Si conclude il suo mandato alla guida della partizione Cgil che segue i lavoratori dei settori chimico, tessile, energetico, manifatturiero. Un periodo di gravi crisi come quella del laboratorio chiuso nel 2016 ma anche dell'azienda Cesame, pronta a rinascere. Al suo posto Jerry Magno
Sindacato, Giuseppe D’Aquila lascia Filctem Catania «La chiusura di Myrmex resta rammarico più grande»
Svuotamento della zona industriale, chiusure aziendali, scioperi, vertenze, assistenza e difesa dei diritti dei lavoratori, ma anche ricerca e innovazione. Si è conclusa con una relazione a tutto campo l’esperienza di Giuseppe D’Aquila alla guida della segreteria provinciale della Filctem Cgil di Catania, il ramo del sindacato che opera nei settori della chimica, del tessile, dell’energia e delle manifatture. Otto anni di impegno segnati dalla crisi internazionale che, con i suoi effetti devastanti, ha spazzato via imprese, intere filiere di produzione e messo in ginocchio il settore manifatturiero, modificando il tessuto industriale della città. «Durante il mio mandato abbiamo gestito fasi molto complicate – spiega D’Aquila – però il bilancio è paradossalmente positivo perché il nostro territorio ha enormi potenzialità che ancora oggi può esprimere. Bisogna però cambiare i concetti, le impostazioni e guardare all’industria 4.0 per valorizzare la ricerca e il rapporto con le nostre università di eccellenza. Ci vuole la volontà delle parti in causa che esprimono valore, autorevolezza e competenza». Al suo posto subentra Jerry Magno, 41 anni, da vent’anni attivo nel sindacato.
Un riferimento, poi, alla lunga storia della Cesame che, grazie a scelte complesse, strategiche e condivise con i lavoratori, rivedrà la luce dopo i lavori nello storico stabilimento alla zona industriale. «La rinascita della Cesame è dipesa anche dal nostro contributo, ed è la cosa che mi inorgoglisce di più di questa esperienza di direzione – prosegue D’Aquila – Hanno tentato di far fallire il progetto, ma non ci sono riusciti. Ha perso la cattiva politica, la burocrazia e chi ha tentato di speculare sulle persone e sugli immobili. Tra poco meno di sei mesi, invece, la fabbrica andrà in produzione e ottanta lavoratori esprimeranno tutto il loro valore nell’azienda che si sono riconquistati, questa vicenda è un esempio per il sindacato, per le istituzioni e per le imprese».
L’ottimismo si smorza di fronte alla spinosa vicenda legata alla vertenza Myrmex, il laboratorio di ricerca tossicologica oggi non più operativo, dopo il licenziamento di tutti i dipendenti. Un caso iniziato nel 2010 quando il colosso farmaceutico Wyeth-Pfizer, per improvvise esigenze legate alla riorganizzazione aziendale, dovute alla crisi del mercato del farmaco, decide di dismettere la sua partizione catanese. La società Myrmex, allora, acquisisce nel 2011 alla cifra simbolica di un euro il laboratorio di ricerca Pfizer con annessi 80 ricercatori. Operazione suffragata da una delibera della giunta regionale che garantiva l’occupazione dei lavoratori e che prevedeva, qualora si fosse dimostrata l’inadempienza dell’imprenditore, la restituzione dell’immobile con annesse attrezzature per poterli reimmettere sul mercato. Presupposti tutti disattesi che, dopo un secondo tentativo di salvare il centro – fallito nel 2013 – hanno portato l’azienda, nel febbraio 2016, a chiudere ponendo in mobilità i suoi dipendenti dopo due anni di cassa integrazione.
«Myrmex è il mio rammarico più grande – riflette D’Aquila, che lascia l’incarico per fine mandato, rimanendo comunque segretario regionale di Filctem Cgil – lo scempio più devastante che negli ultimi otto anni ha subito questo territorio. Era un centro di ricerca che non doveva andare via. Non bisognava avviare una speculazione ma, al contrario, garantire un intreccio tra lavoro, ricerca e università». Questa la via intrapresa dai ricercatori che, al fianco dei sindacati, hanno costituito una cooperativa per fermare quella che definiscono una manovra calcolata, investendo 13 mila euro per i costi della società e per l’acquisto di azioni del parco scientifico, diventandone soci.
«Ci preoccupa il silenzio delle istituzioni – aggiunge l’uscente segretario provinciale – ma non molleremo perché vogliamo sostenere dei lavoratori che hanno subito il furto della propria dignità, prima ancora che del posto di lavoro». Lavoratori e sindacati, peraltro, di recente hanno denunciato scelte poco chiare sulla possibile nuova acquisizione del laboratorio. Per motivi sconosciuti, ad alcuni operatori interessati, non sarebbe stato mostrato il centro ma soltanto una planimetria. Inoltre, sembra che il Consiglio nazionale della ricerche (Cnr) abbia nuovamente avanzato l’ipotesi di acquistare il laboratorio ma, secondo Filctem-Cgil, in un contesto speculativo che non terrebbe conto dei lavoratori. Anomalie che nei prossimi giorni, come annunciato durante l’incontro, porteranno a nuove proteste, a partire da un sit-in a palazzo Esa. Alla Regione sarà chiesto di sbloccare la trattativa e di impugnare la delibera che prevede la possibilità di rivendere l’azienda al prezzo simbolico di un euro una volta scaduti i termini di salvaguardia occupazionale.