I vertici dell'arcidiocesi etnea hanno presentato oggi il programma delle attività religiose che porteranno ai giorni centrali delle festività agatine. Un evento che reca con sé il solito bagaglio di momenti di raccoglimento e cultura, ma anche polemiche. Oltre all'aspetto ecclesiastico, si tratta di «una festa affollata, disordinata e pervasa da illegalità», afferma Renato Camarda, portavoce del gruppo civico che vorrebbe una festa più pulita. Tra le righe gli risponde monsignor Gaetano Zito, sostenendo che dev'essere il Comune a interpellare la chiesa. A palazzo degli Elefanti, intanto, si è tenuto il primo incontro sul tema con il sindaco
Sant’Agata: nuova edizione, vecchi problemi Bianco incontra il Comitato per la legalità
A Catania il giorno successivo all’Epifania coincide con l’inizio della lunga serie di eventi, manifestazioni (e polemiche) che portano alla festa di Sant’Agata. I vertici dell’arcidiocesi etnea hanno presentato stamattina le attività religiose che culmineranno con il giro della patrona della città per le vie del centro. Catechesi per adulti e bambini, la peregrinatio delle reliquie e gli altarini votivi a San Berillo, Picanello e piazza Bovio. E poi la trasmissione delle messe del mercoledì via radio (sulle frequenze di radio Amore Blu, 92 fm) e la comunicazione su Facebook. Un percorso di avvicinamento al 5 febbraio per «incidere nel tessuto della città – afferma Gaetano Zito, vicario episcopale – Sant’Agata e la festa non sono un prodotto culturale, ma producono cultura», tiene a precisare. E recano con sé degli effetti sul territorio, riconoscono i prelati. Un tema sul quale da sette anni si batte il Comitato per la legalità nella festa di Sant’Agata, i cui rappresentanti hanno incontrato ieri il sindaco Enzo Bianco. «Ha detto che vorrebbe che la festa tornasse quella degli anni Ottanta – riferisce il portavoce del gruppo civico Renato Camarda – con un maggior rispetto delle regole; un evento al quale tutti possono partecipare».
L’urgenza, che per Camarda a ridosso delle festività agatine si fa sempre più impellente, è la creazione di un coordinamento tra le varie componenti della città: chiesa, Comune, forze dell’ordine, protezione civile, devoti. Un tema sul quale, prosegue Renato Camarda, Bianco ha dato la disponibilità immediata. Ma la stessa domanda, rivolta ai vertici della diocesi, provoca una risposta secca e quasi infastidita di Claudio Baturi, maestro del fercolo. «La disponibilità c’è sempre stata», risponde lasciando quasi spiazzato lo stesso portavoce. Più conciliante la replica di monsignor Zito, per il quale «questo percorso di cambiamento è stato intrapreso con decisione e fatica». Negli ultimi anni, sostiene assieme al parroco della cattedrale Barbaro Scionti, la direzione intrapresa è quella di un evento più improntato all’educazione religiosa. «Laddove ci è stato chiesto, in maniera istituzionale, ci siamo espressi e siamo intervenuti», afferma Zito. Lasciando dunque sottintendere che il primo passo deve provenire da palazzo degli Elefanti.
Il comitato per la legalità adesso ripone le proprie speranze nel nuovo primo cittadino, il quale l’anno scorso ha firmato la petizione per l’istituzione dell’isola della legalità in piazza Cavour, al Borgo, e ha anche preso un impegno pubblico con Libera. Oltre all’aspetto religioso e culturale, si tratta di «una festa affollata, disordinata e pervasa da illegalità». Su tutto domina l’incognita di non sapere chi si muove tra i sacchi bianchi e i cordoni che tirano il fercolo. «Chi sono questi delle candelore? – si chiede il portavoce del Comitato – Conosciamo chi sono i coordinatori? Eppure si tratta di un soggetto difficile della festa, perché si muovono in maniera indipendente. Con Bianco siamo stati d’accordo che una delle prime cose da fare è ricollocarle accanto al fercolo», anticipa.
E poi il sospetto della mano mafiosa sulla parte economica delle festività, con le dichiarazioni dei pentiti che spiegano come con i soldi delle donazioni per le candelore «sono stati usati per comprare armi e droga. Dichiarazioni mai smentite», puntualizza. L’annosa questione della cera, simbolo di devozione, riconosce il portavoce, ma uno dei problemi pratici più sentiti dai cittadini anche a distanza di giorni. «In qualche modo la legge deve essere rispettata», attraverso un’opera di «sensibilizzazione nei confronti dei portatori per fargli capire quanto la loro attività danneggi la città e la popolazione. Un ragazzo, Andrea Capuano, ci è morto nel 2010». E nemmeno il lato economico è da sottovalutare: «Pulire dalla cera costa ogni anno tra i 350 e i 450mila euro». Infine la sicurezza – «la protezione civile non ha accesso alle vie di fuga» – i tempi della festa e gli interessi degli ambulanti affinché questa duri il più a lungo possibile. «Sono cose sulle quali bisogna porre attenzione».
«Siamo un po’ dispiaciuti perché siamo già al 7 gennaio – sottolinea Renato Camarda – Ci vuole una maggiore programmazione e questo ancora si fa molta fatica a farlo comprendere». Ma confida nell’apertura mostrata dal sindaco Bianco anche su un altro versante, quello degli abusivi: «C’è una disponibilità a tenerli lontani dalle zone centrali nella sera del 5». E a far sperare bene c’è anche la decisione da parte di monsignor Zito di chiedere le ricevute per le delazioni fatte alla candelora, alla Collegiata, uno dei punti sui quali il Comitato si è battuto in questi anni.