Signori…è ora di giocare! I giocattoli dell’ “amore”

Nei mesi scorsi STEP1 si è occupato diverse volte di sesso (vedi gli articoli di Melania Mertoli sulla vita notturna e sexy della nostra città) ma l’argomento è sempre attuale. Il perché è presto detto: se c’è un settore in forte crescita infatti, è proprio quello del sesso. Passa il tempo, cambiano la moda e i costumi, l’economia mondiale vive una grave crisi economica, ma le “luci rosse” restano intramontabili e segnano fatturati incredibili.

Siamo andati a visitare per voi uno dei templi sacri dell’amore, un luogo in cui poeti di tutto il mondo hanno trovato le proprie ispirazioni, le proprie “muse”, ma anche luogo di cambiamento…a letto s’intende.
Al “Mutandina duck” sexy shop di Piazza Libertà a Catania, erotismo e pornografia ma anche divertimento e consigli. Facile incontrare professionisti affermati dare uno sguardo tra gli scaffali di infiniti film hard o scegliere un completino intimo accattivante per le proprie compagne. E perché no, chiedere consiglio a Giuseppe, dipendente del negozio, su come stimolare al meglio la sessualità maschile e femminile. Ed è proprio a Giuseppe, che gentilmente ci ha concesso l’intervista, che rivolgiamo alcune domande per capire meglio cos’è che spinge una persona ad entrare in tali luoghi.

Che età ha il cliente tipo?
L’età: è varia, va dal diciannovenne che fa scherzi per compleanni, come gadget erotici spiritosi, alla persona che cerca il film estremo. Ma ci sono anche ragazze che lavorano nelle discoteche, che fanno spettacoli e strip-tease utilizzando gli oggetti che vendiamo qui.

Cosa cerca il cliente?
Ci sono delle esigenze un po’ particolari, in quanto è un negozio che oltre a vendere gadget o normalissimi accessori di vestiario, vende anche i classici vibratori o degli audiovisivi hard. Vi sono molte richieste strane, a volte cercano solo degli oggetti per sfogare i propri desideri sessuali, negati dal proprio patner.

C’è un target di clientela nel tuo negozio?
Essendo molto varia la tipologia del cliente, può entrare la ragazza da sola e trova in ogni caso professionalità e riservatezza, può entrare la coppia, o l’uomo da solo.

Qual è l’oggetto più richiesto?
Vendiamo un po’ di tutto. Ci sono giorni in cui si vende qualche vibratore, qualche bambola gonfiabile, altri in cui vendiamo dei film, boom durante il periodo di matrimoni e addii al celibato; periodi, infine, in cui vendiamo solo abbigliamento.

Quale evoluzione ha subito l’immagine del sexy shop negli ultimi anni?
Fortunatamente la società si è evoluta nell’ultimo decennio e la situazione si è sdrammatizzata. Prima chi entrava qui era subito additato come una persona perversa, strana. Oggi si capisce che si può entrare qui anche solo per un aspetto spiritoso, perché si vede di più il connubio sesso-divertimento che prima non c’era.

Con quale stato d’animo entra il cliente?
Capita moltissime volte che si giustifichino assicurando che è la prima volta che entrano, che sono curiosi, che sono spinti da qualcuno. Questo tipo di problema ce l’hanno più gli uomini e non i giovanissimi. L’uomo, vale a dire, che va dai 30 ai 50 anni, questo perché secondo me ha meno capacità di adeguamento ai tempi che corrono.

E le donne? Soffrono anche loro di questa timidezza?
No, le donne loro coetanee sono più spontanee, più naturali, più disinvolte, più tranquille, non sentono il bisogno di giustificarsi e che entrare in un negozio del genere non è un dramma. Fanno shopping come in qualsiasi altro posto. Scherzano, ridono e si divertono. E poi mi chiedono di organizzare feste per l’addio al nubilato: strip-tease maschile e gadget divertenti per i partecipanti.

Nel tuo negozio non c’è solo materiale pornografico, vero? 
Assolutamente no. Vendo anche biancheria intima e scarpe con i tacchi a spillo. Poi ci sono una miriade di gadget. Dalle penne di forma “strana” agli accessori estremi. E poi aiutiamo chi ha problemi a letto: coadiuvanti sessuali per l’eiaculazione precoce e estensori del pene per chi ha problemi di dimensioni.

Che cosa ti ha spinto a lavorare per un sexy shop?
Mi è capitata un’occasione e l’ho colta al volo. Lo ritengo un lavoro come un altro, non giudico, non guardo. Per me oramai gli articoli qui esposti sono degli oggetti con dei codici. Tutto qui. Nemmeno mi accorgo più a volte di quell’oggetto che rappresenta il fallo maschile.

Secondo te, cosa spinge una persona ad aprire una catena di negozi come quella in cui tu lavori?
Il sesso è commercio. E con questo ho detto tutto.

Mirella Icaro

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