Cronaca

La Sicilia prima in Italia per cyberbullismo e baby navigatori. E c’è il nodo della presenza «truccata» sui social

Una drammatica escalation di atti sul web che cammina di pari passo con l’uso sempre più massiccio e «precoce» di chat, social media e servizi di messaggistica in cui potere postare di tutto: dai video alle foto fino agli insulti. Quello del cyberbullismo non deve essere letto con un fenomeno isolato ma sovrapponibile al bullismo nonostante alcune distinzioni. Una su tutte la distanza fisica tra vittima e carnefice. In Italia gli adolescenti vittime di cyberbullismo sono in media il 15 per cento. Numeri che vedono la Sicilia al vertice della classifica nazionale insieme a Campania, Lazio e Puglia. I dati sono quelli contenuti nella XIV edizione dell’Atlante dell’infanzia a rischio in Italia, dal titolo Tempi digitali, diffusi ieri da Save the Children. Un tema, quello del bullismo e del cyberbullismo, di stretta attualità in questi giorni dopo il caso del 13enne di Palermo che sabato scorso si è suicidato. Un gesto su cui i magistrati vogliono vederci chiaro e su cui stanno indagando con l’ipotesi di reato di istigazione al suicidio. Il ragazzino forse era vittima di bullismo con i suoi coetanei che lo avrebbero preso di mira e deriso per il suo presunto orientamento sessuale.

L’indagine di Save the Children mette in evidenza come i fenomeni di cyberbullismo siano in forte crescita nella fascia d’età 11-13 anni. «Tra le concause ci sono il possesso e l’uso sempre più anticipato dello smartphone – si legge nel rapporto – una presenza truccata sui social in cui si aggira il divieto di accedervi ai minori di 13 anni e infine la spinta della pandemia da Covid19 che ha portato anche i più piccoli in rete, sia per motivi di studio che per uscire dall’isolamento». Il 25,3 per cento degli studenti che hanno partecipato al sondaggio ha riportato di essere stato vittima di bullismo da parte di un pari età mentre il 7,9 per cento è stato vittima di cyberbullismo. Stando all’analisi dell’associazione i docenti sottostimano entrambi i fenomeni e ritengono che ne siano vittime soltanto il 6 per cento degli studenti e delle studentesse.

Una delle chiavi di lettura da non sottovalutare sono proprio i social network. Strumenti che hanno ridotto ulteriormente la conoscenza da parte degli adulti del mondo dei giovani, come sottolineato a MeridioNews anche da Marilena Salemi, la presidente dell’associazione Noi siamo dalla vostra parte nata a Palermo, nel febbraio del 2020, per contrastare il fenomeno del bullismo e del cyberbullismo. Ai social ha fatto riferimento anche don Salvatore Pistorio, il prete che ha celebrato il funerale del 13enne morto suicida nel capoluogo siciliano. «Questa società è cambiata – ha detto – questi social hanno cambiato la nostra vita». Il primo nodo è proprio quello dell’età. Stando ai regolamenti l’età minima per autorizzare il trattamento dei dati personali per iscriversi nelle piattaforme social è di 13 anni. Tuttavia TikTok, Snapchat e Telegram sono piene di bambini di 8­ o 9 anni che ne dichiarano 14, 15 o 16. Stando all’indagine di Save the Children il 43 per cento degli intervistati ha dichiarato di essere iscritto a più di tre social. La Sicilia si colloca tra i territori con la percentuale più alta di giovanissimi che fanno un uso problematico dei social media, preceduta però da Campania, Puglia e Calabria.

In Sicilia, stando ai dati del rapporto, il 69,3 per cento di bambini e adolescenti tra i 6 e i 17 anni utilizza internet tutti i giorni e lo fa soprattutto attraverso lo smartphone, mentre la media nazionale è del 73 per cento. Si abbassa sempre di più, inoltre, l’età in cui si possiede o utilizza uno smartphone, con un aumento significativo di bambini tra i 6 e i 10 anni che utilizzano il cellulare tutti i giorni dopo la pandemia: al Sud e nelle Isole la percentuale è passata dal 28,3 per cento al 42,8 per cento tra il biennio 2018-19 e il 2021-22. La Sicilia è anche la regione con più baby navigatori, ossia bambini di 11-15 mesi che vengono esposti a schermi per più di tre ore al giorno. Per la società italiana pediatria i bambini fino a due anni non dovrebbero trascorrere del tempo davanti gli schermi digitali. Da due a cinque anni meno di un’ora al giorno mentre dai cinque agli otto anni meno di due ore al giorno. Tutto, sempre, in presenza di adulti.

Dario De Luca

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