Cronaca

Rabbia e lotta dopo lo sgombero del consultorio autogestito: «Il sindaco presiede l’ente proprietario, non può ignorarci»

«Lo sgombero? Una violenza inaudita». Tuonano a MeridioNews le parole di Lara Torrisi, pilastro del collettivo Non Una di Meno che si appoggia ai locali dello Studentato 95100 di via Sant’Elena sgomberati ieri dalle forze dell’ordine. Un intervento che ha coinvolto una cinquantina di agenti di polizia sigillando le strade con sette camionette. «Dalle 5 alle 9 di mattina ci hanno sequestrato i cellulari e non potevamo comunicare per chiedere sostegno. Sono stata costretta a urlare dal balcone – racconta la ragazza – venendo strattonata dai poliziotti che volevano impedirmelo, ho ancora i lividi». È arrabbiata la voce di chi cura l’immobile da sei anni, offrendo anche assistenza gratuita con il consultorio autogestito Mi cuerpo es mio. «Ieri dovevamo incontrare delle donne che necessitano aiuto», continua Lara, riferendosi ai colloqui psicologici e ginecologici e agli sportelli di ascolto contro la violenza di genere che si svolgono lì. Ma i locali di via Sant’Elena erano ormai anche un punto d’appoggio per gli studenti universitari idonei ma non assegnatari dell’alloggio Ersu: «Oltre dieci – racconta Torrisi – che dormono nello stabile non avendo alternative fornite dalle istituzioni».

L’attenzione si concentra sulla proprietà dell’immobile, affidata all’ente Biblioteche Riunite Ursino Recupero. «Il presidente dell’ente è il sindaco della città – spiega Torrisi – In questo momento, è quindi Enrico Trantino che ha dato il via allo sgombero senza chiedere alcun confronto». L’incontro con il primo cittadino è avvenuto nel tardo pomeriggio di ieri: «Alla nostra richiesta di spiegazioni – racconta l’attivista – il sindaco ha risposto che sapeva dello sgombero e che non vuole entrare nel merito della questione. Quel che conta, ci ha detto, è che un posto pubblico non può essere occupato in modo abusivo». Parole confermate dallo stesso Trantino, sempre ieri, in consiglio comunale. Un posto pubblicato, ma abbandonato da tempo. «Cosa se ne fa il Comune? – si chiede l’attivista – Questo posto lo abbiamo riaperto noi e riconsegnato alla città come bene di fruizione collettiva gratuita. E non a scopo di lucro, come credono al Comune».

Da anni il collettivo cerca un confronto con le istituzioni cittadine, senza risultato. Adesso, la richiesta di intervenire è rivolta anche all’Università di Catania, che ieri ha precisato in una nota di non aver avuto un ruolo nella vicenda né interessi nella proprietà della struttura. «Il rettore si è dissociato, non sapeva dello sgombero», racconta Torrisi. Evidenziando come l’ordinanza riporti la data del 6 novembre, quasi un mese prima dell’arrivo delle forze dell’ordine. «E in questo mese nessuno ci ha detto niente. Perché?». Per chiedere risposte e un incontro urgente con le istituzioni, da ieri è in corso un presidio permanente davanti lo studentato, ancora presidiato dalle forze dell’ordine. Mentre per domani 7 dicembre è prevista la manifestazione alle 19: un corteo lungo la via Etnea, dalla villa Bellini fino al palazzo comunale.

Chiara Gangemi

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