Il vescovo Antonino Raspanti ha affidato all'organismo interno, presieduto dal vicario Giovanni Mammino, il compito di «contribuire alla verità dei fatti». La Chiesa rimarca così ancora le distanze dall'associazione finita nel ciclone dei presunti abusi su minorenni
Scandalo Capuana, creata commissione ecclesiale Diocesi Acireale: «Utile a raccogliere testimonianze»
L’istituzione di una Commissione ecclesiale sui fatti di Lavina. Questa la prima azione attuata in concreto dalla Diocesi di Acireale dopo lo scandalo che nei giorni scorsi ha investito l’associazione cattolica Cultura e Ambiente del 73enne Pietro Capuana, orbitante intorno al santuario Maria Santissima Ritornata della frazione di Aci Bonaccorsi. L’organo, come reso noto della diocesi retta dal vescovo Antonino Raspanti, nasce con l’obiettivo di «contribuire alla verità dei fatti» e sarà guidato dal vicario generale mons. Giovanni Mammino. La commissione ha natura interna e dovrà essere utile a «raccogliere elementi utili a fare chiarezza sulla eventuale violazione del sigillo sacramentale – l’obbligo al segreto assoluto su quanto si apprende in confessionale, ndr – e su tutto ciò che concerne la materia ecclesiale, morale e dottrinale dei fatti». Il riferimento è legato a quanto emerso dalle intercettazioni raccolte nell’inchiesta 12 apostoli sulla presunta esistenza di un’associazione a delinquere finalizzata alla violenza sessuale a danno di minorenni all’interno della stessa congregazione. Il sacerdote Orazio Caputo, indagato, avrebbe informato, dopo aver appreso dettagli durante una confessione, dell’esistenza di una denuncia per abusi sessuali ad altri due degli indagati, l’ex onorevole Mimmo Rotella e l’ex presidente della comunità di fedeli, Salvatore Torrisi.
La Diocesi di Acireale, a caldo, aveva subito rimarcato la natura civile e non ecclesiastica dell’associazione riunita intorno al presunto carisma «dell’arcangelo» Pietro Capuana. Un particolare che viene ribadito ancora, assieme alla «condanna di ogni forma di ambiguità tesa a disorientare i fedeli su ciò che può essere definito religioso e ciò che invece appartiene alla sfera della perversione». Gli abusi, infatti, si sarebbero consumati proprio giocando sul settarismo ispirato ad un radicale richiamo religioso che avrebbe pervaso l’operato della congregazione e del suo guru Capuana. In realtà interessato, secondo i magistrati, ad abusare delle minorenni – loro malgrado finite nella spirale di macchinazioni e lavaggi del cervello – con la complicità degli altri personaggi al vertice dell’associazione.
La Diocesi infine fa sapere che la Commissione è disponibile a raccogliere eventuali dichiarazioni e testimonianze concordandone le modalità con chi volesse prestarle e ricorda che «Come previsto dal Codice di diritto canonico, quanti si macchiano di gravi crimini e danno occasione di scandalo incorrono in pesanti pene canoniche, quali l’esclusione dai sacramenti».