracusa infatti, nel febbraio 2016, non prende per buone le conclusioni del perito. Tuttavia la sentenza non arriva. Mineo, che è il consigliere estensore, prende tempo. Passa oltre un anno (i ritardi nel deposito delle sentenze gli costano una sanzione e salta pure la promozione al Consiglio di Stato inizialmente promossa dal governo Renzi) durante il quale il giudice, stando a quanto ricostruito dagli investigatori, «arriva a sovvertire il contenuto della camera di consiglio». Cosa che, a differenza di quanto avrebbe sperato Mineo, non sfugge al nuovo presidente del Cga, Claudio Zucchelli.
«La sentenza – scrive Zucchelli in un’email a Mineo il 22 maggio del 2017 – è stata da te rilasciata sulla mia scrivania del magistrato in data 3 aprile 2017. Ma io l’ho rinviata alla tua attenzione apportando sostanziali modifiche alla motivazione ed al dispositivo, che non corrispondevano a quanto deliberato nella camera di consiglio del 3 febbraio 2016 come da verbale». Per la vicenda Open Land Zucchelli segnala il ritardo nel deposito: «Essendo ormai trascorso un inaccettabile lasso di tempo – scrive ancora – ti comunico che non mi resta che interpretare la loro mancata redazione come tuo dissenso rispetto alla decisione del collegio, come per altro già evidenziatosi nella redazione della sentenza su menzionata, o come impedimento… e quindi sostituire l’estensore».
Oggi Mineo è tornato a insegnare Diritto privato all’università di Catania, mentre il Comune di Vittoria – che lo aveva nominato a capo del nucleo di valutazione dei dirigenti dell’ente e delle performance dell’amministrazione – ieri sera ha comunicato di averlo sospeso. Per i giudici di Messina, «le funzioni che attualmente Mineo è deputato a garantire, in particolare la delicata funzione di supervisionare la regolarità e correttezza dell’azione amministrativa, lo rendono particolarmente esposto al pericolo di addivenire ad altri accordi corruttivi», avendo «mostrato di essere avvezzo a una particolare professionalità nel delinquere, in spregio alla funzione pubblica ricoperta».