Sicilia a perdere: dopo 153 anni siamo trattati da colonia

di Giacomo Comis

 

Il fatto più raccapricciante è che le cose, dopo 153, anni non cambiano. Oggi assistiamo ad un allontanamento della Sicilia dall’Italia sempre di più. Se in Sicilia ci sono stati tante dominazioni straniere, un motivo ci deve essere. Il motivo è chiaro: è la posizione geografica della Sicilia; essa si trova al centro del Mediterraneo e punta verso tre continenti.

Le recenti “primavere arabe” hanno aperto nuove prospettive di interesse verso nuove frontiere, con la possibilità i interscambi interessantissimi con questi paesi emergenti. Lo hanno capito i Cinesi i quali recentemente avevano avanzato delle proposte interessanti per lo sviluppo futuro della Sicilia. Nessuna regione Italiana ha un passato così fulgido come quello Siciliano. Comunque non voglio citare esempi a conferma di ciò.

Voglio solamente evidenziare che da quando la Sicilia è stata annessa allo Stato Italiano, è stata sempre trattata come “pezza da piede” e da allora e fino ai giorni nostri, le cose vanno sempre peggio.

La ferrovia TAV si ferma a Napoli;

i percorsi ferroviari di lunga percorrenza annullati (dal Nord verso la Sicilia e viceversa, bisogna cambiare a Roma);

i trasporti ferroviari con autovetture a seguito annullati;

l’aeroporto di Catania inadeguato per numero di passeggeri;

vie di comunicazioni su strade ferrate a binario unico;

strade di comunicazioni inadeguate;

più di una volta, le sovvenzioni EU destinati per la Sicilia sono impiegati al Nord;

il ponte sullo Stretto non si fa;

si importano prodotti agricoli dal Nord Africa, lasciando a marcire sulle piante quelli Siciliani;

la costituzione dell’Autonomia Siciliana del 1946 non viene rispettata nei suoi articoli più importanti;

in Sicilia sono installati (Priolo, Milazzo, Gela) stabilimenti per la conversione dei prodotti petroliferi (il 75% del fabbisogno) che hanno un impatto ambientale disastroso; ma la beffa maggiore sta nel far pagare ai Siciliani il costo maggiore che in tutta Italia dei carburanti;

la stangata più recente: l’Alitalia lascia la Sicilia, e questa è una grave perdita per il turismo Siciliano.

Ma fino a quando si possono sopportare tali trattamenti? Cosa fanno i vari senatori e deputali siciliani che si trovano al Parlamento? E’ mai possibile che non difendono lo loro terra d’origine? E i governanti della Regione siciliana cosa fanno?

Certo, si lamentano, mandano lettere di proteste al capo del governo o al capo dello Stato senza nessun risultato. Se invece questi governanti regionali avessero quegli attributi che spesso si nominano, farebbero delle azioni di ritorsione anche al limite della legalità. Per esempio: bloccare le raffinerie di petrolio. Niente più derivati del petrolio per nessuno, fino a quando le cose non prenderanno il verso giusto e in più, in Sicilia, per compensare l’inquinamento prodotto, i prodotti petroliferi devono essere commerciati senza l’aggravante delle tasse.

Solo così si riuscirà ad ottenere per lo meno un po di rispetto.


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