Sta collaborando con la giustizia Andrea Tranchina, il 18enne siracusano che, da sabato scorso, si trova nel carcere di Cavadonna con l’accusa di omicidio volontario aggravato in concorso di Pippo Scarso, l’anziano bruciato vivo all’interno della propria abitazione e morto dopo due mesi di agonia.
«Tranchina non si è mai avvalso della facoltà di non rispondere», spiega a MeridioNews l’avvocato Giampiero Nassi, difensore del giovane. Ha risposto alle domande del pm Andrea Palmieri nel corso dell’interrogatorio che si è svolto sabato pomeriggio in questura e poi anche ieri, durante l’udienza di convalida del fermo, al gip del Tribunale di Siracusa Carmen Scapellato «che ha riproposto le stesse domande del pm cercando di porre l’attenzione su alcune parti non chiare della ricostruzione dei fatti anche sulla base del materiale probatorio, come le riprese di telecamere della zona, che loro hanno a disposizione ma che io – dice il legale – non ho ancora visionato».
Il contenuto delle dichiarazioni rese dal ragazzo durante l’interrogatorio non è stato reso noto perché «potrebbe creare problemi sia alle indagini – spiega l’avvocato Nassi – che alla posizione processuale del mio assistito rispetto all’altro ragazzo coindagato che è destinatario della stessa ordinanza di custodia cautelare ma che ancora non è stato assicurato alla giustizia». Si parla della Polonia o degli Stati Uniti come possibili mete della fuga del 19enne Marco Gennaro «che si è volontariamente allontanato dall’Italia per cercare di evitare le conseguenze del suo gesto – commenta Nassi – anche se ormai ritengo che sia una questione di giorni, la mia sensazione è che il cerchio si stia stringendo anche sulla localizzazione di questo altro ragazzo».
Al momento nelle indagini sono coinvolte tre persone: Andrea Tranchina, Marco Gennaro – che attualmente si trova all’estero – e un terzo ragazzo, indagato a piede libero, partecipe alle molestie davanti all’abitazione del signor Scarso nei giorni precedenti ma che la sera fra l’1 e il 2 ottobre si sarebbe dissociato dall’iniziativa presa dagli altri due, preferendo fare una passeggiata a Ortigia con altri amici. «Andrea Tranchina ha raccontato dei fatti avvenuti quella sera in cui lui era presente ma le sue risposte – spiega il legale – non hanno pienamente soddisfatto né il pm né il gip che ha disposto la misura cautelare in carcere perché ritiene che vi siano elementi di non verisimiglianza in alcune parte del racconto».
Padre impiegato di banca e mamma casalinga, Andrea Tranchina proviene da una famiglia considerata per bene che, prima d’ora, non ha mai avuto a che fare con la giustizia penale. «Il ragazzo non è un mostro o un bullo di quartiere, ma sul suo comportamento – racconta il suo difensore – hanno inciso il coinvolgimento in comitive poco raccomandabili e una componente caratteriale un po’ debole». Inoltre, è possibile anche che i due giovani fossero sotto l’effetto dell’alcool o di qualche droga leggera.
L’avvocato Nassi sta lavorando sull’istanza di riesame della misura cautelare da presentare, entro il 31 dicembre, al Tribunale del riesame di Catania. «Questo – spiega – sulla base del fatto che ritengo che l’ipotesi del pericolo di fuga per il mio assistito sia assolutamente remota e poco concreta anche tenendo conto del fatto che il ragazzo non l’ha fatto, nonostante l’esempio dell’amico, in questi due mesi in cui ha continuato ad andare a scuola e a vivere in famiglia anche se con uno stato d’animo non positivo. Sabato pomeriggio in questura – conclude il legale – il ragazzo era poco lucido e sembrava una statua di ghiaccio, ma questi tre giorni che ha passato nel carcere di Cavadonna lo hanno fatto riflettere e ieri l’ho visto più presente a se stesso».
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