«Ho pagato per non avere problemi». Quello di Angelo Brunetti, titolare della Sicilsaldo srl fino al 2008 – quando a lui è subentrato il figlio Emilio – è un nome noto a più livelli. Come imprenditore, innanzitutto, per aver fondato nel 1994 a Gela un’azienda che si occupa di progettazione e costruzione in vari settori. Negli anni ha macinato milioni di fatturato e commesse importanti da multinazionali come Snam Rete gas del gruppo Eni e Agip. Adesso si occuperà – insieme alla società albanese Gener 2 – dei lavori preparatori di una delle più importanti infrastrutture energetiche a livello europeo: il Trans Adriatic Pipeline (Tap), gasdotto che porterà il metano dalla Grecia all’Italia, passando per l’Albania. Una prosecuzione della mega struttura che parte dall’Azerbaijan. Ma quello di Brunetti e della Sicilsando è un nome noto anche ai magistrati e alle forze dell’ordine. I Ros dei Carabinieri di Catania, nell’informativa contenuta nell’indagine Iblis, lo hanno definito un «imprenditore completamente soggiogato da Cosa nostra etnea».
Brunetti, negli anni trascorsi ai vertici della Sicilsaldo, non ha mai riportato condanne né imputazioni. Nel 2007 è stato indagato dalla Direzione investigativa antimafia di Caltanissetta per concessione illecita di subappalto con l’aggravante di aver favorito la mafia. Provvedimento poi archiviato. E per tre volte è stata persona offesa in altrettanti processi come vittima di estorsioni. Nel 2013, ad esempio, – nel processo Iblis sulle collusioni tra politica, mafia e imprenditoria nel Catanese – , quando secondo gli avvocati della difesa avrebbe piuttosto dovuto essere indagato per favoreggiamento. «Nel 2004, sentito dalla polizia giudiziaria, Brunetti non ha denunciato tutti i fatti o meglio non ha denunciato alcune persone – spiegava allora il pm etneo Antonino Fanara in aula – Ma ha poi ritrattato, diciamo così».
In quel processo, Brunetti stesso in aula ha raccontato di aver pagato un pizzo da 50 milioni a Franco Costanzo (condannato in appello nel processo Iblis abbreviato a 11 anni 8 mesi per associazione mafiosa), altri 60mila euro ad Alfio Mirabile, esponente della famiglia mafiosa catanese dei Santapaola, e altri 15mila euro a Rosario Di Dio (condannato in primo grado in Iblis ordinario a 20 anni per associazione mafiosa e considerato un boss locale). Anche per il tramite di Giovanni Buscemi e Massimo Oliva (condannati in primo grado nel processo Iblis ordinario a 12 anni per associazione mafiosa). Dall’altro lato, però, ci sono due foto che mostrano Brunetti a una cerimonia di famiglia a casa di Buscemi. «Non ho avuto mai litigi con i ragazzi, con Buscemi e Oliva ho avuto sempre buoni rapporti», spiegava lo stesso Brunetti in aula. La moglie, Maria Grazia di Francesco, inoltre, è proprietaria di una cantina di vini che sono stati venduti anche nel bar del distributore di benzina di Di Dio.
In un’indagine successiva sempre della procura di Caltanissetta, Brunetti viene citato per aver pagato più di 100mila euro ad esponenti di Cosa nostra di Gela e della Stidda, a partire dal 2003. Su di lui il collaboratore di giustizia Crocifisso Smorta ha detto in un verbale del 2009: «Presentatomi tempo prima dal Bevilacqua Giuseppe (imprenditore di Gela coinvolto in un’inchiesta per mafia del 2009, ndr) come un suo amico che poteva farci qualche regalo». Secondo una sentenza del 2010 del tribunale di Palermo, Brunetti avrebbe avuto rapporti anche con Salvatore Bisconti, esponente della famiglia mafiosa di Belmonte Mezzagno, in provincia di Palermo. «Io ho rapporti direttamente con il titolare, proprio con il titolare…», citando Gino, come viene chiamato Brunetti secondo gli investigatori.
Adesso Sicilsaldo spa è stata scelta insieme alla società albanese Gener 2 Sh.pK dei fratelli Bashkim, Ahmet e Astrit Ulaj «per la costruzione e la riqualificazione di strade di accesso e ponti in Albania», spiega la Tap. In vista della costruzione del gasdotto a partire dal 2016, dopo un bando lanciato dalla stessa Tap ad aprile 2014 «e proseguito con le valutazioni delle offerte delle aziende finaliste che soddisfacevano i rigorosi criteri di prequalificazione di Tap». La Gener 2, capofila della commessa, è una società nota in Albania, soprattutto grazie al successo imprenditoriale del suo amministratore Bashkim Ulaj. Il terzo uomo più ricco d’Albania secondo la classifica stilata dalla Foundation for Economic Freedom.
Gli uffici albanesi della Trans Adriatic Pipeline si trovano proprio all’Aba business centre di proprietà del noto uomo d’affari, tra le costruzioni più alte di Tirana. Ma l’edilizia è solo una dei settori dell’azienda, che spazia dal campo minerario ai trasporti, passando per il settore turistico, la gestione merci e lo smaltimento dei rifiuti, anche speciali. Tra i principali appalti vinti c’è quello per la fibra ottica in Albania. Adesso Gener 2 e Sicilsaldo si occuperanno di «oltre cento chilometri di strade lungo il percorso del gasdotto, la costruzione di due nuovi ponti e la riqualificazione di circa 50 ponti esistenti».
[Si ringrazia per la collaborazione Thimi Samarxhiu, giornalista di Top Channel TV a Tirana]
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