L'azienda, con sede alla zona industriale di Catania, sarebbe stata creata dopo i sigilli alla Catasped. Per non perdere le commesse il boss finito in manette nel blitz Camaleonte avrebbe intestato la nuova realtà al figlio di un suo collaboratore
Sequestrati beni per un milione di euro a Mario Strano Nel mirino anche società di trasporti con 17 automezzi
Sequestrati beni per
un valore di un milione di euro a Mario Strano. L’esponente del clan Cappello Bonaccorsi lo scorso giugno è stato arrestato nell’indagine Camaleonte. Strano, detto anche Acchiana e scinni per il suo passato da rapinatore in trasferta, è uno dei profili più influenti della mafia etnea, anche per i suoi trascorsi nella famiglia di Cosa nostra dei Santapaola-Ercolano. L’uomo, come emerso nell’indagine Camaleonte, avrebbe gestito un’articolazione della cosca con la complicità della moglie Anna Russo, la figlia Concetta e il compagno di quest’ultima Luigi Scuderi. Tutti finiti nei guai nell’operazione condotta dalla Squadra mobile.
Sigilli sono stati posti
a un immobile del centro storico, un autoveicolo e alla società Sc Logistica srl, operante nel settore dei trasporti, e al suo intero patrimonio aziendale costituito, tra l’altro, da 17 automezzi, tra semirimorchi e motrici. Il provvedimento è stato emesso dalla sezione Misure di prevenzione del tribunale su proposta congiunta del procuratore e del questore di Catania.
Agli atti del provvedimento odierno l’analisi economico-finanziaria dei patrimonialisti della divisione anticrimine e della Squadra mobile della questura sui beni sequestrati ha fatto emergere come gli stessi, fittiziamente intestati a terzi, erano riconducibili a lui. Dalle indagini è emerso che, dopo il sequestro della società Catasped, avvenuto nel 2017, per non perdere importanti clienti di alcune ditte del Nord, Strano avrebbe «suggerito di creare una azienda nuova», intestandola al figlio di un «collaboratore efficiente, creando di fatto la società sequestrata oggi».
In una intercettazione agli atti la polizia sente una delle intestatarie della società essere definita
come una segretaria. In altra circostanza la donna «manifestava l’intenzione di volersi dimettere dall’impiego dopo un rimprovero ricevuto da Strano, e, sentendosi offesa, affermava che «non valeva la pena correre quei rischi per 900 euro». Inoltre è emerso che lui stesso impartiva direttive, anche attraverso familiari, anche sull’assunzione di operai fino a pochi giorni prima del suo arresto.