Scuola, 40 centesimi al giorno per contratto Bellia: «Nuova vergogna l’aumento beffa»

Poco più di sette euro lordi al mese. Circa 40 centesimi al giorno. Lo stanziamento di fondi per il rinnovo dei contratti pubblici contenuto nella legge di stabilità varata dal Consiglio dei ministri, fa indignare i sindacati. Per lo “scongelamento” dei trattamenti salariali di 3.200.000 lavoratori pubblici il governo Renzi ha previsto 300 milioni complessivi. «È uno smacco, una mortificazione per gli operatori della scuola». Di più. «Un’offesa per chi ogni giorno lavora con professionalità e impegno» dice a MeridioNews Francesca Bellia, al vertice della Cisl Scuola di Palermo-Trapani, eletta ieri segretario generale della Cisl Scuola siciliana. Anche perché l’attesa è durata quasi un decennio. «Sono sette anni che il contratto è fermo e il provvedimento approvato dall’esecutivo finisce ancora una volta per discriminare i lavoratori del comparto» aggiunge.

A Palermo tra docenti e personale Ata si tratta di una platea di circa 20mila operatori, 7 mila a Trapani, che con «senso del dovere e passione per il proprio lavoro» permettono ogni giorno alla scuola di andare avanti tra «mille difficoltà e con grande fatica». Adesso, però, i sindacati annunciano battaglia. «Non possiamo arretrare di un passo – dice la leader della Cisl scuola Sicilia – perché, dopo la pseudo riforma calata dall’alto, questa è una nuova vergogna». La bocciatura della Buona scuola targata Renzi Giannini è netta. «È entrata a gamba tesa nelle scuole – dice Bellia -, imponendo la figura dei super dirigenti, non garantendo gli elementi di democrazia dentro la scuola, disconoscendo un elemento cardine qual è la cooperazione». La speranza adesso è di riuscire a «recuperare qualcosa» con i decreti attuativi attraverso un dialogo, a cui i sindacati si dicono pronti. Anche se «le avvisaglie che arrivano dalla legge di stabilità non fanno ben sperare e non promettono nulla di buono». 

Annamaria nella scuola lavora da 15 anni. Con i bambini, la sua passione. «Ho iniziato giovanissima – racconta –, era il mio sogno, realizzato con fatica e sacrifici». Prima a Milano, «dove sono arrivata giovanissima», poi finalmente a Palermo grazie all’atteso trasferimento. Oggi, però, la rabbia è tanta. «Cerco di impegnarmi come 15 anni fa, di dare il massimo per i miei alunni, che sono la mia famiglia, ma la nostra professionalità è sempre più mortificata da continui tagli che non fanno altro che impoverire il sistema e consegnare ai nostri figli livelli qualitativi sempre più bassi».

«Una scuola al passo con l’Europa – dice Francesco Scrima, segretario generale della Cisl Scuola – significa anche una scuola in cui la professionalità di chi ci lavora possa far conto su un riconoscimento che almeno si avvicini a quanto avviene in altri paesi. C’è invece un divario che oggi è sotto gli occhi di tutti, un contratto non basta certo per colmarlo, ma dev’essere l’avvio concreto e reale di un doveroso percorso di riallineamento». Ecco perché l’attacco del premier Renzi, che qualche giorno fa «ha definito ”un piagnisteo” le rimostranze sempre più forti e numerose che salgono dal mondo della scuola per una riforma pasticciata e confusa» dice ancora Scrima dimostrano una «mancanza di rispetto oltre che la consueta incapacità di ascolto».

«Di riforme in questi anni non ce ne sono state – denuncia Bellia -. Al contrario si sono susseguite finanziarie e tagli, che non hanno portato a un’evoluzione ma solo a una destrutturazione della scuola. Noi siamo pronti al dialogo, a sederci attorno a un tavolo per rivedere il sistema, ma è evidente che con queste premesse non è possibile essere ottimisti, perché le scelte del governo continuano a non riconoscere la professionalità degli operatori del settore». Anche perché, al di là degli aumenti contrattuali è «tutta la parte normativa che fa acqua da tutte le parti e che necessita di una rivisitazione».

Criticità nuove legate all’applicazione della riforma e al rinnovo-beffa del contratto che si sommano a vecchi problemi. Uno su tutti l’edilizia scolastica, che a Palermo sconta gravi mancanze. «Il 50 per cento degli edifici, ossia uno su due, non è a norma – dice ancora il segretario della Cisl Scuola Palermo-Trapani -: è un dato allarmante, significa che i nostri figli sono perennemente a rischio, come dimostrano i fatti di cronaca. La scuola a Palermo e in Sicilia in generale sconta questo gap. Nonostante i finanziamenti, infatti, gli iter burocratici bloccano le risorse e lasciano gli edifici in una condizione di pericolo e degrado».

Ecco perché se questo è lo scenario complessivo diventa inevitabile la mobilitazione in programma giovedì prossimo, con la manifestazione del personale Ata davanti al Miur e sabato con iniziative indette della Cisl Scuola e dalle altre organizzazioni maggiormente rappresentative in tutte le regioni italiane. «In Sicilia terremo due presidi, a Catania e a Palermo, per far sentire la voce dei lavoratori». Perché il governo capisca che il caposaldo di Buona Scuola passa anche dal dialogo con le parti sociali che di docenti e personale Ata sono i rappresentanti. E dal rinnovo del contratto per riconoscere «la professionalità dei lavoratori invece di continuare a mortificarli».


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