Scuola, contagi al 5 per cento negli istituti siciliani Usr: «Adesso non c’è nessun pericolo evidente»

Dopo il complicato riavvio dell’anno scolastico il 13 gennaio negli istituti italiani, gli alunni assenti per positività da Covid-19 in Sicilia non superano il cinque per cento. È quanto emerge dal monitoraggio effettuato dall’Ufficio scolastico regionale che comunica di avere censito 706 istituzioni scolastiche pubbliche, pari all’86 per cento del totale sulla base, però, degli stessi dati dell’Usr fermi all’anno 2019-2020. Anche alla luce di questi dati il governo Musumeci, pur comprendendo le preoccupazioni dei sindaci, conferma il proprio intendimento di favorire la ripresa delle attività in presenza, nel rispetto delle intervenute disposizioni nazionali e dell’ordinanza del presidente della Regione del 7 gennaio. Ma a fare infuriare i sindaci nei giorni scorsi è stata l’assenza di uno screening di massa che ha portato all’emanazione di molte ordinanze sindacali con le quali le lezioni sono state sospese fino al 16 gennaio. Così continua il braccio di ferro tra i primi cittadini e la Regione che oggi in una nota stampa ha pubblicato i dati di quello che appare essere un mini-censimento chesi concentra su 548 scuole siciliane in un totale di circa 830 istituti pubblici e seimila tra scuole pubbliche e private

«Dopo il comprensibile differimento dell’avvio post-natalizio delle lezioni in presenza – afferma l’assessore all’Istruzione Roberto Lagalla – dovuto all’esigenza, rappresentata dai dirigenti scolastici, di ottimizzare gli aspetti organizzativi, alla luce delle nuove disposizioni nazionali, il governo della Regione ha ritenuto di dare doverosa e necessaria attuazione alla ripresa delle attività didattiche, con l’obiettivo di privilegiare le lezioni in presenza e di riservare alla Dad una funzione complementare, da adottare in definite situazioni di effettiva e documentata necessità. La finalità è quella di ridurre le diseguaglianze e migliorare gli standard formativi per evitare marginalizzazione sociale e ritardi di apprendimento». Una posizione condivisa anche dall’Ufficio scolastico regionale (Usr). «Come Usr – dichiara il direttore generale Stefano Suraniti – ribadiamo l’importanza della scuola in presenza, al fine di garantire un percorso equilibrato di crescita e una piena realizzazione del progetto di vita di ogni alunno».

La presenza degli studenti in classe, secondo la Regione, non può essere disgiunta dalla necessità di garantire condizioni di sicurezza e tutela della salute. «Grazie alla fattiva collaborazione dell’assessorato della Salute e al rigoroso rispetto delle norme di sicurezza anti-Covid19 all’interno delle scuole – aggiunge Lagalla – si provvede, contestualmente, a tutelare la salute degli studenti e a rassicurare le famiglie, anche attraverso una diffusa azione di potenziamento, sia nelle scuole che sul territorio, dell’immunizzazione vaccinale e del monitoraggio sanitario della popolazione scolastica». «Se da qualche parte si parla di confusione – prosegue Lagalla -, probabilmente inevitabile nell’attuale momento storico, questa non è certamente ascrivibile all’istituzione regionale, quanto a difformi comportamenti sul territorio. I sindaci hanno ragione a intervenire conformemente alla legge in caso di documentato e straordinario pericolo, e ciò è ampiamente garantito dalle disposizioni nazionali e regionali. Ma evidentemente non ricorre, al momento, un pericolo. Assistiamo, infatti, in questi giorni, a segnalazioni dei Prefetti e provvedimenti della magistratura amministrativa che, in alcuni casi, hanno sollevato evidenti dubbi sulla legittimità dei provvedimenti adottati in sede locale, forse talvolta viziati da eccesso di zelo e malcelata ansia di protagonismo». Il riferimento è, tra gli altri, alle ordinanze emanate dai sindaci di Palermo, AgrigentoMessina, poi annullate dal Tar. 

Dai dati dell’Usr emerge che su 391 Comuni della Sicilia 161 hanno emanato ordinanze sindacali di sospensione delle attività didattiche, mentre i restanti hanno regolarmente avviato le attività didattiche in presenza. Tra le 548 scuole ricadenti nei Comuni in cui sono stati adottati provvedimenti di chiusura, 513 (434.237 studenti) hanno attivato la didattica a distanza, mentre 35 (28.912 alunni) non hanno svolto lezioni.


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