«A Catania le persone senzatetto hanno possibilità di scegliere», dice con amara ironia a MeridioNews Francesca Di Giorgio del Centro Astalli «solo in quale strada della città provare a sistemare i loro rifugi di fortuna. E manco sempre. Con il rischio di essere sgomberati, ma senza alternative». Questo perché nel capoluogo etneo non c’è un […]
Foto di Marta Silvestre
A Catania manca un dormitorio per i senzatetto: il nuovo bando, tra le speranze dell’assessore e i dubbi delle associazioni
«A Catania le persone senzatetto hanno possibilità di scegliere», dice con amara ironia a MeridioNews Francesca Di Giorgio del Centro Astalli «solo in quale strada della città provare a sistemare i loro rifugi di fortuna. E manco sempre. Con il rischio di essere sgomberati, ma senza alternative». Questo perché nel capoluogo etneo non c’è un dormitorio pubblico che possa ospitare i clochard. Il progetto comunale si è concluso, già in proroga, il 31 gennaio e adesso si attende il 4 aprile per l’apertura delle buste di un nuovo bando scaduto il 31 marzo. Le speranze dell’assessore ai Servizi sociali del Comune di Catania Bruno Brucchieri, però, non sono condivise dalla rete di associazioni che, anche dopo averlo incontrato, continuano a parlare del dormitorio a bassa soglia come di un «progetto incompiuto che lascia le persone per strada, senza alcun riparo e in condizioni di grave disagio».
Il dormitorio pubblico La Meta di via Federico Delpino a Librino non esiste più. Inaugurato nell’aprile del 2022, con due anni di inerzie e ritardi sul cronoprogramma, il bene confiscato alla mafia non ospita più i clochard già dallo scorso novembre. «Erano necessari dei lavori – spiega a MeridioNews Claudia Pasqualino, la responsabile del coordinamento dei progetti della cooperativa Mosaico (centro di prossimità della fondazione Ebbene) che ha gestito anche quella struttura – così il progetto Oltre la meta è stato spostato in via Filippo Eredia (nel quartiere di Nesima Superiore), per accogliere fino a 50 persone». Un servizio che è rimasto attivo, con una proroga, fino al 31 gennaio. «Quando si è concluso, le persone sono state dimesse in protezione». Qualcuno ha trovato riparo in dormitori privati (come la Locanda del samaritano o la Casa della speranza), altri sono stati trasferiti in residenze sanitarie assistenziali (Rsa), in case di riposo o in alloggi del sistema di accoglienza e integrazione (Sai). Un ex senzatetto ha trovato un lavoro con un alloggio e «solo tre persone – afferma Pasqualino – sono tornate in strada».
Tre in più di quelle che ci erano rimaste o che si sono aggiunte, nel frattempo. Questo perché, dall’1 febbraio, i locali di via Eredia ospitano il Pronto intervento sociale. Un nuovo progetto comunale che, come spiega Pasqualino al nostro giornale «prevede la gestione non di casi cronici, ma solo acuti». Insomma, di situazioni di emergenza-urgenza con un’accoglienza possibile fino a un massimo di trenta giorni. Giusto per fare un esempio, sarebbe stato il caso degli sfollati dell’esplosione di gas di San Giovanni Galermo. In pratica, lì per i senzatetto non c’è più posto. E non ce ne sono nemmeno altrove. Le strutture di via Stazzone (sei appartamenti con 42 posti letto), infatti, sono stati affittati a un’associazione e anche gli immobili di piazza Macchiavelli (dieci posti letto) non ospitano più chi non ha un tetto sotto cui stare. «In questa situazione, c’è di più: quella del 31 marzo – lamenta di Giorgio – è stata l’ultima notte in cui 12 persone hanno potuto usufruire dell’accoglienza negli spazi dei gesuiti in via Pantano. Chi non ha trovato autonomamente una situazione alternativa, infatti, sarà in strada».
Questo perché la struttura dei religiosi – un unico enorme salone con 13 posti letto – non è stata riconosciuta idonea dal Comune per accogliere i senzatetto per più di tre mesi. «Dopo questo periodo, durante il quale sono stati accompagnati in progetti di integrazione sociale – sottolinea Di Giorgio del Centro Astalli – non possono pensare di tornare alla loro vecchia vita». E, invece, dovranno. Insieme a molti altri. E non si sa ancora per quanto. «Quello della scorsa settimana con l’assessore Brucchieri – dice al nostro giornale Giusy Milazzo, la segretaria del Sunia – è stato un incontro interlocutorio: un inizio sicuramente positivo che, però, non ha ancora portato a risultati concreti». Di fronte alle rete di associazioni, il componente dell’amministrazione qualche impegno lo ha preso: «Organizzare un tavolo tecnico per un confronto permanente sul tema – riferisce Di Giorgio – con associazioni, Comune, Asp e prefettura; verificare l’utilizzo provvisorio della struttura di via Eredia e accelerare le pratiche della gara per il nuovo dormitorio che – aggiunge – lascia qualche perplessità, a partire dal fatto che dovranno essere i partecipanti a fornire i locali». Non resta che aspettare e, come ha detto a MeridioNews l’assessore ai Servizi sociali «sperare che non ci siano richieste di documentazione da integrare e che si possa partire immediatamente per fornire un servizio indispensabile».