Lo spettacolo è un monologo dissacrante, ma anche una dichiarazione d'amore e rispetto nei confronti del genere femminile. «Se Russia e Stati Uniti fossero guidati da due donne, non si parlerebbe della guerra in Ucraina», commenta l'attore a MeridioNews
Scoop (Donna Sapiens), Covatta in scena a Ragusa Ibla «Credo che l’unica razza superiore sia quella femminile»
Sfrontato, comico, surreale ed estremamente attuale. Così si potrebbe sintetizzare lo spettacolo di Giobbe Covatta dal titolo Scoop (Donna Sapiens), in scena a Ragusa Ibla al teatro Donnafugata. Scritto dall’interprete insieme a Paola Catella, lo spettacolo è un monologo dissacrante, ma anche una dichiarazione d’amore e rispetto nei confronti delle donne. Con linguaggio irriverente e surreale, l’attore espone la sua tesi, ovvero che in effetti esiste una superiorità tra le razze ma che, a tal proposito non rilevino colore o origini, quanto piuttosto il sesso: l’unica razza superiore è quella della donna.
«La mia più che un’idea – racconta a MeridioNews Giobbe Covatta – è una convinzione. Quello che racconto nello spettacolo tra battute e risate lo penso davvero. Sono davvero convinto che se alle donne dessero lo spazio che meritano e occupassero posti che convenzionalmente sono stati da sempre occupati da uomini il mondo sarebbe un posto migliore. Perché questo? È presto detto. Le donne ragionano meglio degli uomini e sono più ponderate e sono certo che se adesso la Russia e gli Stati Uniti fossero guidate da due donne non si parlerebbe di una probabile guerra in Ucraina».
L’idea della superiorità della donna sull’uomo viene dunque convalidata con uno stile comico e surreale, attraverso dimostrazioni provenienti dai diversi campi: la storia, la sociologia, la medicina. A ulteriore riprova l’attore, attraverso interviste impossibili, si rivolge a eminenti personaggi informati sull’argomento: da Dio, che svela gli esilaranti retroscena della creazione dell’uomo e della donna, fino a un improbabile uomo del futuro che ci mette in guardia sui rischi di un mondo assoggettato all’arroganza maschile, passando per Nello, il povero membro maschile che chiede aiuto per le sue pessime condizioni di vita, schiavo dei ridicoli appetiti sessuali del suo padrone.
I collegamenti con l’attualità sono stringenti e tracciano una fotografia della società di oggi: stupri, violenza sulle donne e femminicidi sono argomenti che vengono affrontati dall’artista in maniera pungente e consapevole: «Nella mente di Dio – continua il comico – e nei suoi comandamenti non poteva mancare “è peccato mortale lo stupro” e l’idea che Dio ha lasciato un grande insegnamento che dice “ama il prossimo tuo come te stesso”, è la prova che in una sola frase è racchiusa tutta l’essenza della vita. Se io amo il mio prossimo come me stesso come faccio a fargli del male, non vado da una donna che è il mio prossimo e “l’abboffo di mazzate”. C’è poco da aggiungere. E allora io dico: perché utilizzare i 10 comandamenti, i 7 vizi capitali, le 4 virtù cristiane e tutto il resto per poi dire che tutto si può racchiudere nell’amore per il prossimo?».
Un monologo divertente e irriverente, come nello stile dell’imprevedibile artista, eppure quanto mai attuale. Fortemente voluto dalle direttrici artistiche Vicky e Costanza DiQuattro, che con passione e costante impegno hanno reso il Teatro Donnafugata elegante cornice di spettacoli di respiro nazionale, l’appuntamento è l’esempio di un teatro di qualità che ospita artisti e interpreti di alto calibro, a beneficio del pubblico ibleo. Pubblico che piano piano sta tornando ad affollare i teatri e i luoghi pubblici che la pandemia aveva reso inaccessibili. «È una cosa meravigliosa – conclude Covatta – tornare in teatro e vedere il pubblico in sala. Nonostante le mascherine che bisogna mantenere per tutto l’arco dello spettacolo è comunque una gioia calcare il palcoscenico e sentire il calore della gente. Spero che quello che ho provato io su quel palco possano provarlo tutti quelli che fanno il mio mestiere perché è vitale per un artista e perché non sono mai sazio di nutrirmi dell’affetto delle persone».