Sanità, il ‘Cervello’ allo sbando

Appena qualche giorno fa un roboante comunicato stampa dell’assessore regionale alla Salute (non è un ‘brindisi, ma l’intelligente, nuovo nome dell’assessorato alla Sanità), Massimo Russo, annuncia investimento milionario nel settore. Peccato, però, che all’ospedale ‘Cervello’ di Palermo, da sei giorni la Tac (cioè il macchinario con il quale viene effettuata la cosiddetta Tomografia assiale compuretizzata, un’analisi ormai fondamentale nella diagnostica quotidiana) è in tilt. A denunciarlo è il segretario provinciale della Cgil Medici di Palermo, Franco Ingrillì.

“Dobbiamo chiedere scusa ai cittadini – dice Ingrillì – per l’inadeguatezza dell’amministrazione di quest’azienda ospedaliera (il riferimento è all’azienda ospedaliera ‘Cervello-Villa Sofia ndr) e anche per l’inadeguatezza dell’attuale amministrazione regionale. Un ospedale importante come il ‘Cervello’ non può restare senza Tac. Anzi, dico di più: un ospedale come il ‘Cervello, per garantire la salute dei cittadini, dovrebbe avere, per sicurezza, almeno due Tac. Un ospedale come il ‘Cervello’ non può sospendare un servizio così importante per un guasto dei macchinari. Tutto questo non sta né in cielo, né in terra”.

Sulla Tac dell’ospedale ‘Cervello’, che a quanto pare si sfascia spesso, corrono diverse interpetazioni. C’è chi sussurra che un ‘pezzo’ di questa strumentazione andrebbe sostituito. E c’è anche chi dice che sarebbe un problema di continuità elettrica. L’unica cosa certa è che il servizio, da sei giorni, non funziona. Con incredibili disagi per i medici dell’ospedale e, soprattutto, per i pazienti. Soprattutto al Pronto soccorso di questo ospedale dove – com’è noto – arrivare ad una diagnosi in tempi rapidi e senza disagi per i pazienti critici (cioè a rischio di vita) è fondamentale.

Dunque, un ospedale monco. Il tutto senza che nessuna autorità si occupi e si preoccupi – magari in modo fattivo – della risoluzione del problema in tempi rapidi. “Tutto questo lo ripeto, è fuori dalla logica”, ribadisce Ingrillì. Che spiega: “In questi giorni i pazienti che arrivano al ‘Cervello’ e che necessitano di una Tac vengono trasferiti a Villa Sofia. A parte i pericoli legati al trasporto di certi pazienti, va detto che tutto questo via vai di malati intasa Villa Sofia, dove ci sono soltanto due Tac. In tutto questo, proprio in questi giorni, è in corso di trasferimento, proprio al ‘Cervello’, il Pronto soccorso pediatrico. Mi chiedo e chiedo: come si pensa di fronteggiare le emergenze di ben due Pronto soccorso – quello ordinario del ‘Cervello’ e quello di pediatria – con una Tac sfasciata che, anche se riparata, si blocca ad ogni piè sospinto?”.

Da giorni, anche se i medici sono abbottonatissimi, al ‘Cervello’ lavorano con grande difficoltà. Se al Pronto soccorso, infatti, si presenta un paziente con il dubbio di un evento cerebrale acuto, o con un dolore addominale – quindi due casi di malati instabili che necessitano di una Tac – che succede? Succede che il medico del Pronto soccorso si carica il paziente sull’autoambulanza e, come spiega Ingrillì, via di corsa verso Villa Sofia per eseguire la Tac. Con almeno tre problemi in più.

Primo: si tratta di malati che, per motivi di sicurezza, andrebbero spostati il meno possibile (e che dovrebbero, per inciso, essere gestiti nell’area ospedaliera, sempre per motivi di sicurezza). Secondo: uno dei medci del Pronto soccorso – non possedendo ancora il dono dell’ubiquità (non ancora previsto né la ‘Piano di rientro’, né dalla ‘Riforma Russo-Lombardo’…) – è costretto, suo malgrado, a lasciare il punto di Pronto soccorso con un medico in meno. Il tutto a scapito dei cittadini che sono in attesa di essere visitati nello stesso Pronto soccorso. Terzo: per questi pazienti vengono rallentati i tempi del trattamento.

Ci sarebbe anche un quarto problema: l’eventuale morte del paziente durante il trasporto. Di questo eventuale morto, alla fine, non ne rispondono i veri protagonisti di questo sfascio amministrativo e sanitario, e cioè la politica e i vertici dell’Azienda ospedaliera, ma il medico che ha accompagnato il paziente.

“Qui il problema è serio – conclude il segretario della Cgil Medici di Palermo -. Ed è un problema che abbiamo denunciato più volte: non c’è dialogo e programmazione tra i dirigenti generali delle aziende ospedaliere e i vertici dell’assessorato regionale alla Salute. Fino a quando i dirigenti generali verranno scelti con criteri politici e non professionali i problemi di fondo non verranno risolti. Quello che succede al ‘Cervello’ è il frutto della riduzione delle risorse operata dal governo. Scelte che i manager dovrebbero stigmatizzare e non assecondare. Perché una struttura ospedaliera pubblica non può sopravvivere con continui tagli di risorse e anche di personale”.


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