Il giudice per l’udienza preliminare del tribunale di Marsala ha rinviato a giudizio il 63enne Ernesto Favara. L’uomo, originario di Castelvetrano, è accusato di avere ucciso a coltellate la moglie 29enne Maria Amatuzzo nella loro abitazione di Marinella di Selinunte (nel Trapanese) il giorno della vigilia di Natale dell’anno scorso. Il giudice non ha escluso nessuna […]
Selinunte: uccise la moglie di 29 anni a coltellate, rinviato a giudizio un 63enne
Il giudice per l’udienza preliminare del tribunale di Marsala ha rinviato a giudizio il 63enne Ernesto Favara. L’uomo, originario di Castelvetrano, è accusato di avere ucciso a coltellate la moglie 29enne Maria Amatuzzo nella loro abitazione di Marinella di Selinunte (nel Trapanese) il giorno della vigilia di Natale dell’anno scorso. Il giudice non ha escluso nessuna aggravante contestata.
La difesa di Favara, rappresentata dall’avvocata Margherita Barraco, ha sollevato alcune eccezioni sulla contestazione delle aggravanti, richiedendo una nuova perizia psichiatrica. Alle eccezioni si sono opposti sia la pm Stefania Tredici che tutte le parti civili. Il gup ha rigettato tutte le eccezioni. L’avvocata Barraco ha richiesto il rito abbreviato ma è stato ritenuto inaccettabile viste le aggravanti contestate. La prima udienza, in Corte d’Assise a Trapani, si terrà l’8 gennaio. Le parti civili sono assistite dagli avvocati Vito Daniele Cimiotta (per i parenti di Amatuzzo), Roberta Anselmi e Marilena Messina (associazioni contro la violenza sulle donne).
Qualche mese prima di essere uccisa, Maria Amatuzzo aveva lasciato il marito (attualmente sotto processo al tribunale di Marsala per maltrattamenti familiari) ed era andata a vivere con un altro uomo. Il 24 dicembre dello scorso anno, la donna sarebbe stata attirata con un pretesto da Favara nella sua abitazione di Marinella di Selinunte. «Vieni a prenderti il cappotto, io non sarò a casa», le avrebbe detto il 63enne. Quando, però, la 29enne entrò nel garage venne subito accoltellata. Dall’autopsia è emerso che i fendenti sarebbero stati 28, inferti in varie parti del corpo. Favara venne arrestato poco dopo il delitto per strada dai carabinieri con in mano il lungo coltello ancora sporco di sangue. Tra le cinque aggravanti contestate dall’accusa, anche i futili motivi (gelosia), la premeditazione e la crudeltà. Dopo avere inferto i colpi letali, infatti, l’uomo avrebbe continuato ad accoltellarla.