Si è conclusa poco dopo mezzogiorno la nuova udienza del processo nato dall'operazione che, a febbraio dello scorso anno, ha scosso la città dei cento campanili, coinvolgendo politici, professionisti e burocrati. Oggi è toccato ai difensori interrogare uno dei testi
Sibilla, in aula ex sindaco e dirigenti di Acireale Avvocati puntano a smontare le intercettazioni
Sguardi di intesa, smorfie, qualche cenno di assenso quando dal microfono arrivavano parole da usare come puntelli per rafforzare il convincimento della propria innocenza. Questa la sintesi della nuova udienza del processo Sibilla, sui molteplici casi di presunta corruzione che si sarebbero verificati nel Comune di Acireale – toccando parzialmente anche quello messinese di Malvagna – e che a febbraio dell’anno scorso portarono all’arresto, tra gli altri, dell’allora sindaco Roberto Barbagallo e di alcuni dirigenti comunali.
Nell’aula della terza sezione penale al piano terra di piazza Verga, il caldo ha accompagnato l’esame, durato circa due ore, di uno dei testi – il maresciallo della guardia di finanza in servizio ad Acireale Vincenzo Mastrangelo – da parte dei difensori degli imputati. Tanti i presenti: oltre a Roberto Barbagallo, accompagnato dalla moglie e dalle persone più fidate, hanno scelto di presenziare all’udienza anche gli ex dirigenti Giovanni Barbagallo e Salvatore Di Stefano, la consulente del Coni Anna Maria Sapienza e l’ingegnere Ferdinando Garrilli, ma anche Salvatore Leonardi della San Sebastiano srl, società che gestisce il cimitero acese. Sono alcuni dei volti di un’inchiesta variegata che ha travolto la città dei cento campanili pochi mesi dopo le elezioni regionali 2017.
Il riferimento alla tornata elettorale, secondo i magistrati, è fondamentale per inquadrare l’accusa di induzione indebita nei confronti di Roberto Barbagallo. L’allora primo cittadino, che ha trascorso un lungo periodo di detenzione nel carcere di piazza Lanza, tramite il luogotenente Nicolò Urso, anche lui presente in aula in tenuta più casual, avrebbe creato le condizioni per spingere due ambulanti, Salvatore e Sebastiano Principato, a cercarlo per un incontro che sarebbe servito a chiedere voti a favore del deputato Nicola D’Agostino (rimasto fuori dalle indagini). Il tutto in cambio di una possibile disponibilità a non calcare la mano nei controlli amministrativi sulle autorizzazioni in possesso dei commercianti. «M’aggiuva na cosa elettorale», disse Barbagallo mentre era intercettato dalla guardia di finanza.
I legali, tuttavia, ritengono di poter dimostrare come quella conversazione, letta nella sua completezza, getti una luce diversa sul dialogo tra l’ex sindaco e il vigile urbano. Stamattina un piccolo antipasto si è avuto quando uno dei legali di Barbagallo, l’avvocato Piero Continella, ha chiesto al maresciallo Mastrangelo se durante le indagini siano state fatte verifiche su l’attività di raccolta di cartone che avrebbe visto protagonisti gli ambulanti (entrambi imputati) in una fase in cui ad Acireale era già attiva la differenziata. «Non sono state fatti accertamenti di questo tipo», è stata la risposta del teste, che poi ha confermato di essere a conoscenza degli episodi incendiari che precedentemente avevano riguardato due auto di Barbagallo. Fatti che in un caso, ha ricordato l’avvocato Continella, avevano portato all’iscrizione nel registro degli indagati proprio di un ambulante.
Un altro momento particolare si è registrato nelle prime battute dell’udienza. A parlare in quel caso sono stati i legali degli imputati accusati essersi aggiudicati una serie di incarichi di consulenza e progettazione all’interno di una cornice fatta di corruzione e favori sospetti. Vicende per cui è imputato anche l’ex assessore allo Sport Giuseppe Sardo. Le difese hanno incalzato il teste sul criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa, rimarcando come essa non si limiti a valutare il prezzo più basso, come invece dichiarato in aula dal teste. La tesi della procura, comunque, è che gli incarichi siano stati concordati simulando delle licitazioni private.
Altre domande sono state poste in merito ai rapporti tra gli ex dirigenti comunali Barbagallo e Di Stefano. I due sono finiti nel mirino della procura etnea per fatti diversi: in un caso, tra loro, avrebbero concordato una strategia per garantire al primo di ottenere un risarcimento per danni che in realtà non sarebbero stati causati dalla tromba d’aria del novembre 2014. In cambio Di Stefano avrebbe percepito denaro per incarichi di collaudo che sarebbero risultati soltanto sulla carta.
Storie controverse su cui le parti si confronteranno nelle prossime udienze e che inevitabilmente chiameranno in causa le intercettazioni delle Fiamme gialle. Oggi, intanto, è stata accolta la relazione dei periti nominati dal tribunale per trascriverle. Alla lunga mole è stata aggiunta un’altra – un’ambientale intercettata sotto casa dell’ex sindaco Barbagallo – che non era stata segnalata agli esperti. Su richiesta dell’accusa, sostenuta dal pm Fabio Regolo, e con il consenso dei difensori il tribunale ha messo agli atti la trascrizione fatta in sede di indagini. La prossima udienza si terrà tra qualche settimana. All’ordine del giorno ci sarà il contro-esame del teste da parte dell’accusa e l’audizione di altri quattro testimoni.