Se gli “Aquiloni della mente” sono i libri, leggere aiuta a volare

C’è solo una libreria nella città che diede i natali a Jacopo da Lentini, inventore del sonetto ai tempi della corte di Federico II di Svevia. Una sola, che è anche cartoleria, edicola, che vende libri per la scuola, e tante altre cose. Una sola, anche se il cerchio si allarga alla vicinissima Carlentini. Siamo nella profonda provincia nord di Siracusa e il comprensorio conta circa 40000 abitanti. Dunque di libri se ne leggono pochi. O si vanno a comprare a Catania. Poi c’è internet e la tv, e l’andazzo generale è quello che è: l’immagine vince sulla parola scritta. Per cercare di ridare (anche simbolicamente) importanza alla lettura, da ben cinque anni, al 4° Istituto Comprensivo “G.Marconi” di Lentini si fanno volare alti “Gli Aquiloni della mente”. Ben sei le scuole coinvolte quest’anno: l’istituto comprensivo di Ripi in provincia di Frosinone, gli istituti comprensivi di Licodia Eubea, di S.Michele di Ganzaria e di Palagonia in provincia di Catania, il 3° istituto comprensivo di Carlentini in provincia di Siracusa e il “G.Marconi” di Lentini che organizza.

“Gli Aquiloni della mente sono i libri – ci spiega il dirigente scolastico della ‘G.Marconi’ Armando Rossitto. I ragazzi di oggi non leggono più o leggono molto poco. In Italia come in tutto il mondo. Gli aquiloni della mente è un’iniziativa culturale che è stata pensata per suscitare il piacere e il desiderio della lettura. E’ un progetto in rete con altre scuole. Un vero e proprio percorso di eccellenza oltre il curriculare: più cultura, più sapere come valore aggiunto in campo educativo. Se si vogliono cittadini capaci di leggere e pensare criticamente occorre cominciare dalle scuole”.

Ecco dunque che ai ragazzi vengono consegnati i libri da leggere e una sciarpa gialla simbolo del potere di giurati conferito loro durante una cerimonia solenne che si svolge alla stessa ora e nello stesso giorno in tutte le scuole coinvolte nel progetto. In un mese i ragazzi delle medie devono leggere quattro romanzi, i bambini delle elementari tre. Vengono costituite tre giurie: una composta dai bambini delle elementari, una dai ragazzi della scuola media e una dai genitori. Le prime due scelgono “Il libro più bello”. Anche i genitori, che vengono coinvolti a leggere gli stessi libri dei loro figli, devono scegliere non il libro che è loro piaciuto di più, ma il libro che ritengono verrà considerato dai loro figli il più bello. Un vero e proprio concorso letterario, in cui i ragazzi eleggono il presidente della giuria, preparano le schede dei romanzi letti, votano e stilano la motivazione che li ha portati a scegliere il libro più bello.

Nelle giornate conclusive del progetto, quest’anno dal 27 al 29 aprile, i ragazzi provenienti da Ripi (Fr), saranno ospitati dai loro coetanei di Lentini. Tre giorni di feste, incontri, dibatti e momenti di scambio. I genitori e gli insegnanti troveranno ospitalità nelle aziende agrituristiche dei dintorni. Il territorio, così, sarà anch’esso protagonista e meta di visita: verranno coinvolti anche gli enti locali e l’Apt. Un grande festa e un gran bel movimento attorno alla “lettura di carta”, soppiantata dallo strapotere dell’immagine che ha creato e che crea quotidianamente dei “video dipendenti” acritici, soprattutto nelle fasce giovanili. Una voglia di costruire reti non solo telematiche, di stringersi attorno alla lettura. Già da l’anno scorso l’iniziativa ha un valore simbolico in più: gli “Aquiloni della mente” voleranno in alto in ricordo del professore Luciano Barbagallo prematuramente scomparso e motore delle passate edizioni.

L’entusiasmo di questi “picciriddi” e l’impegno che mettono in questo progetto è palpabile mentre si osservano le foto delle passate edizioni, nei depliant ricchi di citazioni che invitano la lettura si legge che: “I libri sono pieni delle parole dei saggi degli esempi degli antichi, dei costumi e delle leggi, della religione, vivono, discorrono, parlano con noi, ci insegnano ci ammaestrano, ci consolano, ci fanno presenti ponendole sotto gli occhi cose remotissime della nostra memoria. Tanto grande è la loro dignità, la loro maestà, e infine la loro santità, che se non ci fossero i libri, noi saremmo tutti rozzi e ignoranti, senza alcun ricordo del passato, senza alcun esempio; non avremmo conoscenza alcuna delle cose umane  e divine” A scrivere è cardinal Bessarione in una lettera del 31 maggio 1468 indirizzata al doge Cristoforo Moro per offrire in dono a Venezia la sua biblioteca di 482 volumi greci e 264 latini. Altri tempi.


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