Forse è esagerato dire: “collaborazione interfacoltà o morte!”. Una risposta alle dure critiche contro i corsi di comunicazione attivati nel nostro ateneo tuttavia andava data.
Dopo l’intervista al Presidente della “Comferenza” prof. Mario Morcelllini, i rilievi “en passant” del prof. Peppino Ortoleva e il relativo dibattito sul forum, Step1 ci ha provato. Abbiamo chiesto cosa ne pensano ai presidi di facoltà e ai responsabili dei corsi di comunicazione dell’ateneo catanese.
Quello sulla comunicazione è un dibattito molto acceso, pieno di idee contrastanti, sia a livello istituzionale, sia fra gli studenti. Le dichiarazioni del prof. Morcellini sono state molto critiche nei confronti di Catania, così come quelle del prof. Ortoleva. Per questo ci è sembrato giusto interpellare lo stato maggiore. All’università di Catania sono attivi tre corsi: quello di “Scienze della Comunicazione” della facoltà di Lettere, quello di “Scienze per la Comunicazione Internazionale” della facoltà di Lingue e quello di “Comunicazione e Relazioni pubbliche” della facoltà Scienze Politiche (con sede a Caltanissetta).
Dopo avere ospitato l’opinione del prof. Pioletti, sui rischi di un allontanamento dei corsi di scienze della comunicazione dall’area umanistica, ci è parso indispensabile affrontare la questione del numero programmato, quella dei professori a contratto e quella della collaborazione interfacoltà, sollevate dal prof. Morcellini. Perciò abbiamo proposto tre domande “secche” al prof. Enrico Iachello, preside della Facoltà di Lettere e Filosofia e alla professoressa Gabriella Alfieri presidente del corso di laurea in Scienze della Comunicazione, al prof. Nunzio Famoso, preside della Facoltà di Lingue e Letterature Straniere e al prof. Salvatore Di Bella, presidente del corso di Comunicazione e Relazioni Pubbliche (giacché il preside Vecchio ci aveva indirizzato a lui).
Ecco il testo delle domande: 1) Il numero degli iscritti è in continua crescita. Il rapporto tra il numero di docenti e quello degli studenti è spesso sproporzionato. Ritiene che sarà necessario adottare il numero programmato? 2) Il professor Morcellini ha dichiarato “per attivare un corso di comunicazione è necessario che ci sia un corpo docente che faccia comunicazione da anni. Non si può reggere un corso di laurea con soli professori a contratto”. E’ d’accordo con questa dichiarazione? 3) Qualche tempo fa il prof. Pioletti, allora preside della Facoltà di Lingue, aveva avanzato l’ipotesi di una collaborazione interfacoltà, soprattutto per qualificare le lauree specialististiche. Pensate che sia la strada giusta?
Dalla facoltà di Lettere, a firma del preside, ci è giunta una risposta che rinvia la discussione ad altra sede:”Mi scuso per il ritardo con cui rispondo, ma stanno avviando in Facoltà un dibattito sul nostro Corso di Laurea in Scienze della Comunicazione e non vorrei anticipare nulla prima di una adeguata riflessione. Sarà mia cura comunicarvi appena possibile l’esito del dibattito”.In modo analogo ha risposto anche la professoressa Alfieri: “Gentili responsabili della redazione di Step 1, avendo già in programma di avviare nel forum della mia Facoltà un confronto ampio e articolato non appena saranno disponibili le nuove tabelle delle classi di laurea in Scienze della comunicazione, mi sembra infruttuoso, in questa fase di estrema fluidità, accentuata dalle recenti dimissioni dei nostri rappresentanti istituzionali a livello nazionale, anticipare i termini di un dibattito che, per essere fecondo e costruttivo, dovrà fondarsi su concrete coordinate di azione che solo un quadro normativo definito potrà garantire”.
Naturalmente seguiremo con interesse il dibattito sul forum di Lettere, riservandoci di riportarne i tratti essenziali. Nell’attesa, proponiamo qui le dichiarazioni del preside di Lingue e del presidente di corso di laurea di Comunicazione e Relazioni Pubbliche, ringraziandoli per avere accettato di rispondere alle domande di Step1.
QUESTIONE DEL NUMERO PROGRAMMATO
Professor Nunzio Famoso (Lingue).
“Nel quadro di un’offerta formativa sempre più diversificata ed in rapida evoluzione è naturale che parecchi studenti si orientino verso corsi di studio dall’impronta innovativa. I corsi in scienze della comunicazione intercettano un gran numero di immatricolati perché orientati verso le professioni “emergenti”, diverse dal tradizionale sbocco dell’insegnamento. Per quanto la situazione del mercato del lavoro in questo settore sia “a rischio”: piuttosto confusa e in via di rapido mutamento. Tutto ciò crea delle evidenti difficoltà alle facoltà interessate, che non sono preparate ad accogliere un numero così elevato di iscritti. Partirei dal profilo dei “servizi”: gli ambienti di studio e le attrezzature adeguate ai nuovi corsi; per i quali poco si è fatto secondo una logica, invalsa ormai da anni, di operare innovazioni negli ordinamenti didattici non prevedendo alcun costo. Quella del “costo zero” è una logica perversa, perché demanda alle facoltà, che hanno scarse dotazioni finanziarie, tutto l’onere di far fronte ai nuovi corsi. Ma il punto di massima difficoltà è dato dall’assoluta esiguità del corpo docente rispetto ai nuovi compiti didattici. Sarebbe stata una scelta adeguata e razionale quella di distribuire i punti docente tenendo conto del rapporto docente-studenti. Chi parla si è battuto nelle sedi di governo dell’Ateneo perché si tenesse conto di questo di questo criterio. Ma inutilmente! E’ prevalso un criterio di assegnazione delle risorse per incardinare nuovi docenti di ruolo che tende a squilibrare ulteriormente il sistema. Perciò forse si arriverà al numero programmato. Ma vorrei aggiungere che ciò avviene contro il mio convincimento. Resto infatti convinto che il numero programmato non sia la risposta più equa e razionale a una diffusa e convinta scelta di formazione”.
Professor Salvatore Di Bella (Scienze politiche).
“Attualmente sono attivi solo il secondo e il terzo anno della laurea triennale, perché a causa della riduzione dei finanziamenti che venivano dalla provincia di Caltanissetta siamo stati costretti bloccare le nuove iscrizioni. Siamo in attesa della nuova convenzione per poter riattivare il corso di laurea triennale e quello della specialistica. L’unico aspetto positivo è che la riduzione del numero degli iscritti ci ha consentito di lavorare in maniera più serena con gli studenti. Non abbiamo attualmente il problema che hanno le altre facoltà di Catania”.
QUESTIONE DEI PROFESSORI A CONTRATTO
Professor Nunzio Famoso (Lingue).
“Il prof. Morcellini non penserà, mi auguro, che le competenze per mettere su un corso di scienze della comunicazione possano essere monopolio di poche facoltà in Italia (e fra queste poche quella a cui afferisce il collega). Ritengo che Mario Morcellini abbia piuttosto voluto mettere l’accento sul fatto che i corsi di recente istituzione non possono nascere in un clima di improvvisazione. Sono d’accordo con questo orientamento. La nostra facoltà, nei limiti delle risorse disponibili, ha fatto lo sforzo di programmare e bandire concorsi nei settori disciplinari della comunicazione. Più in generale ritengo che sia irrinunciabile il principio che tocca allo Stato farsi carico delle innovazioni didattiche, altrimenti le conseguenze negative, in termini di qualità, ricadranno sugli studenti”.
Professor Salvatore Di Bella (Scienze politiche).
“Su questo punto mi permetto di dissentire dal professor Morcellini. Lui insegna sociologia della comunicazione, è quindi un sociologo. A livello accademico una vera e propria figura del docente di comunicazione non è ancora ben definita. Per quanto riguarda il mio corso di laurea, io e altri colleghi, che siamo specialisti di discipline come geografia, marketing, sociologia, focalizzammo i nostri corsi sull’aspetto comunicativo delle nostre discipline. Per quanto riguarda quelle più tecniche è opportuno rivolgersi al mondo del lavoro e agli specialisti, come giornalisti o pubblicitari. Quindi è fisiologico che adesso siano i professori a contratto ad insegnare le materie che si occupano della comunicazione da un punto di vista più tecnico. Più avanti sicuramente le cose cambieranno.”
LA COLLABORAZIONE INTERFACOLTÀ PER LE LAUREE SPECIALISTICHE
Professor Nunzio Famoso (Lingue).
“Penso che il professor Pioletti avesse visto bene quando individuava nella collaborazione interfacoltà l’unico modo per dar corpo a un’offerta di lauree specialistiche di buon livello. Mi pare una linea da perseguire con convinzione; alla luce non solo alla luce delle nuove classi di laurea e dell’eventuale obbligo di riconoscere integralmente i crediti maturati in facoltà diverse [Si riferisce ai recenti decreti applicativi, contestati dagli organi accademici. NdR], ma anche per realizzare collaborazioni didattiche e una programmazione basata sull’abbattimento dei costi che si prospettano sempre più insopportabili.”
Professor Salvatore Di Bella (Scienze politiche).
“Ricordo perfettamente le proposte di collaborazione interfacoltà e sono d’accordo con il prof. Pioletti, col quale c’è sempre stato un ottimo rapporto. L’anno scorso si è tenuto un meeting al quale hanno partecipato non solo i rappresentanti delle facoltà di Catania, ma quelli di tutta la Sicilia. La strada da percorrere è sicuramente quella della collaborazione e del confronto fra le diverse facoltà. Solo operando in sinergia si possono ottenere ottimi risultati e migliorarsi.”
Che dire? A questo punto la parola passa alla facoltà di Lettere. L’augurio è quello che si arrivi al più presto a un “tavolo” interfacoltà sui problemi di scienze della comunicazione, una questione che riguarda diverse migliaia di studenti. Ma si sa che un tavolo, per reggersi, ha bisogno di almeno tre piedi.
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