Sant’Agata, piazza Cavour isola di legalità «La dignità della festa non è garantita»

Trasformare piazza Cavour, uno dei fulcri delle celebrazioni agatine della notte del 5 febbraio, in un’isola di legalità. Libera da venditori ambulanti abusivi e torcioni votivi accesi illegalmente. Ma anche per continuare a sensibilizzare su altri nodi centrali che gettano ombra sulla tre giorni etnea in onore della Santuzza. E’ la nuova iniziativa del Comitato per la legalità nella festa di Sant’Agata, guidato da Renato Camarda. Che domani mattina, al monastero del Benedettini, presenterà alla città un appello, indirizzato al prefetto Francesca Cannizzo, al sindaco Raffaele Stancanelli e all’arcivescovo Salvatore Gristina. Ad accompagnare quella che definiscono una «richiesta di buon senso» quasi 500 firme, raccolte tra gli abitanti di diverse zone della città e tramite Facebook. E che vanta adesioni importanti da parte della società civile e non solo, come quella dell’Associazione nazionale magistrati, Cgil, Cisl, Confcommercio, Associazione antiestorsione etnea, la Federazione nazionale della stampa, Centro Zo e tanti altri. «Realtà che al loro interno vantano decine di migliaia di iscritti che hanno deciso di appoggiare una causa che riguarda tutta la città», afferma Camarda.

«Chiediamo a tutte le autorità competenti di dare un segnale di speranza alla città», si legge in una nota del Comitato composto da Addiopizzo Catania, Banca Etica per la Sicilia Orientale, Cittàinsieme, Coordinamento catanese di Libera, Cope, Fondazione Giuseppe Fava, Mani Tese Sicilia, Movi e Pax Christi. Per rinnovare, anche quest’anno, l’appello per una festa della patrona, tanto amata da catanesi e turisti, libera dallo spettro di ingerenze criminali e illegalità. Che negli ultimi anni l’hanno fatta saltare agli onori della cronaca a causa delle presunte infiltrazioni di Cosa nostra. Dal 2008, infatti, è in atto un processo, giunto ormai alle battute conclusive, nel quale, lo scorso novembre, il pm Antonino Fanara ha chiesto la condanna per concorso esterno in associazione mafiosa di Pietro Diolosà, ex presidente del circolo Sant’Agata della Collegiata che aveva in mano la gestione della processione. Ma anche per un altro procedimento che riguarda la morte di Roberto Calì, giovane devoto calpestato dalla folla ai piedi della salita di Sangiuliano nel 2004 che ha visto confermare in tutti e tre i gradi di giudizio la colpevolezza dell’ex capovara Alfio Rao, condannato a quattro mesi con la condizionale e a un risarcimento danni di 700mila euro alla famiglia del ragazzo.

Ma a preoccupare il Comitato, che da quasi cinque anni si batte per ottenere un regolamento che disciplini a norma di legge la gestione delle festività agatine, sono anche altri aspetti della festa raccolti in cinque punti che compongono l’appello di legalità di quest’anno. Prima di tutto, si chiede che «i tempi e le soste della processione della Santa siano definiti e rispettati», cosa che invece, a causa di continui ritardi sulla tabella di marcia, «anche in ossequio a interessi poco trasparenti», non avviene, facendo tardare ogni anno di più il rientro di Sant’Agata in Cattedrale. E che, all’atmosfera di fede, folklore e spiritualità, sostituiscono un senso di «incertezza, causando gravi danni alla vita economica e sociale della città». Altra richiesta è la limitazione del fenomeno dei venditori abusivi che affollano piazze e strade del percorso della processione, «che creano una ressa che congestiona il passaggio di fercolo e fedeli, incentivando tra l’altro l’evasione fiscale», sottolinea Camarda. Oppure che i fuochi d’artificio, «spesso illegali», siano regolamentati a norma di legge. Per evitare che ad utilizzarli siano anche «le famiglie mafiose, per celebrare eventi di loro interesse».

Il Comitato chiede, inoltre, di regolare la circolazione dei ceri votivi, rispettando un’ordinanza del Comune che ne proibisce l’accensione, ad eccezione di alcune zone. Le strade ricoperte di cera, infatti, «oltre ad essere pericolose per le persone» – come accaduto ad Andrea Capuano, morto nel 2010 a causa dell’asfalto scivoloso – sono anche «un aggravio economico sulle casse comunali, che nei giorni successivi deve sobbarcarsene la rimozione», spiega il promotore. Ultimo punto è la richiesta di un «attento controllo la gestione delle Candelore, molte delle quali vanno in giro per la città già diverse settimane prima delle celebrazioni, raccogliendo notevoli donazioni da un gran numero di privati». Su questo punto, il Comitato chiede particolare attenzione, «anche in vista di alcune testimonianze, anche recenti, di collaboratori di giustizia che informano delle influenze mafiose su alcuni cerei».

Un azione obbligata, quella intrapresa quest’anno dal Comitato per la legalità, che va a sostituirsi alle «promesse non mantenute dal Comune». «L’anno scorso – racconta Camarda – dopo i disordini del 6 febbraio, abbiamo indetto una conferenza stampa a cui è intervenuto anche il sindaco Stancanelli». In quell’occasione «aveva dichiarato pubblicamente che avrebbe convocato un gruppo di lavoro per regolamentare la festa, a cui dovevano prendere parte l’amministrazione comunale, la chiesa e noi, in qualità di società civile». Gruppo che, continua il promotore dell’appello, si è riunito solo tre volte, di cui l’ultima lo scorso luglio, dove «non è stato concluso niente». La motivazione? «Ci è stato detto che della festa si sarebbero occupate le massime autorità cittadine: Comune, Prefettura e Arcivescovo, che si sarebbero incontrati per mettere a punto un piano incentrato sul bisogno di maggiore legalità», risponde Camarda. Ma quest’incontro non c’è mai stato. Nonostante, il 26 novembre, in occasione della presentazione del programma delle celebrazioni 2013, sempre «il primo cittadino aveva dichiarato che avrebbe anticipato la riunione tra le autorità da gennaio a dicembre. Un’impegno assunto ma mai mantenuto».

«Ogni anno ci si riempie la bocca parlando della festa di Sant’Agata come tra le più belle e amate al mondo, a cui però, senza un regolamento che la tuteli anche dal punto di vista della legalità, non viene garantita la sua dignità», sottolinea Camarda. Un problema che riguarda non solo l’aspetto civico, ma anche quello religioso. «Come può esserci fede e spiritualità in mezzo a quella bolgia?», si chiede. Anche per riportare l’attenzione alle celebrazioni sul piano dei loro aspetti positivi, tra cui anche devozione e folklore, il Comitato chiede fortemente l’intervento delle autorità. «Abbiamo l’impressione che saranno accolte favorevolmente, almeno da prefetto ed arcivescovo», dice. Qualche dubbio sulla risposta del sindaco, da cui «ancora – aggiunge Camarda – non abbiamo ricevuto nessun segnale». Nella speranza che l’isola della legalità riesca ad aggirare i due possibili ostacoli a cui va incontro. Il primo è di carattere «organizzativo e riguarda il come bloccare i comportamenti illegali tramite il lavoro delle forze dell’ordine», spiega Renato Camarda. Mentre il secondo è di natura politica. «In periodo pre-elettorale c’è il rischio che un certo tipo di decisioni possano portare i nostri politici a perdere il consenso da quella fetta di elettori che ha una visione diversa della festa», afferma il promotore. «Noi non siamo contrari alla festa e alle sue tradizioni, e rispettiamo la fede dei devoti», puntualizza Camarda. «Cerchiamo solo di far capire loro che la processione in onore di Sant’Agata deve essere regolata in modo diverso, più pulito, e non nel disordine totale», conclude il promotore. «E’ di certo una battaglia difficile», ammette. Ma da combattere per tutta la città.

[Foto di davidonzo]


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Il Comitato per la legalità nella festa per la santa patrona di Catania lancia un appello, sottoscritto da cittadini e realtà importanti della società civile, per liberare il Borgo - tappa clou della processione - da ambulanti abusivi e torcioni votivi accesi illegamente. Rilanciando alcune delle tematiche che, negli ultimi anni, hanno gettato ombre sulle celebrazioni, tra cui le presunte ingerenze mafiose su tempistiche e candelore, sollecita anche la stesura di un regolamento che le istituzioni hanno «promesso e mai mantenuto», dice il promotore

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