C’è un nuovo caso Cannes alla Regione Siciliana. Sotto la lente di ingrandimento, questa volta, è finito SeeSicily. Il piano di promozione ideato dal governo quando il presidente era ancora Nello Musumeci con l’assessorato al Turismo guidato allora da Manlio Messina. Una campagna che «si è rivelata un flop. E non solo perché lo stiamo dicendo noi», puntualizzano i cinquestelle nel corso della conferenza stampa di questa mattina. In effetti, a farlo notare è stato un documento dell’Audit, l’ufficio speciale autorità dei programmi cofinanziati dalla Commissione Europea alla Regione Siciliana, che ha riscontrato delle «irregolarità con impatto finanziario». Un progetto nato in epoca di emergenza Covid per attrarre turisti in Sicilia (anche allettati dalla promessa di una notte gratis per chi fosse rimasto sull’isola per almeno tre giorni), SeeSicily si è presto trasformato – con una importante rimodulazione economica – in una campagna pubblicitaria. Senza che nessuno dei due obiettivi sia stato raggiunto. Dei 75 milioni di euro stanziati, solo l’1,6 per cento è stato utilizzato per i voucher e la comunicazione sulla promozione turistica, non solo non pare abbia fatto centro, ma sarebbe stata portata avanti con diverse irregolarità nelle procedure.
A fare emergere le violazioni, in particolare quelle che riguardano il codice degli appalti, è stata un’attività ispettiva di Audit partita dalla richiesta del deputato regionale del M5s Luigi Sunseri che oggi ha annunciato che «i controlli non sono ancora finiti» e che, quanto venuto a galla, verrà presentato con un esposto alla Corte dei Conti. In particolare, i controlli hanno riguardato 2 milioni e 720mila euro di spese sulla comunicazione di SeeSicily. «Di questi – sottolinea Sunseri – un milione e 400mila euro sono stati tagliati». E questo perché ci sarebbero state delle violazioni del codice degli appalti da parte del dipartimento del Turismo, ma non solo. Stando a quanto rilevato dall’Audit, nell’ambito delle campagne pubblicitarie in tv e sui giornali, non sarebbero stati definiti: la progettazione dell’intervento, la programmazione dei servizi da acquistare per l’attività di promozione, gli obiettivi specifici da raggiungere, il costo delle singole attività, le procedure amministrative da attivare ai sensi del Codice degli appalti. «In assenza di una pianificazione e dei relativi atti progettuali- si legge nel documento – si è proceduto di volta in volta ad acquistare diversi servizi di comunicazione attraverso distinte procedure di affidamento. Non si esclude – aggiungono da Audit – che il dipartimento abbia proceduto sempre mediante affidamenti diretti». Cioè senza bandi di gara.
Spot pubblicitari, promozione di grandi eventi con puntate dedicate, speciali e cartoline all’interno di programmi sarebbero stati gli strumenti (che promettevano di essere innovativi) per promuovere il turismo in Sicilia. Il dipartimento, però, deciso di affidare tutto a Rai Com e Pubblitalia ’80 (concessionari esclusivi per la pubblicità sui network televisivi Rai e Mediaset) per quanto riguarda le tv e a Mediamond, Cairo Rsc Media e Monzoni per la carta stampata. Escludendo, così, di fatto altre emittenti televisive e giornali presenti sul mercato. «La scelta – si legge nella relazione di Audit – non appare giustificata» e, anzi, determina una violazione del codice degli appalti. Oltre a questo, dai controlli è emerso che dietro la campagna non ci sarebbe stata nemmeno «una progettazione dell’attività di promozione nel suo insieme»: non sarebbero infatti stati precisati il tipo di materiale ritenuto più idoneo, il tempo dei passaggi tv, la tipologia di programma televisivo più adatto allo scopo, le fasce orarie più idonee. Motivo per cui sarebbero venuti a mancare «i criteri di economicità, efficacia, imparzialità, pubblicità e trasparenza». Tra l’altro con una procedura fatta per singoli affidamenti tramite un «frazionamento artificioso del valore dell’appalto». Per questo è stata chiesta, in entrambi i casi, la rettifica forfettaria del 25 per cento per l’esercizio contabile in corso. In più, da Audit chiedono direttamente al dipartimento di «verificare se anche altre operazioni facenti parte dell’attività di promozione SeeSicily presentino stesse criticità e analoghe criticità».
«Quando parliamo di criticità su SeeSicily, in realtà – afferma Sunseri – ci stiamo andando anche cauti. Il punto è che dietro l’assessorato al Turismo c’è un sistema che è stato militarizzato dal partito Fratelli d’Italia che pretende di continuare a gestirlo come ritiene più opportuno». Dopo Manlio Messina (che oggi è vicecapogruppo vicario di Fratelli d’Italia alla Camera) e il caso Cannes (con il finanziamento – poi revocato – di 3,7 milioni di euro a una società lussemburghese per organizzare eventi di promozione dell’Isola al festival del cinema), il presidente della Regione aveva nominato un altro assessore al Turismo di Fratelli d’Italia Francesco Scarpinato. Adesso la delega è di Elvira Amata, sempre dello stesso partito. «La richiesta che facciamo al presidente Renato Schifani – dice il referente regionale del M5s Nuccio Di Paola – è che la smetta di essere ancora complice di questo sistema e abbia un sussulto di dignità per prendere le distanze dal governo Musumeci». Un appello condiviso dal capogruppo all’Ars del M5s Antonio De Luca che si chiede se Schifani sia «prigioniero della necessità di lasciar mantenere quell’assessorato a Fratelli d’Italia o libero come dovrebbe essere un presidente di Regione. I siciliani – conclude – hanno diritto ad avere una classe politica onesta e che appare anche tale».
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