È stato un lungo pomeriggio di fuoco ieri allo Sperone a Palermo. Da un lato ci sarebbero stati Alessio Caruso e Giancarlo Romano, dall’altro Camillo e Antonio Mira, padre e figlio, con i loro parenti. Tutto sarebbe nato dalla richiesta di saldare un debito di circa 2.500 euro da parte dei Mira nei confronti di Caruso. Il pagamento per l’attività di Pietro Mira, figlio di Camillo e fratello di Antonio, che gestirebbe la raccolta delle scommesse abusive sui siti on line nella zona. Ma il denaro per onorare il debito i Mira non lo avevano. Agli emissari di Alessio Caruso arrivati in prima battuta era stato chiesto di aspettare. Ma Caruso non aveva intenzione di attendere. E così ieri pomeriggio il creditore, arrestato per estorsione nel 2016 e condannato in via definita a 5 anni di reclusione, si è presentato in un garage di via XXVIII Maggio dove si svolgerebbe l’attività di raccolta scommesse. Alla richiesta di saldare il debito Pietro Mira ha ribadito il suo no dicendo a Caruso che avrebbe dovuto aspettare qualche giorno.
A questo punto, come avrebbe raccontato lo stesso Mira, Caruso si sarebbe avvicinato e forse con un tira pugni gli avrebbe sferrato un colpo al viso ferendolo. Pietro Mira, ferito, è stato accompagnato in ospedale per medicare la ferita al volto. Prima all’ospedale Buccheri La Ferla e poi al Civico in Chirurgia plastica. Nel frattempo il padre Camillo Mira e il figlio Antonio sono andati al tabacchi di Giancarlo Romano in corso dei Mille per cercare Alessio. Il padre era armato. Ne è nato un conflitto a fuoco e Camillo Mira è rimasto ferito. Padre e figlio sono tornati di nuovo nella zona dei garage in via XXVII Maggio e sono stati raggiunti al quel punto da Giancarlo Romano e Alessio Caruso. Al culmine di una lite c’è stata l’ennesima sparatoria. Romano è rimasto ucciso mentre Caruso ferito in modo grave è stato portato in ospedale per essere sottoposto ad un delicato intervento chirurgico. Per questi fatti sono stati fermati Camillo e Antonio Mira e lo stesso Alessio Caruso.
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