Il comitato per la legalità ha riunito gli attori impegnati nella festa per fare il punto sull'ultima edizione. Dalle presenze indesiderate svelate da MeridioNews al dibattito sul rientro del busto dopo il giro interno. «Quello della cera è un problema di civiltà avulso dalla religione», spiega monsignor Barbaro Scionti
Sant’Agata 2018, gli organizzatori tirano le somme «Portatori ceri controllano tempi della processione»
Una festa «interessante» ma che ancora deve fare i conti con una sottocultura impregnata di illegalità. Alla quale si aggiungono direttive che non vengono fatte rispettare, presenze inquietanti e spettri del passato. Riposta in soffitta l’edizione 2018 di Sant’Agata è tempo di bilanci. A farli pubblicamente è il comitato per la legalità, che ha riunito al monastero dei Benedettini i principali attori coinvolti nell’organizzazione. Dal presidente del comitato per la festa Francesco Marano, passando per il maestro del fercolo Claudio Consoli, fino al parroco della cattedrale Barbaro Scionti. «Qualcuno continua a considerate il fercolo cosa propria», spiega Renato Camarda facendo riferimento alla presenza sul candeliere di Antonello La Rosa, condannato per usura ed estromesso dal circolo agatino. Una partecipazione, svelata da MeridioNews, che ha portato Consoli a sollevare dal suo incarico il responsabile del baiardo anteriore: «Un atto inedito – puntualizza Camarda -, con una decisione presa in maniera davvero tempestiva». L’esponente di Libera e del comitato per la legalità mostra anche una foto che immortala sotto la varetta l’ex presidente del circolo Pietro Diolosà. Processato, e poi assolto, dall’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa per le presunte infiltrazioni della famiglia mafiosa Santapaola nei festeggiamenti.
Quello della cera è un problema di civiltà
Gli animi in sala si scaldano quando si parla dell’annosa questione dei ritardi. Anche quest’anno i devoti sono rientrati in cattedrale con il sole ben alto in cielo, durante la mattina di giorno 6 febbraio. Un nodo affrontato dallo stesso Consoli in un’intervista al nostro giornale e rimarcato oggi: «Bisogna prendere consapevolezza che sono i portatori di cera a dettare i tempi della festa durante il giro interno», sottolinea il maestro del fercolo. Uscita a cui fa eco quella di Scionti: «Quello della cera è un problema di civiltà da analizzare al di fuori dei festeggiamenti di Sant’Agata». A poco servono ordinanze e direttive perché anche quest’anno il fercolo si sarebbe mosso con i tempi dettati da chi sostiene i torcioni. «In mezzo a loro ci sono circa cento persone da tenere sotto controllo», insiste Camarda. Ma come? Le ipotesi che vengono lanciate sul tavolo sono le più disparate, compresa quella di una minore attenzione da parte dei media. Qualcuno, a voce basse, invoca anche un divieto assoluto di acquistare la cera. «A loro si potrebbe destinare uno specifico percorso da seguire», ragiona Resi Ciancio della fondazione Giuseppe Fava. «Ma chi dovrebbe obbligarli a farlo?», risponde Scionti.
La vera questione sembra essere proprio l’educazione dei devoti. Tolte le sciarpe del Calcio Catania, spesso utilizzate insieme al tradizionale abito votivo, quest’anno sono spuntate le magliette per ricordare alcune giovani vittime. Una foto, che MeridioNews aveva mostrato nei giorni scorsi, ritraeva alcuni minorenni con t-shirt commemorative dedicate ad Eugenio Ruscica, detto Bananedda, intenti a sostenere il cordone. Due candelore, invece, avevano ballato con sottofondo di musica neomelodica, davanti al murale dedicato a Enzo Valenti, ucciso a colpi di pistola la notte del 20 dicembre scorso. «Erano autorizzati dalla questura e sul posto era presente la Digos – sottolinea un ispettore dei vigili urbani presente in sala -. Se non intervengono loro noi non avevamo nessun motivo per farlo». «Bisogna distinguere le cose inopportune da quelle illegali», puntualizza il presidente dei festeggiamenti Francesco Marano. Per il vicesegretario regionale del Partito democratico con Sant’Agata «si è ormai voltato pagina».
Lo stesso però non può dirsi in relazione ai tanti venditori abusivi presenti lungo il percorso della processione. «Via Sant’Euplio sembrava una sagra della carne di cavallo, con un aumento esponenziale di bracieri», incalza Lorenzo Costanzo, vicepresidente del Cna Federmoda. «Da tempo – aggiunge – chiediamo la possibilità di ottenere delle licenze temporanee per la somministrazione degli alimenti». Marano, però, non è dello stesso avviso, allargando l’analisi anche a piazza Stesicoro. Il comitato per la legalità aveva chiesto l’introduzione di una zona off-limits agli ambulanti abusivi: «La gestione di quello spazio non è facile – continua Marano – ma riusciremo a renderlo come piazza Cavour». Menzione pure i fuochi d’artificio esplosi nei pressi della trattoria Torre del vescovo in via Antico Corso. Uno spettacolo non autorizzato, in una zona che già in passato era finita al centro delle cronache giornalistiche. «Mentre passavamo in quella zona ho notato alcune persone che urlavano e correvano verso il fercolo – spiega Consoli -. Il tempo di capire e i devoti si erano fermati. Con i fuochi in corso, nonostante il richiamo della campanella, non ne hanno voluto sapere di ripartire».