Agli spettatori tra i 15 e i 24 anni non piace la fiction Rai sul poverello di Assisi. Molto meglio il medico zoppo e dall'apparente crudeltà. Una crudeltà dietro la quale, però, è nascosto il Vangelo (da "La Sicilia" del 10/10/2007)
San Francesco? Per i giovani è il Dr. House
Cosa guardavano lunedì sera i giovani dai 15 ai 24 anni? Quale personaggio li attirava toccando un picco del 35,30 di share? Ma il «Dr. House». Intanto su Raiuno si svolgeva la soap «Chiara e Francesco» (che ha raccolto dai 40 anni in su). Ci meravigliamo? Certamente no, perché è Hugh Laurie la rappresentazione di un San Francesco nostro contemporaneo. Dentro le sue parole, dietro il dialogo sciolto e ironico, in apparenza crudele, certamente libero e carico di comprensione, dietro tutto ciò ci sta il libro dei libri: il Vangelo. I giovani, cresciuti a merendine e telefilm, percepiscono (se non capiscono) la qualità. E poi le serie americane hanno una fattura eccellente. Quella che la nostra tv tocca raramente. Rarissimamente. Il «Dr. House» è serie viva, moderna che si incastra con forza nella realtà di tutti i giorni, la legge e la interpreta. E’ l’arte, quella Usa, di confezionare un prodotto che deve interessare (per vendere pubblicità) e deve essere venduto in tutto il mondo (a caro prezzo). La tv italiana tutta, è vecchia, stantia. Sempre. Ha paura dell’innovazione. Teme le idee nuove. Vuole educare (con politica Anni Cinquanta) attraverso la narrazione, ma non alla qualità con la qualità. Per dirigenti e produttori è importante la storia di San Francesco, non lo stile del racconto. Esattamente l’opposto dei prodotti americani. Pensate al disastro dei medici nelle fiction italiane! Ma veramente non è possibile fare un buon prodotto su questo paradiso che è la medicina italiana? Forse mancano contemporaneamente capacità e coraggio!
Torniamo al nostro «Dr. House» che piace tanto da far raddoppiare l’appuntamento settimanale su Italia 1. Lui, sgualcito e con la barba lunga, sguardo assente e inchiodato oltre, zoppicante per vezzo e distinzione House: «Vede, tutti pensano che io sia un paziente a causa del bastone»; Wilson: «Allora perché non indossa un camice bianco come tutti noi?»; House: «Perché altrimenti pensano che sia un medico».
Nato nel 2004, in Italia arriva l’anno dopo ed è trionfo. House ha il fascino dello sguardo torbido. E’ il medico che ti fa la radiografia con una stretta di mano, che legge la tua cartella clinica esistenziale in un «buongiorno». Cinico, strafottente, sa che certi pazienti si perdono, ma soprattutto sa che molti altri si possono salvare. O meglio che le loro malattie si possono sconfiggere. House è la contraddizione della medicina. È il destino che si dà una pausa. Sembra fuggito, zoppicante, da una tragedia greca. Per questo piace. Il medico con un dubbio, quello però che alla fine ti salva, piace sempre.