Il premier da Milano ha confermato che nelle prossime ore i 47 migranti ospitati da giorni a bordo della nave della ong tedesca potranno mettere piede in Italia. Difficile che sbarchino a Siracusa, dove la macchina dell'accoglienza non è pronta
Sea Watch, Conte annuncia via libera allo sbarco «Grazie a paesi amici». Attesa per scelta del porto
Adesso è ufficiale. Il governo italiano ha dato l’ok allo sbarco della nave dell’ong Sea Watch. A dare la notizia è stato il presidente del consiglio, Giuseppe Conte, nel corso di una conferenza stampa a Milano. «Tra qualche ora inizieranno operazioni di sbarco dalla Sea Watch. Si è aggiunto anche il Lussemburgo alla lista di Paesi amici che hanno risposto al nostro invito. Non so se altri si aggiungeranno altri. Siamo sette paesi», ha detto il premier. «Missione compiuta! – ha detto poco dopo il ministro Matteo Salvini – Ancora una volta, grazie all’impegno del governo italiano e alla determinazione del Viminale, l’Europa è stata costretta a intervenire e ad assumersi delle responsabilità». I Paesi, stando a quanto comunica il Viminale, sono Francia, Portogallo, Germania, Malta, Lussemburgo e Romania.
Le affermazioni di Conte sono rapidamente finite a Siracusa, dove in prefettura nelle ultime ore si è tenuto una riunione in attesa di segnali dal Viminale. Gli attivisti che negli ultimi giorni hanno presidiato la costa siracusana chiedendo lo sbarco dei migranti e i giornalisti si sono spostati nel porto rifugio, con striscioni e strumenti musicali. Suonano chitarre, violini e bonghi i giovani studenti dell’Inda di Siracusa sulla riva del porto rifugio mentre un presidio di manifestanti attende di conoscere i tempi, i luoghi e le modalità dello sbarco oramai annunciato da ore dalle autorità. Emergency, l’Arci, Legambiente e altre associazioni e cittadini hanno portato sulla costa gli striscioni che hanno accompagnato questi giorni di manifestazioni. Gli occhi sono tutti puntati sulla Sea Watch. Che twitta: «Dopo 12 giorni di vergognoso stallo, lo sbarco dei 47 naufraghi a bordo sembra imminente. Aspettiamo comunicazioni ufficiali».
Tuttavia non è ancora chiaro dove la nave attraccherà. Non è escluso, infatti, che si scelga un porto diverso per effettuare le operazioni di sbarco. Tra le ipotesi in campo ci sarebbero Catania, Pozzallo e Messina. Al momento la Capitaneria di Siracusa non ha ricevuto alcuna comunicazione ufficiale, peraltro nel porto aretuseo non sarebbero pronti i servizi necessari all’accoglienza. L’ultimo sbarco a Siracusa risale al 2013. Discorso simile ad Augusta dove di recente è stato chiuso l’hotspot. Ma ci potrebbero essere strascichi giudiziari anche per l’equipaggio della nave. «Auspichiamo – ha detto Salvini – che, in base alla documentazione raccolta, venga aperta un’indagine per fare chiarezza sul comportamento della Ong».
Intanto, a proposito di ricollocamenti, da Malta arriva un’accusa all’Italia su un altro salvataggio, quello del 9 gennaio scorso sempre a bordo della Sea Watch. In particolare il premier maltese Joseph Muscat ha precisato all’agenzia Agi che «l’Italia è l’unico Paese che non ha ancora avviato l’iter con Malta per il trasferimento della quote di migranti salvati a bordo della Sea Watch il 9 gennaio scorso. Ancora non abbiamo avuto alcun contatto col Viminale, spero sia solo una questione tecnica e non politica da parte del governo italiano – ha auspicato Muscat – perché gli altri Stati membri che avevano preso l’impegno lo hanno mantenuto».
Da Milano Conte si è pronunciato anche in merito alla questione Diciotti e alla richiesta del tribunale dei ministri di processare Matteo Salvini per il reato di sequestro di persona, in seguito alla decisione ad agosto scorso di tenere ferma la nave della guardia costiera al porto di Catania, con a bordo 177 migranti, come mossa per spingere gli altri paesi Ue a farsi avanti. «Una vicenda che va inquadrata in una politica specifica che il governo sta portando avanti nel campo dell’immigrazione – ha risposto Conte ai giornalisti -. Il caso non va letto isolatamente».
La decisione del Senato chiamato a esprimersi sulla richiesta dei giudici, e nello specifico a stabilire se Salvini abbia agito nell’interesse o meno dello Stato, potrebbe fare vacillare la stabilità del governo Lega-M5s. I Cinquestelle, infatti, fino a ora – e a esclusione di alcuni parziali cambiamenti di posizione come nel caso dell’ex parlamentare Alessandro Di Battista – hanno dichiarato di volere votare a favore pur dicendosi pronti a sostenere all’interno del processo. Una scelta che Salvini, alla luce di quanto dichiarato ieri, potrebbe non gradire: il capo del Viminale, che nei mesi scorsi ha più volte ripetuto di non temere i tribunali, ieri ha sottolineato che, a suo avviso, Palazzo Madama non dovrebbe dare l’autorizzazione. A riguardo il premier ha preferito non fare previsioni. «Non mi aspetto nulla e non mi sostituisco ai senatori che dovranno votare, non voglio metter fretta a nessuna ma non c’è nessuna preoccupazione rispetto alla stabilità del governo». Propensione alla calma che in mattinata era emersa anche da ambienti vicini a Salvini. «Il vertice si è svolto in un clima disteso, gli equilibri dell’esecutivo non sono a rischio».