Sicilia al top per i matrimoni, ma dopo i 30 anni Aumentano anche i divorzi grazie a nuove leggi

I fiori d’arancio tornano di moda. Specialmente in Sicilia. A fotografare la tendenza in aumento dei matrimoni in Italia nel 2015 è un report dell’Istat che racconta che nel nostro Paese, lo scorso anno, sono stati celebrati 194.377 unioni, circa 4.600 in più rispetto all’anno precedente. Con una crescita del 2,4 per cento, si tratta dell’incremento più consistente dal 2008.

E la Sicilia, con un aumento del 6,4 per cento, è seconda solo al Piemonte. Cresce anche l’età degli sposi alle prime nozze – in media, lui 35 e lei 32 – quasi due anni in più rispetto al 2008 «forse anche condizionata – si legge nel rapporto dell’Istat – dal prolungarsi della crisi economica e dalla permanenza dei giovani nella famiglia di origine dovuta a molteplici fattori, tra cui: l’aumento diffuso della scolarizzazione e l’allungamento dei tempi formativi, le difficoltà che incontrano i giovani nell’ingresso nel mondo del lavoro e la condizione di precarietà del lavoro stesso».

A livello nazionale prosegue anche l’aumento dei matrimoni celebrati con rito civile ma, in questo, le Isole sono in controtendenza con solo il 20 per cento delle celebrazioni non religiose. Inoltre, mentre nelle regioni settentrionali in un matrimonio su cinque almeno uno dei due sposi è di cittadinanza straniera, nelle Isole solo il 5,9 per cento del totale delle nozze è di coppie miste. Se si considerano i matrimoni in cui entrambi gli sposi sono di nazionalità straniera, il dato cala ancora fino all’1,2 per cento.

Non è tutto rose e fiori, però. Bisogna fare attenzione alla crisi del 17esimo anno. Secondo il rapporto dell’Istat, infatti, la durata media del matrimonio al momento della separazione è di circa 17 anni e, nel 2015, sono in crescita anche le separazioni e i divorzi. In Sicilia, si parla di un aumento del 15,4 per cento relativamente alle separazioni, e del 18,7 per cento per il divorzio.

«Al boom dei divorzi – si legge nell’analisi – hanno contribuito due importanti variazioni normative in materia di separazione e di scioglimento delle unioni coniugali che, per la prima volta nel 2015, esplicano i loro effetti». Il riferimento è, da una parte, alla legge entrata in vigore nel 2014 tramite la quale i coniugi possono avvalersi di un iter più semplice, più rapido e meno oneroso dal punto di vista degli adempimenti procedurali rispetto al procedimento giudiziario; e, dall’altra, alla legge sul divorzio breve, entrata in vigore a metà del 2015, che ha accorciato da tre anni a sei mesi il periodo fra separazione e divorzio.

Fatte queste premesse, «non sarebbe corretta una lettura dell’aumento dei divorzi di termini di aumento della propensione allo scioglimento delle unioni coniugali», spiegano dall’Istat. Nelle Isole risulta più alta, con un 23,5 per cento, anche la quota degli assegni di mantenimento dopo la separazione per il coniuge che viene ritenuto economicamente più debole e per i figli.


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